diciannove

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Harry Styles.

Des era rimasto sveglio ad aspettarmi

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Des era rimasto sveglio ad aspettarmi. Le luci di casa erano tutte accese. Non avevo la più pallida idea di cosa raccontargli per convincerlo a lasciarmi andare. Non sarebbe stata affatto una cosa piacevole.

Louis accostò lentamente, attento a non sbarrare la strada al pick-up. I miei tre compagni di viaggio erano all'erta, rigidi sui sedili, intenti ad ascoltare ogni minimo rumore del bosco, a osservare ogni ombra, a sentire ogni odore, controllando che niente fosse fuori posto. A motore spento, mentre loro ascoltavano, io restavo seduto, immobile.

«Non è qui», disse nervoso Louis. «Andiamo».

Liam si avvicinò per aiutarmi a uscire dall'imbracatura. «Non preoccuparti, Harry», mi parlò piano, fiducioso, «ce ne sbarazzeremo in fretta».

Lo guardavo, e mi sentii gli occhi lucidi. Ci conoscevamo appena, ma l'idea di non sapere quando ci saremmo rivisti mi colmava di angoscia.

Era soltanto un assaggio di tutti gli addii che mi sarebbero toccati nell'ora successiva, al cui solo pensiero iniziai a piangere.

«Niall, Liam». Le parole di Louis erano un ordine. I due sparirono all'istante, assorbiti nell'oscurità. Louis aprì la portiera e mi prese per mano, proteggendomi nel suo abbraccio. Mi accompagnò svelto di fronte a casa, con lo sguardo vigile nel buio della notte.

«Quindici minuti», ribadì, con un filo di voce.

«Ce la posso fare», dissi tra i singhiozzi. Le lacrime mi avevano dato l'ispirazione.

Mi fermai sulla soglia della veranda e gli presi il viso tra le mani. Lo guardai negli occhi, fiero.

«Lou, io t-», ma mi stoppò prima di finire di pronunciare quelle due parole.

«Non ti succederà niente, amore. Non voglio sentirti dire una cosa che ha così tanto significato per entrambi come se non avessi più altre occasioni in futuro, okay?», disse lui con altrettanta convinzione.

«L'importante è che tu segua il piano. Proteggi Des, per favore. Dopo stasera ce l'avrà sicuramente con me, e voglio avere la possibilità di scusarmi, quando tutto sarà finito».

«Ora entra, Harry. Dobbiamo sbrigarci», disse, impaziente.

«Una cosa ancora», lo implorai sottovoce. «Non ascoltare una sola parola di ciò che sto per dire». Mi si era avvicinato, perciò mi bastò alzare di poco il mento per baciargli le labbra, sorprese e ghiacciate, con tutta la forza di cui ero capace. Poi mi voltai e con un calcio aprii la porta.

«Vattene, Louis!», urlai, correndo in casa e sbattendogli la porta in faccia, come se la sorpresa non fosse già abbastanza.

«Harry?». Des, rimasto ad aspettarmi in salotto, era scattato subito in piedi dal divano.

«Lasciami stare!», gridai, in lacrime. Salii le scale di corsa e chiusi a chiave la porta della mia stanza, sbattendola. Raggiunsi il letto e mi gettai a terra, in cerca della mia sacca da viaggio. Poi frugai tra il materasso e la rete, dove nascondevo la vecchia calza che custodiva i miei risparmi segreti.

CompelledWhere stories live. Discover now