La prima notte

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"Non avrò nulla da sognare quando già nella realtà sono stato così felice accanto a voi!"
~Fedör Dostoevskij
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Manuel Ferro è un sognatore.

Ogni tanto si ferma a contemplare le stelle, e spera che realizzino i suoi desideri. Abbraccia il cielo anche se è troppo grande, anche se a tratti è vuoto. Nelle venature delle cortecce vede storie già scritte, da raccontare. E, se abbassa lo sguardo, tra i granelli di terra scura osserva le formiche trasportare i suoi sogni.

Manuel Ferro è un sognatore.

Prima non lo era, era succube della realtà. Lasciava che la concretezza delineasse i contorni della sua vita, piuttosto che deformarla. Viveva nel presente, nella cupezza del mondo reale, in un universo in cui le stelle erano coperte dalle nuvole. Affrontava la vita a testa bassa, schiacciato dalla razionalità, bagnato dalle stesse lacrime che versava per una verità troppo violenta.

Poi, è diventato un sognatore.

Ha iniziato a guardare in alto, piuttosto che avanti. È diventato imbranato, e forse persino un po' ingenuo. Ha abbandonato la tristezza, la frustrazione, la rabbia verso un mondo che non riesce ad essere come lui lo immagina. Si è reso la vita più facile, allontanandosi dagli spigoli di una realtà troppo concreta.

Manuel Ferro ha fatto quello che in pochi riescono a fare.

Si è salvato.

Dalla paura di non essere abbastanza, di deludere. Dal peso delle aspettative degli altri, e di quelle di se stesso. Dalla consapevolezza di non poter raggiungere le vette più alte, se non disegnandole nella sua testa.

È stato un istinto di sopravvivenza, il suo. Scappare in un mondo fatto di polvere, invece che affrontare quello vero. Un mondo in cui può essere chi vuole, senza timori, senza pregiudizi.

Un mondo in cui è libero di amare.

In cui è salvo.

Perciò, Manuel Ferro si è salvato sognando.

Lo ha fatto sdraiato sul letto di camera sua, fissando il soffitto sporco. Lo ha fatto passeggiando per le strade di Roma, inciampando sui San Pietrini. Lo ha fatto studiando le scapole del compagno seduto di fronte a lui in classe, chiedendosi perché volesse affondarci il naso dentro. Lo ha fatto odorandone il profumo, chiedendosi perché volesse avventarsi sul suo collo. Lo ha fatto parlandoci, ridendo con lui, senza mai dirgli nulla dei suoi sogni, per anni.

Lo ha fatto pure una notte in un cantiere, o forse quello era reale.

Manuel Ferro ha sognato per anni, e in mille luoghi diversi. Ha sognato da adolescente, senza nemmeno accorgersene. Ha sognato lasciandosi il liceo alle spalle, entrando all'università. Ha sognato fin troppo, forse, allontanandosi dall'unico sogno che poteva realmente toccare con mano.

Ma ormai, non importa.

All'età di ventisei anni, Manuel Ferro sogna ancora.

È un adulto, ha una casa, un lavoro. Vive solo, in un appartamento decorato del suo disordine e della sua pigrizia. Ha qualche amico, conosciuto in giro per locali. Ha anche dei colleghi strepitosi, nel negozio in cui lavora. Sta bene economicamente, ha una madre amorevole e premurosa. Non ha amore, certo, ma quello non importa.

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