Superare i limiti aggirando gli ostacoli

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Conoscere significa anche sperimentare.

Abbiamo messo su un bell'ambaradan, non trovate?
A questo punto c'è da chiedersi se sia proprio necessario barcamenarsi su speedrun, high score o diavolerie varie per aggiungere il tassello mancante in grado di tramutarci in perfetti conoscitori di un videogioco. Davvero è  così? Per diventare esperti occorre realmente apprendere ogni tecnica avanzata che il gioco ci mette di fronte ed esibirla poi durante le nostre giocate?

La mia risposta è ni. Perché ni?
Perché non può esserci risposta univoca. Ciascun videogioco fa storia a sé: taluno è così; talaltro è cosà. Spesso dipende anche dalla tipologia di videogioco, dalla sua natura.
Ci sono titoli che ben si prestano ad essere approfonditi su più livelli, su piani differenti; altri decisamente meno.

Per incasinarci ulteriormente aggiungerei però la mia massima per eccellenza: tutto fa brodo. Perché fare di più non può certo essere un male, non potrà mai esserlo. Anzi, il più delle volte aiuta!

A mio modo di vedere, per conoscere un videogioco in tutti i suoi aspetti e carpirne qualsivoglia segreto, anche quello più recondito, è di estrema importanza addentrarsi nelle meccaniche dello stesso; variarne gli "ingredienti" può dunque essere un abile espediente atto a farci scoprire lati nascosti di cui ignoravamo fino a poco tempo prima l'esistenza. D'altronde è solo mettendo alla frusta il codice del gioco che potremo imbatterci in glitch o bug non previsti dai programmatori; e tutto ciò che fa risparmiare tempo può essere sapientemente sfruttato dalle orde di videogiocatori nella loro scalata al tanto agognato World Record.

Esempio di glitch in Super Pixel Racers.


Ora parliamoci chiaro una volta per tutte: non esistono codici esenti da imperfezioni o ottimizzati in maniera perfetta. Frase questa da incidere su pietra (o sasso, roccia, lapide che sia... fate un po' voi) all'imperitura memoria dei posteri. E la ragione sapete qual è?
Tu programmatore hai uno, due o non so quanti anni di tempo per sviluppare un gioco epurato da glitch/bug grossolani che possano palesarsi a una prima, a una seconda, facciamo che ci scappi anche una terza partita. Solitamente quante volte in media giocate a un videogioco? Ecco, vi siete dati la risposta. Voi magari siete indotti a pensare che un gioco su cui avete speso tot ore sia pressoché perfetto, questo perché durante le vostre partite non si è mai palesata alcuna evidente magagna. Poveri sciocchi.
Mettetevi in testa che là fuori c'è gente "malata", che giocando per anni e anni demolisce quello stesso videogioco che voi ingenui eravate certi che fosse perfetto e a prova di bomba.
Perché inevitabilmente giocare per anni porta il conto delle partite a raggiungere un numero vorticoso, scoperchiando bug e glitch che cominceranno a fioccare a più riprese. Chi gioca in speedrun utilizza qualsiasi tecnica o scorciatoia che dia un effettivo vantaggio in termini di tempo. Qualora venga appurato che un determinato passaggio è effettivamente più veloce, allora esso viene assimilato, copiato, imitato da tutti gli altri speedrunner. Ciò comporta che il "lavoro" speso da un solo individuo sia ad appannaggio dell'intera comunità. Si continua a provare e riprovare, cercando ripetutamente di raggiungere il limite, superarlo o nel caso aggirarlo. Ed è quando si supera il limite, o lo si elude, che emergono le magagne: glitch e bug. Bisogna comprendere che il numero di chi gioca è di enne volte superiore rispetto a chi il gioco lo sviluppa. Noi giocatori siamo in numero maggiore e abbiamo più tempo. Ed è tutto ciò che serve per rompere il codice.
L'unica arma realmente efficace in mano agli sviluppatori è la patch. Correggere. Perché tu programmatore con tutte le buone intenzioni del caso potrai prevenire quanto vuoi o vorrai, ma l'unica reale soluzione è curare quando il danno è già stato fatto. Ripeto: correggere. Non prevenire.
La storia del videogioco lo insegna.

World Record: un solo giocatore in cima al mondo, una community alle spalle

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World Record: un solo giocatore in cima al mondo, una community alle spalle.


Da par mio trovo assai affascinante questa continua ricerca da parte della comunità di speedrunner, questo vero e proprio studio atto ad aggirare (almeno in parte) il game design, per poter sfruttare quel potenziale vantaggio in grado di fare la differenza.

Mettiamo il caso che un giocatore faccia una scoperta: tizio riesce a trovare un metodo nuovo per accorciare i tempi di gioco, magari di un nonnulla. Ecco però che è già sufficiente per far sì che tutti gli altri gli corrano dietro. Perché tu ignaro passante vedi, chessò, la sola esecuzione del World Record, ma quello è solo l'ultimo atto, l'ultimo tassello che va a incastonarsi in un'opera più grande. Dietro c'è l'operato di centinaia, alle volte migliaia (a seconda dei casi) di speedrunner. Alcuni di loro magari hanno smesso di giocare da tanto, tantissimo tempo, ma è anche grazie alle loro intuizioni iniziali che si è venuta man mano a snodare una serie di strategie che ha reso possibile infine il raggiungimento del traguardo a quell'unica persona, detentrice ora del record mondiale.
Uno che vive in uno scantinato senza contatti con altri giocatori non potrà mai e poi mai da solo diventare un esperto di un videogioco. Confrontarsi con altri è fondamentale per la rincorsa al World Record.
Perché ricordiamocelo: un solo giocatore potrà fregiarsi dell'ambito record mondiale su una speedrun di un videogame, ma è grazie soprattutto al lavoro svolto da altri prima di lui se ciò è stato reso infine possibile.

World Record in speedrun nel primo livello di Super Mario Bros.

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