~Niente formalità

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<< Avete visto rick- cioè Blanco? >>
<< No, mi spiace. >>
Era passata mezz'ora da quando stavo cercando di capire dove si fosse cacciato quel bambino, sa essere insopportabile a volte.
Trovai un'altra ragazza del cast e gli chiesi dove si trovasse Blanco.
<< Scusa, hai visto per caso rick- BLANCO, hai visto Blanco, per caso? >>
<< Uhm, si mi pare che fosse entrato nel tuo camerino, forse ti st- >>
Non le diedi neanche il tempo di finire la frase che mi diressi a capofitto nel mio camerino.
Quando entrai saltò all'occhio la figura di un bambino scontroso e viziato che stava cercando di mettersi la matita sotto l'occhio destro, adorabile oserei dire.
Allorché mi avvicinai e mi chinai alla sua altezza per aiutarlo.
<< La matita innanzitutto deve essere ben temperata. >> e gliela temperai come si deve sotto il suo sguardo bambinesco misto all'arroganza.
<< Poi alzi gli occhi al soffitto e cominci a passare la matita sul bordo, non all'interno o rischieresti di accecartelo. >>
Nessuna risposta.
<< Hai capito? >> e lui annuì senza guardarmi negli occhi. Non riuscivo a capire questo suo comportamento, forse era nervoso? Forse avevo detto o fatto qualcosa che lo aveva turbato? O forse ero semplicemente diventato paranoico.
Stavo letteralmente salendo sul palco con un bambino che poteva essere mio figlio tra poco, era ovvio che fossi così apprensivo no?
<< Blanco, va tutto bene? >>
<< Perché non mi chiami Ricky? >>
<< Ho sempre pensato che non ti piacesse. >>
<< Mi piace un casino. >> e subito dopo sfoggiò uno di quei sorrisi che mi mandavano ai pazzi.
<< Vorrà dire che ti chiamerò più spesso così. >>
Lui fece un respiro: << E che sono nervoso. >>
<< Si intuiva. >>
<< Dico sul serio Mahmood, non sono mai salito su un vero palco come quello dell'Ariston, prima di oggi era tutto diverso, facevo dei videoclip, incidevo in una casa discografica dove ero solo in una stanza con le mie cuffie e il mio microfono, ma mai su un vero palco. >>
Non riuscivo a smettere di guardarlo, era la prima volta dopo sei mesi che lo vedevo così preoccupato, e questo mi faceva tenerezza.
Gli presi la mano nella speranza di riuscire a calmarlo e gli dissi: << Ricky non devi preoccuparti, ci sarò io sul palco, non sarai solo, canteremo insieme. >>
All'inizio pensai che le mie parole non fossero servite a nulla ma appena abbassai la testa vidi che sul suo viso stava nascendo un sorriso così puro, non sarei riuscito a resistergli.
<< Ti ringrazio Mahmood. >> e finalmente mi guardò negli occhi, adoravo quando lo faceva, erano così profondi, arrivavano a scrutarti persino nell'anima.
Ci alzammo e ci preparammo per salire sul palco, ma prima che Blanco aprisse la porta mi avvicinai al suo orecchio e gli sussurrai: << E non chiamarmi Mahmood, non servono tante formalità tra noi. >>
Le sue guance si colorarono di un leggero porpora che misero in risalto la sua pelle candida come neve.

Finalmente era arrivata l'ora: stavamo per salire su quel maledettissimo palco che ci avrebbe causato una tachicardia.
Blanco era alla mia destra, sembrava essersi calmato dopo le mie parole anche se avrei preferito che non lo fosse, era piacevole rassicurare quel bambino che si comportava da adulto dimostrandosi alla fine il contrario.
Amadeus ci chiamò e sentimmo la folla animarsi, possibile che ci aspettassero con così tanta ansia? Prendemmo coraggio e arrivammo sulle scale dell'Ariston, era come stare in cima al mondo, una sensazione unica.
Scendemmo le scale e vederlo con quel mantello mi fece così tanta tenerezza, era magnifico quella sera.
Ci trovammo davanti una folla che sembrava pronta a sbranarci, o almeno questo si poteva leggere dagli occhi di Blanco.
Lui andò subito a salutare Amadeus come se si conoscessero da una vita, gli fece cadere persino il mantello...
Io lo seguì poco dopo e salutai educatamente lui e la folla che ci stava aspettando
<< Mahmood, Blanco, che piacere avervi qui. >>
Sorridemmo e ci sistemammo uno di fianco all'altro per cominciare a cantare.
Ero piuttosto tranquillo, era cominciato tutto come avevo previsto, Blanco faceva avanti e indietro come se fosse impaziente di cantare, non vedevo l'ora di sentirlo, era sempre come se fosse la prima volta, non mi stancavo mai di ascoltarlo, la sua voce era talmente soave, acuta, senza imperfezioni mi mandava letteralmente al tappeto.
Poi cominciammo il ritornello, tremava come una foglia tanto da non riuscire a slacciarsi il mantello, per non parlare della sua voce, non l'avevo mai visto così agitato. La voce rotta, il suo sguardo disperato, sapevo che c'era qualcosa sotto a tutto questo suo essere arrogante e impulsivo.
Cominciò a cantare la sua parte e gli stetti dietro, avrei voluto prendergli la mano ma scacciai via questo pensiero immediatamente. Lui si girò e mi fissò in modo gelido e ricominciammo il ritornello, l'aveva scritto lui.

~BlancMoodWhere stories live. Discover now