CAPITOLO 9

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Oggi

Susanna

È passato qualche tempo dal giorno in cui Edoardo ha conosciuto Tommaso e da quel giorno mio marito sta facendo enormi progressi dal punto di vista sia fisico che mentale.

Oggi è giovedì ed ho accettato la richiesta di Edoardo che, anche oggi ha chiesto di venire con noi a far visita allo "zio Tommaso".

"E' mio figlio vero?" - Mi chiese Tommaso senza troppi preamboli mentre, seduti in giardino, guardavamo Mauro e Eddie rincorrere un pallone.

Ero ben consapevole che questo giorno sarebbe arrivato ma ora capivo di non essere pronta. Come potevo esserlo? Come gli avrei spiegato il mio silenzio?

"Da cosa l'hai capito?" – dissi con voce tremante, consapevole di essere colpevole di averlo tenuto all'oscuro della sua paternità.

"Da come impugna il cucchiaio a tavola e dal modo in cui si siede, incrocia una gamba sotto le natiche prima di appoggiarsi sopra, proprio come facevo io da bambino." – mi rispose Tommaso sorridendo – "ma soprattutto dalla certezza che tu non mi avresti mai tradito con Mauro, non l'hai mai amato e non lo fai nemmeno ora, anche se agli occhi di tutti così pare" – proseguì stringendomi le mani – " i tuoi occhi non mentono Susanna: non guardi Mauro come hai sempre fatto con me". "Noi due ci apparteniamo Susanna, quel sottile filo rosso che ci lega non si è ancora spezzato e non lo farà mai. Ho sfidato l'ignoto per tornare da te, ho lottato con i miei demoni con i quali sto ancora lottando solo per rivedere il tuo sorriso e non sono disposto ad arrendermi ora. "Nemmeno un attentato è riuscito ad allontanarmi per sempre da te non ci riuscirà di certo Mauro".

"Stai tranquilla" – proseguì serenamente – "non sono arrabbiato con voi per avermelo taciuto. Sono perfettamente consapevole di quello che hai dovuto affrontare durante la mia assenza. Hai portato avanti una gravidanza credendomi morto e hai dovuto poi crescere nostro figlio sapendo che lo avresti fatto senza di me. "Sarò sempre grato a Mauro che ha saputo e voluto prendersi cura di voi, ma questo posto è mio e farò di tutto per riconquistarmelo".

Dopo queste parole mosse la carrozzina che ancora utilizzava, mi voltò le spalle e se ne tornò in camera.


Oggi

Tommaso

Un urlo di dolore sovrasta il silenzio della notte. Sono le urla di Andrea, le sue gambe sono state dilaniate dall'esplosione. Percepisco il suo dolore in lontananza, non posso raggiungerlo, sono bloccato dalle lamiere del camion che durante l'esplosione mi sono cadute addosso. Sono prigioniero di questa ferraglia che in parte sta dilaniando anche il mio di corpo, chiamo con le forze che mi rimangono i miei commilitoni a uno a uno, nessuno mi risponde, le mie orecchie non sentono altro che le urla di Andrea.

Mi sveglio di soprassalto in un bagno di sudore, mi guardo intorno senza capire dove mi trovo. Non sento l'odore dell'assalto, dei corpi bruciati, della benzina, sento solo odore di disinfettante: sono nel mio letto, in clinica.

È stato solo un incubo, il solito che ormai accompagna gran parte delle mie notti dal mio ritorno. Sono l'unico sopravvissuto, anche Andrea si è arreso, il suo cuore ha cessato di battere e questo rimorso mi accompagnerà per sempre. Oltre che un commilitone era un amico, l'unico che conoscesse tutta la storia della mia vita, tra di noi c'era stato subito sintonia, condividevamo gli stessi ideali ed anche gli stessi pensieri ma ora lui non c'è più, non sono stato in grado di proteggerlo e questo non me lo perdonerò mai.

La notte accompagnata dai miei soliti incubi non mi ha portato consiglio, credo di aver esagerato con Susanna, non dovevo essere così diretto, avrei dovuto usare più tatto, probabilmente ho perso l'allenamento con le donne, soprattutto con lei, ma non ce la facevo più a vivere con quel dubbio. Dovevo e volevo sentirmelo dire da lei che Edoardo è mio figlio. L'ho capito subito, nello stesso istante in cui ho incrociato il suo sguardo quel giorno in clinica. Il mio cuore ha immediatamente capito che quel bimbo che avevo davanti aveva il mio stesso sangue ed era frutto dell'amore che provavo per Susanna, ma volevo sentirmelo dire, desideravo che le mie orecchie avessero la conferma di quanto il mio cuore urlava da qualche tempo.

Non sono arrabbiato con Susanna e Mauro per aver taciuto, almeno all'inizio. Quando mi hanno ritrovato e riportato a casa, non ero di certo l'uomo che Susanna aveva amato e poi creduto morto. Ero profondamente turbato e lacerato dagli incubi, ero la brutta copia di me stesso, fuori ero vivo ma dentro ero morto, proprio come gli uomini che erano con me quel giorno e che non ero stato in grado di proteggere. Ero l'unico sopravvissuto all'attentato e una parte di me era morta con loro.

L'altra parte di me però voleva tornare alla vita e poco per volta l'ha fatto, ora devo solo rimettermi in piedi, nel vero senso del termine e poi riprenderò in mano la mia vita, ricominciando da noi. Da Susanna e da mio figlio. Ho lottato con tutte le mie forze per uscire vivo dalla situazione in cui mi trovavo proprio perché il mio pensiero costante in ogni attimo della mia giornata era per Susanna e per l'amore che provavo per lei e ora lotterò per loro, ancora una volta. Sono dispiaciuto per Mauro, gli sono molto grato per quanto ha fatto durante la mia assenza ma, nonostante ci leghi un'amicizia fraterna, non sono disposto a sacrificare l'amore di Susanna.

Devo recuperare il tempo che ho perso, cercando di sapere tutto di mio figlio e soprattutto conquistandomi la sua fiducia, voglio essere io a giocare a calcio con lui in giardino, sono io suo padre e alla fine lo saprà.

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