Capitolo 30 - Grazie di avermi salvato

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«Oph è solo sesso, te lo giuro».

Solo sesso.

Le sue parole continuano a riecheggiare nella mia mente. Come può aver banalizzato ciò che è accaduto tra noi definendolo soltanto sesso. Avrei usato tanti modi per descrivere quello che abbiamo fatto la scorsa notte, ma certamente non quello.

Ho avuto una specie di attacco di panico durante un orgasmo? Sì.

C'è mai stato un istante della mia vita in cui io abbia smesso di pensare? No.

Ho dovuto ingoiare all'istante un'altra pillola, sebbene quella stessa mattina io mi fossi ripetuta di non averne bisogno? Sì.

Farò fede alla promessa di stargli accanto finché saremo qui? Sì, ma solo perché la delusione che ho provato in quel momento è stata spazzata via in un istante quando ho rivisto il volto di sua madre. Non posso e non voglio lasciarlo da solo in un momento così delicato.

È venuta voglia di bere a me, figuriamoci a lui.

Al contempo, però, ho preso una decisione definitiva. 

Lasciata Malibu, mi lascerò tutto questo alle spalle. 

Quando mi sentirò davvero pronta, accetterò l'invito di Rick e, una volta tornata alla Usc, farò il possibile per disintossicarmi dall'abuso di pillole. Sarò per Jay l'amica che gli ho promesso sarei stata e cercherò di riportare la mia vita sui giusti binari.

Ho capito che tra le due me, è decisamente meglio quella costretta a vivere una non-vita che quella che non è altro che l'ombra di se stessa.

«Ti devo dire una cosa, spero non darai di matto però» Jaimie spalanca la porta della camera degli ospiti.

Sono distesa sul letto con lo sguardo rivolto verso il soffitto e non mi muovo.

«Spara» rispondo secca.

«Papà ha invitato Beth e la sua famiglia per il Ringraziamento» dice tutto d'un fiato.

«Cosa?» mi alzo di scatto. 

Un giramento di testa improvviso mi obbliga a rimettere la testa sul cuscino.

«Lo so, però stai tranquilla. Beth diventa mansueta davanti a suo padre. É un cazzo di generale dell'esercito, non aprirà bocca senza che lui le dia il permesso».

«Lo spero» ruoto su me stessa, portando la testa tra i cuscini e mettendomi a pancia in giù. Urlo, lasciando che le piume attutiscano il suono.

«Me lo dici tu cosa è successo a Encino o devo andare a interrogare mio fratello?» salta sul letto, sedendosi sopra il mio sedere e accarezzandomi i capelli. 

Mi basta il suo tocco per capire perfettamente quanto sia impaziente di sapere.

«Tu che pensi?» chiedo ironicamente, tanto lo sa già cosa c'è stato tra noi. L'ha saputo sin dal momento in cui ho chiesto un'auto per raggiungerlo e sospetto l'abbia intuito dalla primissima volta in cui ci ha visti insieme.

«Penso che posso aggiungere un'altra mia amica alla lista delle ragazze che si sono fatte i miei fratelli» schiocca la lingua.

«Mi dispiace» allungo un braccio all'indietro nella sua direzione e lei prontamente mi stringe la mano.

«Tu gli fai bene Ev, non sai quanto» mi sussurra tra i capelli, prima di farmi contorcere e rischiare di farmi fare la pipì addosso, a causa del solletico.

***

«Allora che facciamo stasera?» JJ ingoia il quarto bicchiere di non so quale liquore costoso portato da New York dal signor Cook.

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