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Susanna
Ed eccoci qui, finalmente
insieme, abbracciati e ancora increduli, su quest'aereo che ci riporterà alla nostra casa e alla nostra vita.Tutto era accaduto veramente in fretta, le urla di gioia di Tommaso con le quali mi ero svegliata dal mio incubo erano dovute a un messaggio ricevuto. Mauro gli aveva inviato un breve audio in cui, a modo suo, chiedeva scusa per quanto aveva fatto e allo stesso tempo indicava le coordinate di dove si trovava. Il seguito era stato un vortice in cui mi ero trovata felicemente catapultata.Tommaso senza nemmeno pensarci un attimo aveva chiamato il comando chiedendo di essere messo in contatto con il Tenente Colonnello Maffeo che, senza nemmeno chiedere nuovi dettagli gli aveva messo subito a disposizione un mezzo militare e una squadra di supporto e aiuto per raggiungere il luogo in cui si trovava nostro figlio. Per me il mezzo militare utilizzato non era stato ritenuto idoneo viste le condizioni, la gravidanza stava procedendo per il meglio ma scelsero per me un mezzo più tranquillo,un aereo di linea che mi avrebbe portato sul posto ma in tempi più lunghi. Tommaso era giunto così sul posto con la sua nuova squadra che era stata ben lieta di seguirlo e aiutarlo. Raggiunto il villaggio, aveva voluto essere lui a lanciarsi con il paracadute e raggiungere così il prima possibile, il nostro Eddie. Aveva toccato terra in mezzo allo stupore e alla paura di molti. Non era usuale vedere qualcuno arrivare al villaggio direttamente dal cielo, ma lui l'aveva fatto, per suo figlio, per riportarlo alla sua vita il più presto possibile. Si era liberato del paracadute e, incurante del dolore alla schiena aveva proseguito verso il villaggio. Mauro gli era andato subito incontro smarrito, chiedendo la possibilità di spiegareil suo gesto. Dopo averlo gelato con uno sguardo profondo e addolorato, senza dire una parola, gli aveva sferrato un pugno in pieno volto e subito dopo aveva raggiunto Edoardo che non aveva ancora smesso di urlare "Papà vola"! "Papà vola!"
L'aveva stretto a sé tanto da togliergli il respiro mentre s'inebriava del profumo del suo piccolo che tanto gli era mancato. Lo aveva riempito di baci fino a farlo ridere per il solletico mentre con lo sguardo aveva incrociato gli occhi, pieni di lacrime dalla commozione, di Deborah.
Quelle lacrime gli avevano chiarito tutto. Soltanto grazie a lei Mauro aveva riacquistato il lume della ragione.Era sicuramente stata lei a spingerlo a mandare quel messaggio.Ora tutto era finito. Finalmente sarebbe cominciata la nostra vita, quella che avevamo tanto desiderato e che gli eventi ci avevano fatto credere che non sarebbe mai stato possibile. Ma non era vero, avevamo soltanto posticipato i nostri sogni che ora potevano avverarsi.
Mauro avrebbe in qualche modo pagato il suo debito con la giustizia. Non sapevamo ancora se in Italia, confessando e consegnandosi alla giustizia, o in Africa, vedendo crescere da lontano una figlia che non chiedeva altro che di essere amata. La scelta era sua e a noi, francamente, qualunque fosse stata non interessava. I conti da qui in poi avrebbe dovuto farli solo con la propria coscienza.
Tommaso mi destò dai miei pensieri, seduto al mio fianco, dolorante e imbottito di farmaci, incurante delle conseguenze che il suo gesto eroico avrebbe potuto provocare al suo fisico già martoriato, mi fece notare i meravigliosi colori dell'alba che, entrando dal finestrino si riflettevano sui riccioli biondi del nostro angelo che si era finalmente addormentato tra le sue braccia.

FINE

Una nuova albaWhere stories live. Discover now