CAPITOLO 3

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Quando aprii gli occhi non mi trovavo più nel bosco, la vista era appannata ma, a giudicare dalla flebile luce proveniente dal lampadario, doveva essere sera inoltrata. Impiegai alcuni minuti per mettere a fuoco ciò che mi circondava, e bastó la vista del sangue sulle pareti a farmi capire che ciò che era successo nella foresta non era stato solo un brutto sogno.
Le mie mani e i miei piedi erano legati da una corda strettissima, il mio corpo era stato accasciato all'angolo di un letto malconcio, e tra le mie labbra sentivo il sapore ferroso del mio sangue, misto a quello di un polveroso fazzoletto. Iniziai ad agitarmi, nessuno era in quella stanza con me e forse era l'occasione perfetta per scappare, ma notai con orrore le finestre sbarrate e inagibili.

La paura mi attanagliava, il respiro si era fatto irregolare e tutto quello che speravo era che venisse qualcuno a cercarmi. Quando dall'esterno provenne il suono di una chiave nella toppa, persi un battito e istintivamente mi avvicinai ancora di più alla parete, schiacciando la mia schiena contro l'intonaco. Entrò lo stesso ragazzo che mi aveva portata qui, gli occhiali non erano più sugli occhi ma portati a mo di collana, e la mascherina da cannibale copriva il suo naso e la bocca.

<<Ti sei svegliata, finalmente>> disse con tono meno minaccioso, e se possibile più da essere umano

Provai a parlare, ma il fazzoletto che avevo tra i denti me lo impediva. Osservai i suoi movimenti, precisi nonostante i tic, le accette non le aveva con sé e in un gesto abbassò la mascherina, rivelando un volto giovane e brutalmente deturpato da una cicatrice sulla guancia sinistra, che mostrava parte dei suoi denti. Aveva un vero e proprio buco nel volto. Mi rivolse uno sguardo carico di soddisfazione, con i suoi occhi verdi contornati da un paio di occhiaie scurissime. A giudicare dall'aspetto, non avrà avuto più di 19 o 20 anni.
Quando si mosse verso di me, indietreggiai ancora di più, ma lui rimase imperterrito e mi tolse il bavaglio con i guanti sporchi di terra. La prima cosa che feci fu prendere una boccata d'aria, per poi sputare la polvere e il terriccio che erano entrati nella mia bocca.

<<Dove sono? Che cosa vuoi da me?>> chiesi in un singhiozzo, mentre lui si allontanava per raggiungere un cesto pieno di indumenti di vario colore

<<Stai tranquilla Lyra, d'ora in poi tutto andrà per il meglio e nessuno oserà d-dividerci>> deglutii nel sentire quella frase

<<Eri disposta a morire per tuo fratello>> continuò con ammirazione <<proprio come lei. Proprio come la mia Lyra>>

Non avevo idea di chi fosse questa Lyra di cui parlava, né avevo il coraggio di chiederglielo

<<La mia Lyra era un angelo, ma qualcuno ha deciso di riportarmela indietro, per questo ti ho portata qui>> il suo tono di voce andava vi via cambiando, e il suo sguardo mi terrorizzava <<Tu non andrai mai via da qui. Tu non dovrai più preoccuparti di quel moccioso, tu da oggi non sarai più sua sorella!>>

Il mio corpo era scosso dai singhiozzi, mentre cercavo di comprendere quelle parole insensate che mi rivolgeva

<<N-non avrai più bisogno di tuo fratello, ci sono io ora. Tu sarai t-tutta mia!>>

Detto ciò, si allontanò per togliere più comodamente la felpa marrone e sporca, rimanendo con una maglia aderente e nera, che fasciava il suo corpo magro e lo rendeva, se possibile, ancora più inquietante. Poi si avvicinò a me e prese tra le dita il mio mento, stringendo per tenermi ferma, e dopo qualche interminabile istante se ne andò sprezzante verso il cesto

<<La mia Lyra era decisamente più bella>> quel commento mi ferì, mi stava umiliando dopo avermi distrutta sia emotivamente che fisicamente. Lanciò verso di me alcuni indumenti dal taglio femminile, mi slegò e, tenendo il mio braccio stretto in una morsa di ferro, mi disse in un sussurro

<<Hai cinque minuti per cambiarti. P-prova anche a scappare se vuoi, ma morirai prima di raggiungere il primo albero>>

Dopodiché si allontanò, uscì dalla porta e mi chiuse a chiave in quella prigione. Ero ancora tremendamente scossa, tutto ciò che era successo fino a quel momento era a dir poco surreale, e la prima cosa che feci fu affacciarmi alla finestra sbarrata, per poi notare con orrore che quella stanza era fin troppo in alto per potermi buttare. Indietreggiai in lacrime, non sapevo cosa fare.
Poi mi tornò alla mente la frase detta dal ragazzo col passamontagna prima di svenire, a quanto pare non potevano uccidermi, dunque c'era ancora una possibilità per me. Ma d'altronde mi trovavo in una casa di pazzi, la loro parola non costituiva una certezza per me, e l'unica cosa che potevo fare in quel momento era accontentarli e sperare in un moto di clemenza.
Mi cambiai in fretta con la paura costante che aprisse improvvisamente la porta, e mi guardai allo specchio sporco. Il vestito azzurro era lungo fino alle ginocchia, e sul petto era leggermente stretto, le scarpe erano ancora le mie, e il viso era sporco e segnato da un livido violaceo lì dov'ero stata colpita.

Il tizio tornò e mi squadrò dalla testa ai piedi, mi girò intorno come un avvoltoio, poi mi prese per un braccio e mi obbligò a sedermi sul suo letto. Il suo sguardo era vispo, soddisfatto, e questa cosa mi terrorizzava.

<<Perfetto, la mia Lyra era più bionda ma non ha importanza>> enfatizzò la parola mia, come per ricordare a sé stesso che io e quella Lyra non eravamo la stessa persona <<da oggi sarai tu la mia sorellona>>

<<V...va bene>> dissi titubante, in quel momento non potevo fare altro che dargli corda <<Non so neanche il tuo nome...ti hanno chiamato Ticc->> mi interruppe bruscamente

<<Toby! Il mio nome è Toby>> annuii

<<Io sono Ma->> ottenni un ceffone che mi fece cadere sul letto, e lui si stagliò furioso su di me <<NO! TU NON SEI NESSUNO! TU SEI LYRA È CHIARO?>>

Non riuscii a fare a meno di annuire vigorosamente con la guancia in fiamme, mentre vedevo il suo viso tornare giocondo nel giro di pochissimo. Quel cambiamento repentino d'umore era stato impressionante, e questo serví a farmi chiarire che dovevo fare attenzione a qualunque cosa facessi, se volevo sopravvivere in quella casa.

<<Lo sapevo che potevo fidarmi di te>> disse con tono infantile, e prese a parlarmi di tutte le caratteristiche di questa Lyra. Mi parlò di quanto fosse buona e gentile con lui, di quanto fosse servizievole. Mi parlò dei regali che gli aveva fatto a ogni compleanno, dei colori che preferiva indossare, dell'acconciatura che portava più spesso.
Saranno state all'incirca le 3 di mattina quando finalmente mi permise di riposare, e lui uscì chiudendo rigorosamente la porta a chiave.
A giudicare dalle parole che sentii fuori dalla stanza, sarei stata controllata a vista per non farmi fuggire. Al primo tentativo di mettere piede fuori dalla porta, le regole si sarebbero infrante, e io sarei stata uccisa all'istante.

Continua...

Continua...

DEAD END | MASKY Where stories live. Discover now