25. Buon compleanno

809 73 275
                                    

Il tredici dicembre era una giornata che Evangeline non amava ricordare. L'ultimo compleanno l'aveva festeggiato lontano dalle sorelle, in una camera asettica, con mura laccate di bianco, luci al neon e nessun oblò al quale rivolgere le proprie preghiere

Si augurava che tutto finisse il prima possibile, di non compiere mai diciassette anni, di passare direttamente alla maggiore età.

Per questo l'euforia di Adam le sembrava fuori luogo.

Quel giorno era agitato e il suo umore catalizzava i bambini. Scherzava con un tono di voce troppo elevato, era insolente, provocatorio, infantile e irrequieto.

A tarda serata, dopo aver riaccompagnato la classe dalle rispettive famiglie, le chiuse entrambi gli occhi con le mani, cogliendola di spalle.

«Sorpresa!» urlò.

Lei rabbrividì. C'era qualcosa in lui che non quadrava, un filo sottile su cui entrambi stavano correndo e che non sarebbe stato in grado di reggere il loro peso ancora a lungo.

«Adam, che hai oggi?» sbuffò.

«Ho preparato una festa a sorpresa! Ma ti devi lasciare guidare, non opporre resistenza.»

L'Umana si pentì di avergli rivelato la data. Si pentì di tutto. Aveva solo voglia di stare sola.

«Per favore...» C'era qualcosa che non andava in lui, era troppo euforico, troppo su di giri.

Lo assecondò più per timore che per volere.

Avanzarono oltre i campi, nel lato più buio del villaggio, lui baldanzoso, lei a braccia conserte. Giunsero vicino alla vecchia quercia.

Inciamparono un po' di volte, lui le stava troppo addosso e lei cercava di liberarsi. Ogni tanto le scappava da ridere per l'assurdità della situazione, ma si tratteneva.

«Ci siamo quasi.» La bloccò avvolgendole un braccio attorno alla vita sottile.

«Odio le sorprese e odio le feste» ripeté un'ultima volta.

«Questa l'amerai» sussurrò al suo orecchio.

Quando le liberò il volto, rimase senza fiato.

Fuori controllo.

Adam Dima Hollander era totalmente fuori controllo.

Aveva trovato una posizione distante dagli occhi del villaggio, in modo che fosse un ritrovo intimo, lo spazio giusto per due persone.

Sul terreno aveva piantato una decina di sottili fiaccole con una base d'appoggio in legno, che si piantava nel terreno, e un calice posto in alto che raccoglieva a coppa uno stoppino acceso.

Le fiamme illuminavano un'area circolare come fosse un altare.

«Potresti incendiare tutto!» Fu il suo primo pensiero.

Lui la lasciò andare, entrò dentro il cerchio di fuoco e raccolse da terra uno strumento. «Ho impiegato una notte intera per costruirle. E un'ora per rubare questo.» Agitò nella mano il dispositivo rettangolare che Eva non riconobbe e a cui non prestò molta attenzione.

«Hai così tante abilità, Dima... Perché mostri sempre e solo il lato peggiore di te?» Entrò anche lei, guardandosi intorno con meraviglia. «Sei stato sveglio tutta la notte a fabbricare queste? Per me

Era commossa. Spaventata e commossa.

Fuori controllo. «Tu sei davvero fuori controllo» ripeté ad alta voce.

«Aspetta!» disse, senza offendersi o scomporsi. «Non ho fatto tutta questa fatica per nulla! Tre minuti. La tua festa durerà solo tre minuti. Sai che cos'è questo?» Glielo pose sotto gli occhi.

UMANA ∽ Una Nuova EraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora