Chapter nine.

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29 Maggio 1984

Louis

Quella situazione doveva finire.

Me lo imposi quella mattina, quando la mia sorellina mi fece alzare dal letto, dopo numerosi richiami, gettandomi il suo antibiotico verdognolo in faccia. Ero corso in bagno, sperando di riuscire a contenere il conato di vomito dovuto a quell'orribile sostanza appiccicaticcia. Mi ero guardato allo specchio e mi ero letteralmente fatto schifo. Ma schifo non per quella condensa scura sparsa per la mia faccia, ma perché ero una pessima persona.

Ero una pessima persona perché stavo illudendo un ragazzino, più piccolo di me, di avere qualche possibilità con una persona già impegnata ufficialmente.

Fu lì che decisi che avrei cambiato le cose.

Avrei chiesto ad Harry cosa provasse realmente per me. Nel caso mi avesse detto di amarmi, avrei troncato tutto, evitando di ferirlo.

Ero una persona buona, dopo tutto.

Mi lavai e raggiunsi la mia camera, ridestandomi.

Se c'era un momento in cui Louis Tomlinson doveva essere necessariamente calmo, era il momento di scegliere cosa indossare.

Poche cose contavano per noi a scuola: i soldi, la marca delle sigarette (mai avvicinarsi ad un ragazzo con in tasca un pacchetto di PallMall), i capelli ma, soprattutto, l'abbigliamento.

Con poca modestia, qualsiasi ragazzo della mia compagnia avrebbe potuto ammettere che il tempo passato davanti all'armadio variava dalle due-tre ore, prima di uscire. Che poi non ci fosse molta scelta tra i nostri capi, questo era un altro discorso.

Quando si trattava di scuola, per risparmiare tempo, c'era chi si preparava i vestiti la sera prima e chi, come me, risultava favoloso anche con dei capi scelti all'ultimo minuto. Del resto, o si è un'opera d'arte, o la s'indossa.

Sicuramente noi maschi territoriali della Doncaster's High School, sapevamo riconoscere un tipo da evitare ed un tipo da avvicinare.

C'era una distinzione, che tutti noi conoscevamo bene.

I tipi da evitare, eccetto i tipi come Harry, li vedevi in giro con pantaloni stretti abbinati a maxi t-shirt, quelle che io e Liam definivamo camicie da notte. Ciò che non mancava assolutamente al look "campagnolo" erano i giacconi imbottiti, a qualsiasi stagione.

Molto spesso evidenziavano i loro cash stringendo alla vita una cintura El Charro, ma dovevano essere campagnoli di prima categoria per permettersene una.

I tipi da avvicinare, invece, indossavano tutto ciò presente nel mio armadio.

Quelli come noi, se li vedevi passare per strada, li catalogavi come "quelli a cui gli anni cinquanta hanno vomitato addosso". Peccato che gli anni cinquanta non siano mai passati di moda.

Nessuna vasta scelta di colore. A differenza dei campagnoli, noi utilizzavamo lo standard: il nero ed il bianco in tutte le salse. Le poche camicie presenti nel mio armadio, da mettere rigorosamente alle cerimonie, erano altrettanto bianche.

La cosa importante nel nostro reggimento di stile, era il materiale. Giacche di jeans, pochissime. Rigorosamente Denim. E poi, il più importante di tutti: la pelle. La pelle era ovunque: nei pantaloni, nelle giacche, nei giubbotti. A volte persino nelle scarpe.

Arraffai la mia maglietta bianca, i miei pantaloni neri ed, infine, la mia immancabile giacca di pelle.

Uscii di casa e mi sentii divino, come al solito.

La sensazione passò nel momento esatto in cui entrai a scuola e, tra la folla imbestialita di campagnoli, strani tizi secchioni e gente come me, notai la sua testolina riccia.

Lovers In The 80s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora