CAPITOLO 11

1.4K 105 6
                                    

Rimase lì, in silenzio, per un pezzo. Giselle chiuse fuori il dolore lasciato dalla scioccante visita di suo fratello e si concentrò su Dylan. Solo su Dylan, insieme a lei... possibilmente nudo.

Aveva bisogno di lui per sentirsi... per sentire qualcos'altro che non sia furia contro una famiglia che non l'aveva mai amata... Gli gettò le braccia attorno al collo e gli si premette contro. Sbilanciato, Dylan indietreggiò di un passo e per poco non andò a sbattere contro il banco della cucina.

"Ehi... piccola... Aspetta..."

Lui la afferrò per i fianchi, cercando di ritrovare la stabilità.

"Rallenta un attimo. So che sei sconvolta, ma... perché prima non ceniamo, così avrai modo di tranquillizzarti? Se non ti va di cucinare, ho prenotato in un ristorante qui vicino..."

"Sconvolta? Altro che sconvolta. Sono arrabbiata, ferita, confusa e voglio dimenticare tutto, anche la cena. Tu puoi aiutarmi in questo, quindi dimentichiamolo... Solo tu..."

Lei gli posò le labbra dischiuse e frementi sulla bocca. La sempre immediata attrazione fra di loro si innescò a quel contatto e lei accolse positivamente la sensazione di beatitudine che la pervase, mettendo tutto il resto in secondo piano. Dolore e sbigottimento compresi.

I muscoli delle braccia e del petto di Dylan si contrassero sotto le sue dita esploratrici.

"Giselle... Piccola... Ti capisco e non sai quanto sono contento di assecondarti, ma mi devi promettere che dopo non te ne andrai da qui prima ancora che io abbia avuto il tempo di infilarmi un paio di boxer."

Giselle gli sfregò il naso contro l'orecchio, baciandolo, mordicchiandolo, alitandogli sulla pelle prima di affondargli il viso nei capelli.

"Siamo a casa mia, Dylan. Questo rende un po' dura una mia eventuale fuga, non credi?"

"Dura, ma non impossibile," replicò lui, richiudendole una mano attorno al sedere per sollevarla contro di sé fino a farle sentire la sua eccitazione contro il bassoventre.

"Siamo qui per cercare di risolvere le cose, non per renderle ancora più complicate tra..."

Dylan le catturò la mano che stava ingegnandosi a slacciargli i jeans.

"In ogni caso, piccola, per ora concediamoci un attimo di respiro."

Lei lo guardò dritto negli occhi.

"Dylan, guardati un po' attorno. Rifletti... Cosa ho portato con me quando sono rientrata dal lavoro? La cena. Del vino. Ho programmato una cenetta romantica perché dopo quello che abbiamo fatto... dopo il modo in cui mi hai fatta sentire in biblioteca, non ho potuto che pensare a quello che volevo fare a te, al modo per farti impazzire esattamente come tu hai fatto con me."

"Oh, bellissima," gemette lui, lasciandole la mano che lei prontamente gli premette contro l'erezione. "Tu mi hai già fatto impazzire, dato che non sono riuscito a distogliere la mente da te per tutto il giorno."

"Allora è giunto il momento di passare ai fatti... Non pensi... tesoro?"

Lei gli sfilò la polo nera dalla testa. Era stato solo la sera prima che lui si era presentato di punto in bianco al party di sua sorella? Pareva fosse passata una vita, come se l'anno di separazione non ci fosse mai stato.

Ma c'era stato, solo che non voleva pensarci. Meglio concentrarsi sul presente, su di lui. Dylan aveva ragione. Avevano bisogno di trascorrere del tempo insieme per definire i loro sentimenti, altrimenti sia l'uno che l'altra avrebbe continuato a desiderarlo.

UN AMORE REALETahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon