La Bête

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Fu un uccellino dal becco appuntito e le piume color fumo a svegliarla picchiettandole contro la tempia: lei lo scacciò con un rapidò gesto del braccio, ma ormai era fatta.
Non avrebbe più ripreso sonno, e onestamente non le era nemmeno permesso, dato che era giunto il suo turno di fare la guardia, prima di svegliare gli altri due, ripartire verso il paese e scaricare Miesko nel suo effettivo posto di appartenenza. Lo stesso ragazzo che si era appena appisolato, stavolta però con la testa appoggiata sulla spalla di Eadwulf, il quale mosso dall'istinto e dalla libertà del proprio incoscio aveva trascinato più vicino a sè il corpo dell'altro. Era come se le inibizioni del giorno scomparissero durante la notte e Eadwulf, che non si permetteva di avvicinarsi a Miesko, figuriamoci parlargi di quello che da sempre provava per lui, poteva finalmente stargli accanto, seppur fossero entrambi in stato di incoscienza.

Marie lasciò che il proprio sguardo si posasse sui due ragazzi, osservandoli con più attenzione: non c'era nulla di sbagliato nel vederli così intimi, nonostante le parole al veleno dell'uomo che aveva lanciato la bottiglia contro Eadwulf.

Certa gente era così maledettamente ottusa...
Il silenzio della foresta venne interrotto all'improvviso dal rumore di foglie che si spostavano, ma non parve arrivare alcun tipo di aria fresca sul volto della ragazza.
Non era la natura a muovere le foglie, allora...

L'animale balzò su di lei prima che se ne potesse accorgere: le zampe leggermente più grosse delle sue mani, stavano mostrando gli artigli che, per fortuna della ragazza si erano incastrati contro il terreno.
L'alito dell'animale puzzava di sporco e rancido e qualcosa di caldo e appiccicoso cadde sulla guancia della ragazza, che dovette trattenere il respiro per non vomitare. Non riusciva a vedere nulla: seppur la notte fosse passata da un pezzo e la luna avesse abbandonato il suo lavoro di faro dei viaggiatori, tramontando, ancora si poteva intravedere qualche puntino luminoso e il cielo che stava cambiando sfumatura, non era ancora baciato dai raggi del sole. Marie prese a scalciare volgarmente contro l'essere, muovendosi per liberarsi dalla presa, e soprattutto fare in modo che non le sbranasse la faccia. Aveva l'arco e le frecce poco a lato, ma le era impossibile raggiungerle.
L'animale era pesante, con il pelo ruvido che le sfregava contro il vestito, il calore del corpo che non le permetteva di muoversi. Però non sembrava la Bete...

Mariè provò a muoversi di nuovo, agitandosi come un'ossessa, finchè un uggiolìo non la fece sobbalzare. Erano arrivati i rinforzi per l'animale, e con la coda dell'occhio la ragazza potè vedere sopraggiungere delle sottospecie di pantere, che ringhiavano contro di lei. Un suono ancora più forte scosse la notte, e Marie si trovò libera dall'essere in un attimo.
La giovane, con un balzo felino, afferrò l'arco e le frecce, mentre come nei migliori film univa le forze con gli alleati che l'avevano salvata all'ultimo minuto. Stava schiena contro schiena con un Eadwulf completamente trasformato, le zanne che tentavano di intimidire gli altri animali, così come gli occhi giallastri. Marie si impose di scoccare solo un paio di frecce, anche se gli animali si erano moltiplicati quasi per magia, perchè l'obiettivo principale rimaneva la Bete. Eadwulf balzò addosso ad un paio di esse, mentre lei tendeva l'arco, fissando un solo punto con tutta la concentrazione che possedeva: il fianco destro dell'animale di fronte a lei.
Mariè scoccò la prima freccia, e la bestia cadde con un uggiolio acuto, ma subito di fianco un'altra come lei aveva preso la rincorsa, per balzare addosso alla ragazza. Mariè non capì esattamente cosa fece scappare gli animali con delle vere e proprie urla: certamente non era stato merito di Eadwulf, che si stava occupando di sole due bestie. Era come se la foresta avesse magicamente preso fuoco, perchè la ragazza potè sentire un vero e proprio calore espandersi tutt'attorno, quasi come se il sole fosse improvvisamente caduto addosso a loro eppure non c'era la minima traccia di fiamme, il cielo era ancora bluastro, col buio leggero a fare da padrone.
Marie si voltò, e Miesko era in piedi, sveglio e vigile, con le mani tese e le dita che brillavano di una particolare tonalità rossastra, quasi a sembrare una decina di bracieri che illuminavano la foresta in maniera tenue, in attesa dell'arrivo dell'alba. L'aurea del ragazzo era di un color cobalto, le sue braccia si muovevano sinuose, mente biascicava parole che Marie potè giurare non fossero di una lingua umana. La forza scatenata da un ragazzo all'apparenza mingherlino e indifeso fu così forte che le foglie degli alberi si mossero, come scosse da un uragano, anche se attorno una calma apparente regnava sovrana.

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