SIMONE

632 30 21
                                    

Non ero mai riuscito a capire le intenzioni di Manuel. Non capivo come riuscisse a tenersi tutto dentro, non lo avevo mai visto o sentito piangere, andava sempre bene per lui anche se la situazione era disastrosa. Non si poteva capire se si trattasse di menefreghismo o di audacia, sapevo solo che Manuel era la persona più forte che conoscevo. In quel momento, quando c'eravamo stretti l'uno all'altra lo avevo sentito singhiozzare sulla mia spalla. Poteva anche non trattarsi di amore come nel mio caso, si era preoccupato per le mie condizioni, in effetti ero stato uno schifo: mi ero girato cominciando a percorrere una strada vuota e buia, senza avvisare nessuno del mio viaggio, avevo dato le spalle a Manuel che era colui che dovevo ringraziare se ero ancora vivo in quel momento. Tante emozioni stavano prendendo il possesso di me, mi sentivo incapace, amavo una persona e non sapevo nemmeno il perché della maggior parte dei suoi comportamenti. Per me Manuel era una persona comunque lontana, così simile e diversa da me al contempo, così affine al mio modo di essere, così leggera, costantemente senza pesi sulle spalle. Non avevo ancora realizzato il nostro bacio, avevo un doloroso fastidio allo stomaco, simile a nausea dato che tutto il mio corpo era in fermento. Stava per addormentarsi nel mio letto, indossava il mio pigiama, non mi sembrava vero. Mi sembrava di vivere un sogno così realistico che stavo per darmi un pizzicotto nel tentativo di svegliarmi nel caso fosse stato frutto della mia immaginazione.

Sentì la sua stretta attorno al mio polso che scivolò presto attorno alle dita della mia mano destra, mi stringeva in modo dolce come un bambino che stringe la mano della madre in cerca di protezione da un ambiente nuovo. Io deglutì, quel bacio mi aveva annebbiato la mente, mi sentivo euforico e speranzoso da una parte, distrutto e mortificato per la mia assenza dall'altra. Come lo avevo ridotto? Aveva le occhiaie, un piccolo zaino come valigia. Continuai a guardarlo con fare assolto poi mi sedetti sul bordo del letto tenendogli la mano. Gli accarezzai il dorso di questa con un movimento del pollice e lo vidi sorridere appena. «Simò..» mi chiamò, sembrava che stesse poco bene seriamente. Era leggermente pallido in viso, gli occhi già socchiusi. Per scrupolo gli accarezzai la fronte con la mano, sgranai gli occhi continuando a tenergli la mano. «Manu..hai la febbre.»gli dissi senza troppi giri di parole. Cercai di non andare in panico perché era avere normale la febbre in situazioni stressanti e che generavano stanchezza. Lui fece uno sbuffo come se non gliene importasse. «non ho preso freddo, è che so' distrutto.» mormorò il castano ed io mi sentii tremendamente inutile, sapevo che avrei potuto fare qualcosa. La febbre non era ancora così alta da prendere delle medicine ma dovevo trovare qualcosa che gli dasse sollievo. Mi alzai togliendomi i pantaloni e le scarpe. Per non trovarmi a disagio non mi svestì del tutto, la felpa grigia che portavo vi era ancora quando mi misi sotto la coperta accanto a lui. «vieni qui.» lo invitai con il braccio e lui non fiatò, non fece una delle sue solite batuttine fuori luogo, non fece un sorrisetto malizioso. «sei..caldo.» sussurrò stringendosi a me, il suo profumo forte - che esprimeva decisione e tenacia - mi inebriò le narici. Tremava un poco dato che i brividi della febbre erano i primi sintomi che apparivano, non me ne preoccupai molto anche se sapevo che se si sarebbe alzata sarebbe stato un problema da risolvere. Sentì i suoi riccioli solleticarmi dolcemente il collo, avevo gli occhi chiusi anche se non ero stanco quanto lui. «Manuel..» lo chiamai avvampando quando percepì la sua mano sotto la mia maglia. Un brivido mi percosse il corpo un po' perché la sua mano era a dir poco gelata ma sopratutto perché si parlava di Manuel, il ragazzo più etero e bello di tutta la scuola che mi aveva guidato alla scoperta delle sue labbra e che ora mi stava accarezzando l'addome. «ho-ho freddo Simò, posso?» per la prima volta vidi un Manuel diverso: il Manuel con dei difetti, che non si mostrava più invincibile, che anche lui aveva cercato di essere una persona migliore, che anche lui aveva commesso degli errori, che anche lui era fragile, con la febbre e i brividi di freddo. Quel contatto mi aveva fatto serrare il mio stomaco, si era chiuso come se si stesse attorcigliando su sé stesso, come se ci fosse un nodo. Annuì sommessamente nascondendo il mio viso contro la sua spalla così da non far notare ancora di più il rossore presente sulle mie guance. Mi sentì nudo, spogliato dei miei vestiti, e anche se non ci stavamo baciando e non eravamo in procinto di unirci in un unico corpo vi era comunque tanta eccitazione sopratutto da parte mia.

Quel ragazzo mi piaceva da morire. Avrei potuto perdere la testa solo ascoltando i suoi interventi in classe, vederlo mentre giocava a palla con gli altri, solo il suo sorriso mi muoveva qualcosa dentro. Capì quindi che ne ero davvero innamorato quando mi accorsi che la sua presenza nelle mie giornate le rendeva migliori. Lui si strinse ancora più a me, la guancia appoggiata al mio petto, la testa che ancora un po' scottava, il corpo snello e tremolante sfiorava il mio.  Ero imbarazzato ma talmente felice che se fossi stato da solo mi sarei messo a saltare per tutta la stanza come un bambino, ero così felice perché lo avevo aiutato a sentirsi meglio, ero felice perché finalmente Manuel era lì con me nonostante il fatto che fossi stato io ad allontanarmi bruscamente dalla mia "vecchia vita". Capì che il passato mi aveva reso ciò che ero in quel momento, che non aveva senso rinnegarlo o tentare di fare finta che non fosse successo niente. Manuel ne era la prova. «stai bene ora?» domandai con voce flebile ancora un po' scosso per tutto quello che era successo nell'arco di nemmeno un'ora. Seguì un interminabile silenzio, temevo il silenzio di Manuel che era sempre stato il primo a dire qualcosa quando ne aveva voglia, era raro vederlo in silenzio. Abbassai solo in quel momento lo sguardo verso di lui e mi accorsi che stava dormendo, le palpebre abbassate, la guancia contro il mio petto, i capelli ricci leggermente scombinati, il respiro regolare e le labbra leggermente socchiuse. Non dissi ovviamente più nulla. Mi lasciai scappare un sorriso mentre con una mano gli ravviai i capelli castani indietro per non farli sentire troppo caldo dato che aveva anche la febbre. Il mio sguardo si posò sul lenzuolo e successivamente sul suo telefono.Dovevo fidarmi di lui, dovevo credere che tutti stessero bene a Roma, che non avesse litigato con nessuno per colpa mia. Dovevo convincermi di ciò.

La curiosità di sapere invece quello che stava combinando era fortissima, fu la stessa forza che mi fece prendere tre le mani quel telefono nero. Allungai solo il braccio per arrivarci dato che non mi permisi di svegliare Manuel che stava dormendo profondamente. Il primo messaggio che lessi dalla schermata, senza sbloccare il telefono, fu quello di Chicca: "oh Manù, sei un bugiardo! Non tornare qui, nessuno te vuole..hai capito?!" quasi non lanciai il telefono in aria.

Aveva fatto tutto questo per me? Aveva usato Chicca per scoprire il mio indirizzo, l'aveva ingannata? Deglutì mentre sul mio viso apparvero i primi segnali dei sensi di colpa che mi stavano affliggendo. Vi era un altro messaggio suo: "non te voglio vedere mai più in vita mia, io speravo che Simone ti avrebbe fatto cambià..". Ero ancora più scosso di prima, Manuel aveva allestito un gruppo per venire a conoscenza del mio indirizzo e poi lui aveva abbandonato tutto per venire da solo qui? Spostai il mio sguardo verso il castano che dormiva ancora abbracciato a me. Lessi anche il messaggio di sua madre che sinceramente avrei preferito non leggere: "di' a quella ragazza ciò che provi veramente Manuel, meriti tutta la felicità di sto mondo. Ti voglio bene." Quel messaggio mi lasciò con il fiato sospeso. Era tutta un'illusione. C'ero cascato di nuovo.

SIMILAR SOULS [ COMPLETA! ] حيث تعيش القصص. اكتشف الآن