Capitolo 8 - La mia vera storia

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Invitare Sakusa per un appuntamento – aveva detto di sì! Cazzo, l'avrebbe baciato lì per lì, ma il bisogno primordiale del suo attaccante preferito di andare a buttarsi sotto una doccia bollente per disinfettarsi dall'essenza di ospedale, e molto probabilmente togliersi con violenza il primo strato di epidermide, veniva sempre al primo posto – era stato relativamente semplice.

Ci aveva messo circa dieci anni, più o meno, ma la maggior parte del tempo era passato in uno stato perenne di negazione e finto astio gratuito, quindi non valeva. A conti fatti quindi, bilanciando le situazioni da prendere in considerazione e quelle da scartare a monte perché prive dell'attività di qualsivoglia cellula cerebrale, poteva dire di aver sprecato soltanto quasi due settimane.

Due settimane in cui avrebbe potuto lasciarsi alle spalle quel passo fondamentale ma assolutamente odioso di un rapporto, quello che ti rendeva agitato senza apparente motivo, ti faceva sudare i palmi delle mani e sperare di non chiazzare la camicia sotto le ascelle, godendo della compagnia di quello che sicuramente – perché fosse dannato se avrebbe bruciato questa possibilità - sarebbe diventato il suo ragazzo senza pensare di rovinare nulla.

Anche perché, ormai, cos'altro poteva rovinare con Sakusa? Aveva dato il meglio di sé per farlo arrivare alle peggiori considerazioni, quindi doveva essere tutto in discesa arrivati a quel punto.

Atsumu aveva sempre odiato i primi appuntamenti: erano i momenti perfetti per conoscersi, per fare domande, per mostrare interesse.

Cazzate.

Lui non aveva mai avuto troppo interesse per le persone con cui usciva, se non si contava quello fisico e sessuale. Non aveva mai sentito il bisogno di andare più a fondo, tentare di vedere se potesse nascere qualcosa: non era quello che cercava in quel momento, né quello che si aspettavano i suoi partner temporanei, quindi reputava quel piccolo passo un atto di ipocrisia assurda.

Aveva da fare, non aveva tempo per relazioni di un certo spessore: era titolare di una squadra con i controcazzi, doveva allenarsi, partecipare a campionati, talk show, fan meeting, servizi pubblicitari.

Per non parlare delle esperienze stampa: le odiava, in tutte le loro forme.

Adriah-san aveva ospitato sua sorella per una settimana. Le riviste scandalistiche ci avevano ricamato sopra una love story completamente campata in aria, giurando che il centrale fosse ad un passo dal matrimonio, con tanto di abbandono all'altare finale. Il povero Tomas ci era rimasto secco, sua sorella, molto più pragmatica e che riusciva a vedere il lato divertente di ogni cosa, ancora rideva e lo prendeva in giro.

Hinata e Kageyama erano citati ad ogni uscita in maniera più o meno velata. Ogni articolo era condito di supposizioni riguardo un ipotetico rapporto amore-odio basato esclusivamente sui flirt mal riusciti che si facevano su Twitter o le minacce ringhiate sotto rete. Nessuno di quei giornalisti da strapazzo avrebbe mai potuto immaginare che quei due erano fidanzati da praticamente la prima volta che si erano poggiati gli occhi addosso - loro continuavano a dire fosse successo molto dopo, ma Atsumu, accompagnato da chiunque avesse un briciolo di cervello, si rifiutava di crederlo.

Stranamente nessuna rivista di gossip aveva mai notato il palese rapporto di Bokuto e Akaashi, che veniva sbattuto in faccia a chiunque con vari gradi di esplicite effusioni e sbandierato ai quattro venti dai diretti interessati, con approcci differenti. Perché Akaashi, sebbene l'aria seriosa e razionale, era fuori di testa quanto Bokuto, inutile cercare di convincere chicchessia che fosse quello sano tra i due.

Ma Atsumu non aveva pensato a quelle cose quando decise di fare il passo più importante del mondo con Sakusa. Quando gli si materializzò nella testa, non lo vide nemmeno come una perdita di tempo o un rischio per il loro status di giocatori.

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