"Sta lontano da me Malfoy"

10.6K 232 17
                                    

Ero lì immobile. Con lui ad un palmo da me.
Aveva chinato la testa sul mio collo e lo sentii fare lunghi sospiri.
Poi, all'improvviso, lo percepii mimare un 'no' con il capo.
Rabbrividii quando avvicinò le labbra al mio orecchio scoperto.
"Sta lontano da me Malfoy" sussurò ed io mi sentii un groppo alla gola.
Deglutii mentre lui si allontanò.
Non ebbi la forza di voltarmi fin quando non lo sentii abbastanza lontano.
A quel punto mi girai e pensai di morire.

Cosa avevo pensato?
Era un Riddle.

L'unica cosa che sa fare è manipolare mi ripeté una vocina nella mia testa
No, non posso crederci, non voglio farlo.

Mi sedetti sui gradini ed iniziai a giocherellare con l'orlo della mia gonna, come facevo da bambina, quando dopo una litigata dei miei, mi sedevo nel prato a contare i ciuffi d'erba.
Poi avvertivo dei passi che già sapevo a chi appartenessero.
Mio fratello si avvicinava a me e si accucciava poco distante. Prendeva le mie mani da bimba innocente e le accarezzava.
"Vedrai che faranno pace" diceva cercando di scacciare i lacrimoni dagli occhi.
"Te lo prometto" concludeva sorridente.
Anche se siamo gemelli, lui aveva sempre avuto una responsabilità nei miei confronti. Io ero più ingenua, mentre lui sembrava già pronto a tenere il mondo tra le sue piccole mani da bambino.

Poi una volta la pace non la fecero più e Draco non venne, e lì capii che c'era qualcosa di rotto nella mia famiglia. Qualcosa, o meglio, qualcuno, di storto alle redini della mie stirpe. Un coccio che non quadrava. Qualcuno che rompeva l'armonia perfetta dei Malfoy.
Ci riflettevo ogni giorno. Passai ogni ora della mia infanzia a chiedermi chi fosse lo sbavo nel dipinto.
Poi capii che quel coccio proveniente da un altro vaso era mia madre. E con lei anche io.
Glielo dissi e lei mi prese per mano, mi portò in giardino e mi fece sedere con lei. Mi raccontò la sua storia. Di come era nata con uno scopo, formata e modellata per essere la tipica madre di famiglia.
Il giorno in cui sposò mio padre, mi narrò, fu atteso con impazienza da lei. Voleva diventare grande, fare figli ed essere finalmente libera dalle grinfie di suo padre.
Ma come ogni cosa fratta frettolosamente, il matrimonio andò a rotoli.
Iniziavano litigi e pochi sguardi.
Non c'era mai stato amore tra loro, solo tanta tolleranza.
Avevano avuto la cura di essere genitori davanti a me e Draco, marito e moglie durante i pranzi, e sconosciuti al di fuori. Ma erano umani, e come tali, difficilmente riuscivano a mascherare e controllare pienamente le loro emozioni. Così ogni tanto litigavano. Pesantemente o per superficialità. Io e Draco non assistevamo mai, o quasi. A volte credevano fossimo addormentati, allora si sfogavano, ma noi sentivamo tutto. Altre ancora origliavamo, da bambini curiosi. Altre ancora loro facevano finta di non vederci.
Mio fratello ha imparato a non sentire.
Io no. L'indifferenza non è mai stata nel mio vocabolario.

Vivevo nella convinzione che se gli altri non sapessero, non era vero.
Erano le bocche altrui, per me, a delineare la verità.
Quindi non parlavo. Tenevo tutto per me. Nel mio piccolo e puro cuore da bambina.
L'unico modo che avevo per sfogarmi, era suonare.
Così ogni sera, mi sedevo e davo libero sfogo alle mie emozioni. Componevo melodie vuote e senza un fine. Poi, crescendo, imparai a farlo, riuscendo ad esprimermi solo con quello.
Era l'unico mezzo che avevo e volevo sfruttarlo al meglio. Ma, purtroppo o per fortuna, l'arte della musica non apparteneva a tutti; per molti erano solo note messe insieme, che reggevano un unico brano, per altri, per gli ascoltatori più attenti, erano sentimenti, urla di emozioni.

Mi impegnavo nello studio così avrei potuto riempire la mente d'altro. Assimilavo e esponevo. Per me la scuola era un gioco, una sfida. Mi piaceva vincere, così sprecavo pomeriggi in biblioteca a leggere e studiare. Così, per divertimento.
In quel modo conobbi Hermione. Lei si avvicinò a me e mi chiese se avessi finito di leggere un libro che evidentemente le serviva.
"Scusa, ma non credo che oggi riuscirò a finirlo" le risposi.
"Se vuoi domani ci vediamo qui e te lo do" accordammo e così il pomeriggio seguente, e anche quello dopo, e quello dopo ancora, ci trovammo in biblioteca per discutere sui libri letti. Poi decidemmo di vederci anche nel cortile, e nei corridoi, e ovunque capitasse, e diventammo amiche.
"O mio dio una Malfoy con una mezzosangue" erano le parole sulla bocca di tutti a scuola, ma dopo una settimana dove videro che ciò che dicevano non ci toccava minimamente, dimenticarono.
Con Pansy fu diverso, lei non era certo tipo da biblioteca. Il primo anno ci trovammo in stanza insieme e ci conoscemmo. Di lei mi piaceva il suo essere spensierata, ma matura al contempo. Sapeva farmi ridere e anche consolarmi. Era una brava persona ed un'ottima amica.
Un giorno ci sedemmo in banco con Astoria e così legai anche con lei.
Con i ragazzi non fu così. Erano amici di mio fratello, quindi anche miei. Poi essendo nella stessa casa fu semplice stringere amicizia.
Con Blaise, considerando il fatto che avrebbe potuto parlare anche con i muri, non fu complicato. Ci misi un po' a comprendere Theodore, ma dopo alcuni mesi iniziai a comprendere i suoi silenzi ed i suoi sorrisetti sotto i baffi.

Dopo un po', mi alzai e tornai in stanza.
Pansy già dormiva e così volli fare anch'io. Indossai il pigiama e mi stesi sul letto. Osservai il soffitto per un tempo indeterminato prima di girarmi dall'altro lato. Involontariamente ripensai a ciò che era successo con Mattheo.
Lui si era avvicinato a me-

Contro la tua volontà scommetto
Hai rotto il cazzo.

Memories || Mattheo Riddle ||Where stories live. Discover now