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Era stata una notte particolarmente travagliata,era da un po' che non rimaneva così tanto tempo nella stazione di polizia. Due misteriose sparizioni, avvenute in circostanze altrettanto inspiegabili. Le due persone scomparse non avevano nessun nesso comune, ma erano sparite entrambe allo stesso orario.

La denuncia della sparizione venne fatta dai rispettivi familiari quasi contemporaneamente.

"Mio marito non torna a casa da questa mattina e lui finisce di lavorare a mezzogiorno" diceva la prima.

"Mia moglie è uscita questa mattina per andare a fare la spesa, ma nessuna l'ha vista"

Nonostante fosse stanca, dopo aver preso troppe dosi di caffè, Mirai decise di rimanere sveglia e passare la notte a lavorare per quei due casi.

Sapeva che c'era qualcosa di strano, che non andava. Aveva un sesto senso incredibile, che la portava sempre sulla buona strada, specialmente per indagini di un calibro importante come questo. Perciò, pur avendo solo diciannove anni, era già investigatrice. Un ruolo importante, che non tutti potevano guadagnarsi in poco tempo.

"Voglio che mandiate due pattuglie nelle posizioni indicate" cerchiò due punti sulla cartina geografica "questi sono gli ultimi posti dove sono state avvistate le due vittime" richiuse il pennarello e lo appoggiò sul tavolino.

Il suo collega, Jiro bevve l'ultimo sorso del suo quarto caffè di quella sera. Era più grande di Mirai, eppure lei era il suo superiore. E per quanto possa sembrare assurdo, a lui andava bene così... sapeva che in una società in continua espansione, era importante valorizzare i giovani con grande intelletto.

"Perchè parli già di vittime? Non vorrai dirmi che per te sono già morti?" le chiese.

Mirai non sapeva spiegarlo a parole, lei avvertiva le brutte notizie e agiva di conseguenza. Questo modo di fare la rendeva ancora più misteriosa di quanto non fosse già.

Rimasero tutta la notte, aspettando notizie di qualsiasi tipo dai poliziotti. Era stata chiara: avrebbero dovuto chiamare solo se avessero trovato qualcosa.

Era il 22 settembre e quella sera avrebbero mandato in onda un nuovo film. Guardò l'orologio, erano l'una di notte e ormai l'ultimo spettacolo di quel film era appena finito...non avrebbe mai fatto in tempo a guardarlo.

"Mirai...abbiamo visite" Jiro si spostò e un corpicino piccolo, si fece avanti. Una bambina, probabilmente di cinque anni, stringeva il suo orsacchiotto molto più grande di lei, tanto che arrivava a terra.

"E lei? Che ci fa una bambina così piccola a quest'ora?"

Jiro si avvicinò, per parlarle a bassa voce, senza farsi sentire dalla bambina, che osservava l'ufficio di Mirai con occhi smarriti e ancora tremendamente spaventati.

"Dice di aver visto suo padre, uno delle due vittime scomparse. Dice che si comportava in modo strano e assomigliava ad un mostro" sorrise "Quanta fantasia che hanno i bambini di oggi. E' arrivata qui da sola, ma sarebbe il caso di chiamare la madr-"

"Mostri?" pensando ad alta voce, Mirai interruppe il suo collega e si avvicinò alla bambina. Si abbassò alla sua altezza e la guardò negli occhi, poi accarezzò il pupazzo.

"Ma che bel pupazzo, come si chiama?"

La bambina aprì la bocca e solo quando Mirai le sorrise, riuscì a rispondere " Batuffolo"

Che nome particolare... non lo aveva mai sentito, anche se anche lei dava nomi strani ai suoi pupazzi quando aveva la stessa età.

"E tu come ti chiami?" l'accompagnò su una poltrona e riempì un bicchiere d'acqua.

" Lucy"

"Lucy? Che bel nome! Trasmette molta solarità" si sedette sulla poltrona a fianco alla sua. "Allora Lucy, scommetto che la mamma non sa che sei qui, vero?"

E come si aspettava la bambina scosse la testa.

" E sai che è pericoloso uscire a quest'ora, vero? Volevi cercare tuo padre?"

Questa volta annuì, ma non c'era verso di farla parlare. Così si decise a fare una cosa insolita, ma era l'unica idea che le era venuta in quel momento. Passò un foglio e alcuni colori alla bambina " Facciamo un gioco...adesso tu disegnerai quello che hai visto prima di venire qui e io dovrò indovinare"

Finalmente la bambina lasciò il pupazzo e si mise a disegnare, intanto Mirai si avvicinò al suo collega "Ho urgentemente bisogno di sapere dove diavolo siano finite le due pattuglie. Mi serve qualsiasi cosa, anche il più insignificante dettaglio va bene".

Jiro annuì ed uscì dall'ufficio, lasciandola insieme alla bambina, che intanto sembrava che avesse finito di disegnare.

Mirai si avvicinò al tavolino, su cui era appoggiata e rimase meravigliata dal disegno " Mhh che paura! Sembra un mostro..."

La bambina annuì "E' papà"

"L'hai visto così bene? Sei sicura di non esserti sbagliata?"Ma niente, la bambina continuava a cerchiare il suo disegno, indicando uno dei polsi di questo strano mostro che diceva fosse suo padre. "Per caso lo hai riconosciuto da qualcosa che indossava?"

La bambina annuì "L'orologio che io e mamma gli abbiamo regalato al suo compleanno"

Bingo!

Mirai aveva scoperto qualcosa, una pista che l'avrebbe aiutata a risolvere almeno il cinquanta percento del caso, anche se contemporaneamente avvertiva l'amaro in bocca. Un mostro, qualcuno che indossava un orologio di qualcuno che era scomparso. Aveva idea di cosa fossero i mostri di cui parlava la bambina, tuttavia le maledizioni non avevano buon gusto in fatto di moda...

"Va bene, vorrà dire che lo andremo a cercare, intanto mi assicurerò che tu torna a casa"

"Mirai" entrò nuovamente Jiro, questa volta era molto agitato e lei se accorse dalla sua sudorazione eccessiva e dal fatto che qualche gocciolina gli stesse correndo sul viso.

"Abbiamo novità...ma non sulle due vittime, c'è qualcosa di molto più serio e spaventoso" abbassò la voce "Si tratta di tre studenti liceali. Sono stati ritrovati in uno stato insolito al cinema. Il loro cranio è deforme"

Mirai guardò l'orologio, effettivamente a quell'ora il cinema veniva pulito, per lasciarlo sistemato per il giorno dopo.

Cranio deforme, un uomo con le sembianze di un mostro...le due cose sembravano stranamente collegate. "Andiamo"

"Cosa? Ci sono già i nostri poliziotti e ... " la sua voce si fece ancora più sottile " il signor Nanami"

E se c'era Nanami, significava che le sue teorie erano esatte. Quindi la bambina aveva visto giusto e quegli avvenimenti erano solo stati causati da una maledizione.

Una cosa che la gente comune non poteva vedere, una cosa che lei tentava di non vedere. Ma ogni volta che si dimenticava della loro esistenza, per vivere una vita normale, queste ritornavano.

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An ordinary person 𑁍  Gojo x readerWhere stories live. Discover now