Silenzio

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«Lo hai più sentito dopo la riunione di ieri?» chiese Shoto al collega che se ne stava stravaccato sulla sedia davanti alla sua scrivania.

«No e non so se ho voglia di sentire quel nerd di merda.» rispose Katsuki incrociando le braccia al petto con il suo solito tono imbronciato.

«Te la sei preso per la storia di ieri?» domandò il bicolore incrociando le mani e appoggiandoci sopra il mento. Il suo volto apatico nascondeva la sua ilarità nel vedere il biondo così 'emotivo'.

«Tsk.» fu l'unico suono che ricevette il maggiore in risposta.

Katsuki c'era rimasto veramente male a scoprire quella storia per vie secondarie e soprattutto non si aspettava che il nerd avesse dovuto patire quel rifiuto da parte della sua migliore amica.

«Quella stronza non si merita quel cretino.» continuò il biondo alzandosi in piedi e cominciando a camminare avanti e indietro per l'ufficio di Shoto.

«Non è stato un bel momento per nessuno quello. A detta di Uraraka-san, Izuku era innamorato di qualcuno in quel periodo, ma alla fine non si è più confessato a nessuno dopo quelle parole. Tu ti ricordi qualcosa di quel tempo?» chiese non levandogli gli occhi di dosso in cerca di una qualunque sua emozione.

Il biondo cominciò a pensare all'epoca in cui erano a scuola, ma tutto quello che gli veniva in mente era il suo caratteraccio e di come non riuscisse a gestire le proprie emozioni, soprattutto in presenza del verdino, il suo unico punto debole in quel periodo assurdo.

«Non mi viene in mente nulla, ma forse è il caso che lo chiami e che chieda direttamente a lui.» disse prima di uscire dalla stanza sollevando una mano a mo' di saluto, il cellulare già in mano e pronto a far partire la chiamata.

«Ma non avevi detto che non volevi sentirlo?» domandò Shoto, ma non ricevendo risposta dal biondo che ormai non lo sentiva neanche più.

Izuku non si era più mosso dal pavimento del bagno e nonostante sentisse il cellulare con insistenza dalla camera, non vi prestò attenzione, troppo spaventato da quello che sarebbe successo se vi fosse entrato di nuovo.

Lo lasciò squillare a vuoto un paio di volte, prima che il campanello di casa prendesse a suonare a sua volta con altrettanta insistenza.

«Non voglio alzarmi da qui...non voglio più vedere niente...non voglio...non voglio...non voglio...» cominciò a bisbigliare come un mantra per la sua mente indebolita da quei pensieri.

I colpi alla porta s'intervallavano al suono del campanello.

«Vattene...ti prego...vattene...»

Izuku sapeva perfettamente chi vi fosse al di là della porta, Katsuki era l'unico al mondo che avrebbe potuto tartassarlo in modo così plateale, senza curarsi del pensiero dei vicini o di chiunque avesse potuto infastidire con i suoi modi bruschi, solo che non trovava il coraggio di alzarsi da quel pavimento, non riusciva a togliersi dalla mente quelle immagini.

Katsuki da canto suo non si sarebbe arreso, doveva parlare con il nerd e niente e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.

Con una mano ancora attaccata al campanello di casa del verdino, estrasse il cellulare che aveva appena messo in tasca e compose un numero che pensava non avrebbe mai dovuto comporre.

«Pronto?» rispose la donna dall'altro lato della linea.

«Ciao zia Inko, sono Katsuki, volevo sapere se per caso hai una chiave di scorta dell'appartamento di De...di Izuku...per favore.» riuscì a dire con voce atona, era da molto tempo che non sentiva la madre del suo amico, i sensi di colpa per come aveva trattato suo figlio lo attanagliavano quando sentiva la sua voce.

«Oh, ciao Katsuki, da quanto tempo. Come stai tesoro? Tutto bene a casa? I tuoi stanno bene?» chiese a raffica la verdina.

Un lieve sorriso solcò il volto del biondo, Inko gli ricordava moltissimo Deku.

«Sì, tutto bene e anche i miei stanno bene, ho chiamato solo per la chiavi, ne hai una copia zia?» domandò tornando per un attimo a suonare al campanello dell'appartamento.

«Sì caro. Sono dentro la cassetta della posta del suo appartamento.» rispose lei con tono gioviale.

Ci vollero ancora un po' di convenevoli prima che Katsuki potesse riagganciare la chiamata, ma appena riposto il cellulare di nuovo nella tasca dei pantaloni, si sporse a apprestò a prendere la chiave del nerd e finalmente entrare in casa sua.

«Non voglio...non voglio...vattene...non voglio...» la voce di Izuku rimbombava per tutta la casa, facendo preoccupare il biondo che corse immediatamente verso il verdino.

«Deku, sono qui.» gridò Katsuki una volta trovato il minore rannicchiato su sé stesso sul pavimento del bagno, le sue mani erano strette con forza sui suoi capelli e li tiravano con forza.

Le mani del biondo corsero verso quelle del verdino, provò in tutti i modi a sciogliere quella presa, ma sembrava che le sue parole non riuscissero a raggiungere le orecchie dell'amico.

«Izuku...ascoltami...sono qui...»

SpecchioWhere stories live. Discover now