sette

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Harry Styles.

A Des raccontai che dovevo fare un sacco di compiti e che non avevo fame

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A Des raccontai che dovevo fare un sacco di compiti e che non avevo fame. Era molto agitato per un'imminente partita di basket, di cui io non riuscivo a cogliere il fascino, perciò non captò nulla di strano nella mia voce o sul mio volto.

Salii in camera e chiusi la porta a chiave. Frugai tra il disordine della scrivania in cerca delle mie vecchie cuffie, che collegai al lettore CD. Scelsi un disco che Robin mi aveva regalato per Natale. Era uno dei suoi gruppi preferiti, ma c'erano troppi bassi e strilli, per i miei gusti.

Lo inserii nell'apparecchio e mi lasciai cadere sul letto. Indossai le cuffie, schiacciai «play» e alzai il volume a livello spaccatimpani. Chiusi le palpebre, ma c'era ancora troppa luce: mi coprii gli occhi con un cuscino.
Mi concentrai al massimo sulla musica, cercando di capire i testi e di seguire le figure complicate della batteria. Al terzo ascolto avevo memorizzato le parole dei ritornelli.
Con mia grande sorpresa scoprii che, superato il primo impatto con il rumore assordante, il gruppo mi piaceva molto.

Dovevo ringraziare meglio Robin.

E funzionava. I ritmi schiacciasassi mi impedivano di pensare, esattamente come desideravo. Ascoltai il CD senza sosta, fino a cantarlo pezzo per pezzo, poi mi addormentai.
Aprii gli occhi in un luogo familiare. Un cantuccio della mia coscienza mi diceva che stavo sognando, ma a me sembrava di essere di nuovo in mezzo alla luce verde della foresta. Sentivo lo sciabordio delle onde sulla costa rocciosa. E sapevo che se fossi riuscito a trovare l'oceano, avrei rivisto il sole.
Cercavo di seguire il suono dei cavalloni, ma a un tratto spuntò Ezra Ritz, che mi prese per mano e mi trascinò nell'angolo più buio della foresta.

«Ezra, c'è qualcosa che non va?», chiesi. Sembrava impaurito, e mi tirava verso di sé con tutte le sue forze; io non volevo entrare nell'oscurità.

«Corri, Harry, devi correre!», sussurrò, spaventatissimo.
«Da questa parte, Harry!», riconobbi la voce di Lee che mi chiamava dal cuore cupo della vegetazione, ma non riuscivo a vederlo.

«Perché?», chiesi, cercando di divincolarmi dalla presa di Ezra, smanioso di trovare il sole.
Ma Ezra mi lasciò andare, improvvisamente iniziò a tremare e strillare, e infine si accasciò sul terreno scuro della foresta. Lo guardavo terrorizzato, era in preda agli spasimi.

«Ezra!», urlai. Ma non c'era più. Al suo posto era comparso un grosso lupo rossiccio con gli occhi neri. Il lupo si voltò verso la spiaggia, con il pelo ritto sulla schiena, e un ringhio cupo risuonava tra le sue fauci.

«Harry, corri!», gridò Lee alle mie spalle. Ma decisi di non correre.
Osservavo una luce che dalla spiaggia veniva verso di me.
E poi, dalla vegetazione apparve Louis. La sua pelle irradiava una luce fioca, i suoi occhi erano scuri e minacciosi. Con la mano sospesa mi invitava ad avvicinarmi. Il lupo ai miei piedi ringhiò.
Feci un passo avanti, verso Louis. Mi sorrise, i canini erano lunghi e affilati.

CompelledWhere stories live. Discover now