""A volte l'uomo è straordinariamente, appassionatamenteinnamorato della sofferenza."
~Fedör Dostoevskij
_____________È l'una e mezza quando Manuel giunge su Monte Ciocci.
C'è ancora qualche coppia che si ama di fronte a Roma, quando arriva. Osserva il paesaggio per un po', le mani nelle tasche dei pantaloncini e il busto eretto per scrutare gli orizzonti. Aspetta che anche gli ultimi amanti vadano via, che smettano di amarsi contro i muri della notte per farlo contro un materasso morbido.
Passa un quarto d'ora. Manuel sospira, e prende posto sul suo muretto di fiducia. Il mondo è vuoto, attorno a lui. Eppure, per la prima volta, vorrebbe che non lo fosse.
Vorrebbe che non ci fosse spazio per sognare.
Osserva il cielo. Le stelle sono vivide, lo salutano. La luna è quasi piena, e ha l'espressione affranta di sempre. Un po' si sente come lei, Manuel. Splendente, lontano da tutti, ma triste. Stanco di girare intorno a qualcuno, stanco di aspettare un cambiamento.
Stanco di aspettare e basta.
Le sue gambe penzolano. Una, due, tre volte. Lo fanno freneticamente, senza fermarsi. Gli succede quando è nervoso, quando è arrabbiato.
Stasera è furioso con se stesso. Perché si è costruito castelli troppo alti, e li ha posizionati in un mondo troppo reale.
Ora, come l'ultima volta, è stato deluso.
E di Simone non vede neanche l'ombra.
Sbuffa, e tira fuori una bottiglia di birra dallo zaino assieme a un cavatappi. Stasera ne ha portate due, di birre. È la prima volta che ha portato qualcosa con sé, che è stato sicuro di non essere solo.
Evidentemente, si è sbagliato.
Si porta il vetro freddo alle labbra, ingoia alcol e risentimento. Fa un sorso, poi un altro, poi un altro ancora. Quando scruta di nuovo il contenuto della bottiglia, ormai il liquido si è dimezzato.
Meglio così, comunque.
Roma è sfumata dalle luci. Piccoli puntini, un mare di lucciole in una notte troppo grande. È bella, è imponente, anche da lontano. La città della bellezza, la città della verità.
È un peccato, in realtà, che sia così vera.
È così concreta da stringere il cuore di Manuel. Così concreta da inquinarlo, da trafiggerlo. La capitale, piena di vita, gli ricorda l'assenza accanto a sé, la delusione del mondo reale.
È un universo di tradimenti, quello impigliato tra le strade si Roma.
Sta per portarsi la birra alla bocca. Sta per farlo, ancora, senza un motivo preciso, solo per spegnere la testa. È la prima volta, da tanto, che non riesce a sognare senza aiuto. Sente la testa pesante, le ossa dure.
Ha bisogno di tornare leggero.
Sta per farlo. Davvero.
Eccetto che, stavolta, i passi dietro di sé li sente. Riesce ad ascoltarli, perché è attento come non mai. Perché lo ha cercato, il rumore di quei passi, sul terreno sporco e nell'aria contaminata.
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Notti blu
FanfictionManuel Ferro è un sognatore. Vive volando nel cielo, guardando le stelle, non curandosi della realtà che sforma a proprio piacimento. Simone Balestra, d'altro canto, è un uomo razionale. Ha i piedi saldi a terra, ha fiducia nella vita concreta, e no...