Capitolo 57

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Per Emily fu come risvegliarsi e riscoprirsi viva. Fino a quel momento si era sentita una massa informe, ma grazie a Dave e a Tommy era riuscita a rimettere insieme i propri pezzi e a riacquistare sostanza. Ora sapeva qual era il suo ruolo e chi era: una madre premurosa e una moglie innamorata, e ne era felice. Occuparsi di Tommy e cercare di recuperare il tempo perduto lontano da lui, la gratificava. Ogni giorno la sorprendeva con un sorriso, una nuova espressione, un gesto inatteso, un nuovo "versetto", che voleva dire tutto e niente e quei progressi riempivano il suo cuore d'orgoglio e d'amore.

Il rapporto con Dave andava a gonfie vele. Lui aveva una pazienza infinita e non le faceva mai pesare il fatto che non ricordasse. Era instancabile nel raccontarle come si erano conosciuti, innamorati, persi e ritrovati, di quello che amavano fare insieme: passeggiare sulla spiaggia, guardare le stelle, parlare. Ed Emily non si stancava mai di ascoltarlo: a volte aveva l'impressione che esagerasse, solo per farla contenta, o che omettesse di proposito dei particolari sgradevoli per farsi bello ai suoi occhi. Lei, allora, lo metteva alla prova, facendogli delle domande trabocchetto, ma lui non ci cascava mai, segno che aveva detto la verità o che era furbo.

Questo, però, Emily non aveva modo di verificarlo!

C'era un argomento, però, che Dave non amava affrontare e che ogni volta glissava più o meno elegantemente, ed era la famiglia di Emily, in particolare il rapimento e la morte di Susan.

"Perché vuoi parlare di fatti così dolorosi?" le diceva "In questo caso credo sia un bene che tu non ricordi, dammi retta."

Ma Emily era convinta che dietro quella reticenza si nascondesse dell'altro.

Tra i suoi vecchi disegni ne aveva trovato uno che l'aveva colpita moltissimo: si trattava di un'automobile che si allontanava con a bordo una ragazza, chiaramente sua sorella, che picchiava i pugni sul lunotto posteriore. Ogni volta che l'osservava si sentiva morire d'angoscia e le pizzicavano gli occhi. Perché? Per quale motivo quell'immagine la sconvolgeva tanto? Quelle domande divennero un'ossessione, finché una sera decise di mettere Dave con le spalle al muro e di farsi raccontare la verità.

"Voglio che tu mi dica cosa, questo schizzo, rappresenta per me!" gli disse mettendogli davanti il disegno e usando un tono che non ammetteva repliche.

Lui si limitò a guardarla, corrugando la fronte, senza aprire bocca.

"Avanti..." lo esortò.

"Perché? Perché vuoi sapere qualcosa che ti farà male?"

"Perché è il mio passato, Dave! E io voglio conoscerlo... So bene che mio padre ha sbagliato, l'ho letto nel rapporto dell'FBI che mi avevi lasciato in ospedale, e me ne sono fatta una ragione. Ora voglio sapere cos'è accaduto a mia sorella... Vivere senza avere memoria di ciò che è stato, di ciò che mi ha reso quella che sono oggi mi fa sentire menomata. È come se dentro di me convivessero due Emily: aiutami a farle incontrare."

"E se questo ti portasse ad allontanarti da me?"

"Se non l'ha fatto allora, non lo farà neppure adesso."

"Ne sei proprio sicura? Non l'hai detto tu stessa che in te è come se ci fossero due donne diverse?"

Lei sembrò riflettere, poi, avvicinandosi a lui, gli prese il viso tra le mani e rispose con un'altra domanda: "la donna che ti ama oggi è tanto diversa da quella che ricordi?"

"No!" ammise

"E allora?!... Mi hai chiesto di fidarmi di te e io l'ho fatto. Ora tocca a te... Ti prego!"

Non era mai riuscito a negarle nulla e, inoltre, sapeva bene che aveva tutto il diritto di sapere.

"D'accordo. Ti dirò quello che è accaduto e quello che tu stessa mi rivelasti anni fa. La ragazza del disegno è tua sorella. Quando è stata rapita dagli uomini di Castillo eravate insieme e stavate tornando a casa. Una macchina si è accostata con la scusa di chiedervi delle indicazioni. Susan ha cercato di portarti via, ma tu hai insistito perché vi fermaste. A quel punto uno sconosciuto è scesa dall'auto e ha preso tua sorella..."

"Quindi, in un certo senso, la colpa è mia..."

Dave scosse il capo: "Non sarebbe cambiato nulla neppure se foste scappate!"

"E poi?"

"Tuo padre non ha ceduto al ricatto di Castillo e ha avvertito l'FBI, ma siamo arrivati troppo tardi."

"Siamo?!"

"Sì, io ero tra gli agenti che hanno ritrovato Susan!"

Emily spalancò gli occhi e si portò una mano davanti alla bocca come a trattenere un grido o un'esclamazione.

"Tu hai trovato Susan?"

"Sì, ma non sono riuscito a salvarla. Ci sono stati dei malintesi tra me e i miei superiori e quando ho fatto irruzione nella casa dov'era tenuta prigioniera lei era in fin di vita. Le avevano sparato... È morta tra le mie braccia..."

"Tu mi stai dicendo che mia sorella è morta per un fraintendimento? Che poteva essere salvata?"

"Sì, è quello che ho detto."

Emily faceva fatica a credere a quello che aveva appena sentito: quell'uomo davanti a lei, che diceva di amarla sopra ogni cosa, avrebbe potuto salvare Susan e non l'aveva fatto! Adesso capiva perché non ne voleva parlare, perché la colpa era sua!

E lei come aveva potuto perdonarlo per una cosa simile?

O, forse, non l'aveva fatto e quello era il motivo per cui voleva scappare da lui, proprio come le aveva detto Andrew... Forse Andrew non le aveva completamente mentito, forse un fondo di verità in quello che le aveva raccontato c'era, dopotutto...

Indietreggiò, visibilmente scossa, senza sapere cosa fare o cosa dire.

Dave le tese una mano: "Tesoro..."sussurrò appena, ma lei scosse la testa e con il volto rigato dalle lacrime gli voltò le spalle e uscì dalla stanza.

IDENTITA' NEGATAWhere stories live. Discover now