6. Regole

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~Dante~

Guidai in silenzio fino a casa. Fui grato della mancanza di risposte del ragazzo, seduto dietro con Charlie.
Se assecondato, il biondo non avrebbe smesso di parlare per un solo secondo, rendendo l'aria di quel viaggio ancora più pesante.

30 minuti fuori città fu il tempo che impiegai nel raggiungere la tenuta.
Salutai Charlie una volta fuori, la sua auto privata lo attendeva già oltre il cancello, e finalmente fummo soli.

Era buio fuori, non contestai l'insistenza con cui il più piccolo teneva il viso alto verso il mio riflesso sullo specchietto retrovisore per cercare di vedere effettivamente i miei lineamenti, un desiderio che avrei accontentato solo guidandolo fin dentro la villa che possedevo.
Avevo talmente tante cose da spiegargli, probabilmente la sua prima reazione sarebbe stata odiarmi, ma non avrei commesso gli stessi errori fatti con Liliana.

Quando fummo in casa ci pensò la mia governante ad accoglierci, peccato la sua prima espressione nel vedere il mio nuovo compagno fu un chiaro sospiro di preoccupazione.

-Ma signore...-

<<Fa silenzio, Marg, ti sarei grato se preparassi un bagno e poi qualcosa da mangiare, ci penso io a lui.>>

Dissi, vedendo la donna annuire subito dopo.
Una signora sui 60, paffuta, dall'aspetto cortese e piacevole, la sua presenza in casa si limitava allo svolgimento delle sue giornaliere mansioni. Ero abbastanza preciso con l'ordine, ma una mano in più non guastava.
Quando la vidi allontanarsi portai una mano sulla spalla del ragazzo, guidandolo al piano superiore della casa, fino al bagno.

Chiusi la porta a chiave, per poi togliere la cravatta e sollevare le maniche della camicia fino a scoprire gli avambracci.
Mi assicurai che l'acqua della vasca non scottasse e poi terminai il tutto con l'inginocchiarmi davanti a lui, slegandogli i polsi.

<<Allora, vuoi dirmi il tuo nome prima che mi abitui a chiamarti come un numero?>>

Dissi serio, alzando il viso verso il suo.
Sapevo di risultare intimidatorio, il blu scuro dei miei occhi sbatteva con l'incarnato niveo e il tagliente dei miei tratti. Grande rispetto a lui, avrei potuto esercitare controllo sul suo corpo con una sola mano, una cosa che gli avrei ben ricordato in caso di mancata obbedienza.

<<Ora ti lascerai lavare, mangerai e poi parleremo.
Avrai regole da rispettare, doveri a cui venire incontro, se farai tutto correttamente non ci sarà bisogno che ti ricordi che sei solo un qualcosa che esiste per il mio piacere.>>

Ero stato di nuovo pesante con le parole, ma non sarei stato magnanimo con lui.
Lo alzai di peso per metterlo nella vasca, pensando l'avrei io stesso pulito, anche se sapevo risultava assai sgradito se fatto da uno sconosciuto.

<<Ti avviso già da ora, la privacy del tuo corpo ha terminato di esistere appena ti ho comprato, se desidero toccarti, spogliati o anche solo volerti vedere nudo per casa, tu ubbidirai.
Per quanto riguarda il nome, puoi rivolgerti a me come Dante, spero tu non mi costringa a toglierti da subito questo piacere.>>

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~Shota~


Il silenzio si diffuse in macchina appena quell'uomo scese via da essa, ed il ragazzo non fiatò fino all'arrivo della magione, respirando quell'aria pesante che, sapeva, sarebbe durata per molto.
Sceso dalla macchina, si perse a studiare con dedizione tutto ciò che avesse attorno. Non aveva abbandonato affatto la sua voglia di fuggire via, il suo rincorrere la libertà.
Solo, Shota non era stupido, affatto.
Cose come mettersi a correre via da lì, senza pensare neanche ad un semplice piano, non sarebbe stato da lui. Per questo doveva aspettare, pensare, riflettere e riuscire a capire come, quando...
Era certo, lì la sua presenza non sarebbe durata per molto.
Ovviamente, però, non perse il momento di disagio che quella domestica diede nel guardarlo.
Quale era il problema?
C'era chi a questo mondo non approvasse, come lui, la vendita di esseri umani?
Era questo?...
Il problema di un osservatore curioso come Shota era che il suo pensiero, sempre in movimento, non gli avrebbe mai dato tregua, provocandosi l'impulso di avere mille e mille domande se in nuovi contesti. E quali se non quelli di una vita del tutto nuova come quella che stava affrontando?
Guardò la donna andar via, seguendo la sua tonda sagoma sparire tra gli ampi corridoi. E, tra quei piedi scalzi, dovette percorrere il freddo pavimento della casa, spinto dall'uomo in modo da mostrargli la via e serio, con la coda dell'occhio, a cercar di inquadrare quel volto che ancora non era riuscito a scrutare.
Non era del tutto calmo, quella situazione era difficile, un passo falso l'avrebbe portato in una situazione spiacevole, ponendosi sotto pressione. E di più quando, arrivati in bagno, l'uomo chiuse la porta a chiave.

Dovette però ammetterlo, vederlo dinnanzi a se, in ginocchio, fu una sensazione... strana.
Molti l'avrebbero trovata piacevole, in fondo, per la prima volta non era lui a dover inginocchiarsi di fronte a qualcuno. Per la prima volta era qualcuno, invece, ad inginocchiarsi al suo cospetto.

Ma no, per il giovane non fu bello affatto. Chi conosceva quella posizione, se di animo puramente gentile, non avrebbe mai trovato piacere nel vederla posta a qualcun altro.
Ma lì, la situazione era comunque molto diversa, e quell'uomo l'aveva fatto per "arrivare al suo livello", forse in modo gentile e lo riconobbe.
Allora lo sguardo fu fermo su di quel volto. Lo poté finalmente guardare in modo limpido, seppur le luci della stanza, di notte, ombreggiassero rendendo quel volto più severo di quanto già non fosse.

La giacca sgusciò via, a seguire anche le corde strette, prendendo così a massaggiarsi tra le mani i polsi usurati. Mentre, per capriccio, continuò a non rispondere alla domanda riferitasi al proprio nome.
Strinse forte, però, quei polsi doloranti ad ascoltarlo ancora. Corrucciò le sopracciglia, cercò ancora una volta di frenare, di resistere alla tentazione di fare qualsiasi cosa potesse respingerlo bruscamente. Non poteva fare a meno di rigettare dal proprio corpo le orribili e snervanti sensazioni che percepiva ogni qual volta si sentisse ricevere ordini.
E sobbalzò in sorpresa nell'esatto momento in cui venne sollevato per essere immerso nella vasca da bagno, dove si staccò velocemente da quel corpo perché intimorito.
Era inutile negare di aver già scoperto quanto potesse essere debole di fronte alla forza di quell'uomo. E quello solo un grosso punto a suo sfavore, tanto da determinare molte delle sue scelte nel comportamento attuabile verso di lui.
Strinse forte con mani il bordo della vasca, guardando con viso basso l'acqua dove, mossa, non riuscisse a specchiarsi. Quelle parole alle sue orecchie suonarono così disgustose.
"Per quanto riguarda il mio nome, puoi rivolgerti a me come..."

<<Dante.>>

Si ricordò in modo immediato, e la sua voce uscì fuori insieme a quella dell'uomo, pronunciando il suo nome come in un coro. Ma il suono della propria aveva un tono così diverso dall'altra che assieme avevano avuto un così forte contrasto.
Più sottile, più acuta ed estremamente dolce, seppur al momento ciò che provasse fosse la rabbia che in quella giornata non riusciva, giustamente, a contenere.
Alzò il viso verso di lui, potette sembrare un animale indeciso se ad attaccare o meno.

<<È questo che vi intrattiene?
L'umiliazione di un uomo è così interessante ai vostri occhi?>>

Soffiò su di quel volto le sue prime parole.

<<Il mio nome è Shota!>>

Quello, comprese nel dirglielo, non era che l'unico modo che avesse per ricordare a quel Dante che fosse una persona come lui.

<<Lasci almeno sia io a lavare il mio corpo.>>

Continuò infine, afferrando la spugna poggiata al bordo vasca.

Come la morte ( boyxboy )Where stories live. Discover now