1. Ritorno

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È da settimane che non esco di casa.

Ciò che è successo ha scatenato l'irreparabile, non posso raccontarlo a nessuno o lui se la prenderà con me accusandomi di mettere in giro pettegolezzi falsi. L'unica a cui ho deciso di confessarlo è Jen, lei è la mia migliore amica so che non andrà a sbandierarlo ai quattro venti.

Mi sento male, mi sento sporca, mi sento come privata di qualcosa che avevo ma che ora non ho più.

Isabella devi alzarti dal letto mi consiglia la mia coscienza ma non le do ascolto.

Infilo le cuffiette e guardo la pioggia abbattersi sui vetri della finestra e mi concentro sulla melodia di another love di tom odell finché non mi addormento.

Oggi è lunedì e mia madre mi costringe ad alzarmi e ad andare a scuola perché non sopporta di vedermi così, lei crede che sia per papà ma lei non sa nulla così come Cam.

Decido di accontentarla perciò mi alzo, mi avvicino all'armadio e prendo un paio di jeans e una felpa abbastanza anonima, non voglio che mi si noti troppo. Non sopporto che mi si guardi perché mi sento peggio di come sto adesso.

Mi sembra come se all'interno del mio corpo ci sia un tempesta che non riesce a smettere di colpire i miei organi premendoli gli uni contro gli altri provocandomi un dolore enorme.

Mia madre mi chiama dal piano di sotto dicendomi di sbrigarmi; così mi incammino verso la porta ma un rumore al di là della mia finestra attira la mia attenzione.

Apro la finestra e guardo la sorgente del rumore, cioè la finestra di fronte alla mia nella casa dei vicini dove fino a ieri regnava il silenzio e la desolazione più assoluta: un ragazzo moro, con gli occhi castani ha in mano uno scatolone a cui si è appena sfondato il fondale facendo cadere il contenuto e portandolo a imprecare. Sorrido, cercando di non farmi vedere dal ragazzo, perché ha assunto un'espressione troppo buffa.

Scuoto la testa, mi giro e mi avvio verso la porta.

Mia madre mi sta aspettando davanti alla porta, visibilmente spazientita.

"Ma dov'eri?" mi chiede.

"Scusa, andiamo" le rispondo io.

Arrivo a scuola dopo una decina di minuti, saluto mia madre e apro la portiera.

Arrivo davanti alla porta della scuola e mi blocco, faccio un respiro profondo e spingo la porta a vetri.

Sono agitata, mi tremano le gambe.

"Ciao bellissima!" mi dice una voce che conosco benissimo facendomi saltare in aria "Finalmente sei uscita dal bozzolo" continua poi camminando al mio fianco prendendomi a braccetto.

"Sì, ehm avevo bisogno di tempo per riprendermi da... Va beh hai capito" le rispondo un po' spazientita.

"Dai che adesso ti tira su il morale chimica" dice sarcastica la mia migliore amica cercando di migliorare il mio già pessimo umore mattutino.

"Mio Dio si può iniziare peggio la giornata?" esclamo alzando gli occhi al cielo.

Ci avviamo verso l'aula dell'imminente lezione anche se controvoglia, di certo non pensavo di tornare a scuola e iniziare con chimica.

La campanella dell'ultima ora suona e mi fiondo verso l'uscita per andarmene da quell'inferno.

Cammino verso la macchina di mio fratello, che frequenta la mia stessa scuola, che mi sta aspettando per andare a casa. D'un tratto vado a sbattere contro il petto di un ragazzo.

"Hey piccola" sento dire dal ragazzo cui sono andata addosso.

Mi alza il viso con le dita obbligandomi a incontrare quelle sue iridi scure come il bosco di notte che solamente qualche settimana fa mi facevano sentire al posto giusto.

Rinasco restando la stessaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora