Con molta attenzione, Giselle sistemò in una vetrina un paio di rarissime prime edizioni di "Piccole Donne" di Louisa May Alcott e "Le avventure di Tom Sawyer" di Mark Twain, chiuse a chiave e poi si tolse i guanti bianchi. I due libri erano appena arrivati ed era ancora parecchio emozionata nel vederli così da vicino.
"Che meraviglia..." sussurrò lei. "Due dei miei libri preferiti..."
Poi salì sul penultimo gradino della scaletta mobile e rimise al loro posto due copie di "La lettera scarlatta", ma in un attimo, il suo pensiero ritornò a Dylan e a quella mattinata.
Normalmente il lavoro aveva un effetto rilassante su di lei. Tutte quelle lunghe file di libri le trasmettevano un senso di pace. Quel giorno invece l'ambiente familiare non le dava quella sensazione benefica. Non fece fatica a dare la colpa a suo marito.
Il fatto che Dylan fosse ripiombato così inaspettatamente nella sua vita, l'aveva per certi versi, sconvolta. Non c'era da stupirsi che incontrasse difficoltà a ritrovare un minimo di serenità.
Aveva contattato il suo avvocato e, a quanto pareva, l'asserzione di Dylan era corretta. Il divorzio non era stato ufficializzato. Il suo legale aveva ricevuto la documentazione quella mattina stessa e non si spiegava come Dylan avesse appreso delle sue origini legate ai Téllez-Girón.
L'avvocato aveva continuato a rassicurarla che sarebbe andato a fondo nella faccenda. In effetti, aveva in programma di parlare direttamente con il re Gustavo e i suoi fratellastri. Era giusto che anche loro fossero avvertiti.
Giselle allineò i libri e iniziò a scendere dalla scaletta. Una mano le catturò un polpaccio. Restando senza fiato, lei si afferrò al corrimano per evitare di cadere all'indietro. Ritrovato l'equilibrio, si affrettò a guardare verso il basso.
"Santo cielo! Dylan..." sussurrò. "Ma come ti è venuta in mente una cosa simile? Mi hai fatto prendere uno spavento..."
"Scusami, piccola. Non volevo certo farti cadere."
Lui mantenne la mano sulla sua gamba. Giselle proseguì la discesa, sentendo quella mano che le scivolava con naturalezza di centimetro in centimetro sempre più su.
Il cuore le fece un triplo salto mortale mentre si domandava per quanto ancora Dylan avrebbe protratto quel suo gioco. Finalmente, la mano le si staccò dalla coscia. Il calore di quel palmo però vi restò ancora a lungo.
Un vago chiacchiericcio proveniva da un paio di file di scaffali più in là, con il rumore dell'aria condizionata a fare da sottofondo. Nel complesso, però, la sezione della biblioteca era praticamente deserta.
Sentendo le gambe malferme, Giselle si aggrappò alla scaffalatura.
"Che cosa ci fai tu qui?"
"Sono venuto per portarti fuori. A meno che tu non sia impegnata nei preparativi del matrimonio di tua sorella, nel qual caso ti offrirò solo il pranzo."
Lui richiuse la mano contro uno dei montanti della scaffalatura accanto a lei, in modo da sbarrare alla vista il resto del corridoio con il proprio corpo e creare così un'atmosfera di vaga intimità.
Un invito a pranzo? Dio, suonava divertente, allettante e decisamente romantico. Oltre che imprudente, visto che non sapeva ancora ciò a cui mirava Dylan Bellecote.
"Per essere sincera, mi sono comprata un sandwich venendo qui..."
"Okay. Allora sarà per un'altra volta."
Dylan guardò oltre Giselle, poi si lanciò un'occhiata alle spalle. Spalle larghe perfettamente sottolineate da una polo nera.
"Ti spiace se faccio un tour del posto prima di andarmene?"

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UN AMORE REALE
ChickLitÈ più sconvolgente scoprire di essere un uomo sposato o che la propria moglie è in realtà una principessa in incognito? È stato un errore, almeno per la neosposa dell'architetto milionario Dylan Bellecote, che infatti, lo ha lasciato il mattino dopo...