Capitolo 6

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«Dunque Simone, come stai oggi?»

«Bene, ma impaurito.» era appoggiata allo schienale della poltrona mentre guardava fuori dalla finestra. Il tempo era grigio e faceva più freddo degli altri giorni; infatti, gli costò parecchio uscire di casa quel pomeriggio ma il bisogno che sentiva spingeva troppo tanto da condurlo lì.

Gli occhi azzurri di Alice lo fissavano «Parla quando ti senti pronto.»

Se aspetto di essere pronto non parlerò mai, pensò. Era arrivato il momento di affermare con sicurezza quello che aveva dentro. Era il momento di dare voce a quella dannata cosa.

«Ho fatto come mi ha detto lei.» parlava con pause come se volesse entrare in punta di piedi nel discorso «mi sono sforzato di riconoscere le mie emozioni e il loro perché.»

La psicologa annuì nell'ascoltarlo e gli disse «Un buon inizio; prosegui.»

«Provo troppe cose insieme e per questo motivo mi sento come lanciato in un vortice di confusione senza fine. Quindi ho provato a dividerle e ho capito che ciò che prevale in me è la paura.» aveva lo sguardo fisso alla finestra: facendo così provava meno imbarazzo e le parole gli uscivano più facilmente.

«E il perché di questa paura risale a un paio di mesi fa. Qualcosa che mi successe quest'estate.» unì le mani sulla pancia «Credo di doverlo raccontare.»

«Lo vuoi, anche?»

«Forse. Ma lo devo più a me stesso. Magari mi aiuterà una volta per tutte.»

«D'accordo. Non limitarti.»

Prese una buona quantità d'aria prima di iniziare a raccontare. «L'estate appena trascorsa fu un'estate piatta inizialmente; io e papà non abbiamo fatto una vera e propria vacanza se non qualche giornata al mare. E a dirla tutta, nemmeno è stato tutto questo granché. Conoscendolo pensavo gli piacesse andare lì ma ogni volta sembrava lo facesse contro voglia. Boh, non l'ho mai capito perché. Devo ammettere che mi divertito di più da piccolo con mamma a Nizza e vuol dire parecchio dato che non amo particolarmente la confusione in spiaggia.» si passò una mano tra i capelli e continuò «L'unico momento meno piatto di quei mesi fu una sera di sabato. Con alcuni miei compagni di classe, sia ragazzi che ragazze, ci organizzammo e andammo a mangiare fuori. Piacevole serata, mi sono trovato sempre bene con loro fortunatamente. Appena terminammo, decidemmo di andare a ballare. Spesso in estate c'è chi programma festini un po' ovunque: in locali affittati e pure in discoteche. Così, una volta lì, il tutto si è rivelato davvero una figata. Non so ballare e lo dico con molta tranquillità» accennò ad una risata «Però lì dentro ti senti leggero, vuoi muoverti come ti pare e ti senti pervaso da un'adrenalina assurda. Ad un certo punto mi distaccai tra la folla e andai verso il bancone del bar a prendermi da bere. Mi sono seduto e un ragazzo, che sedeva lì accanto, si rivolse a me presentandosi. Si vedeva da lontano quanto fosse ubriaco. Nulla, attaccammo bottone. Ci scambiammo battute, discutevamo delle nostre squadre preferite... insomma, di quello che due ragazzi sconosciuti, con la musica così alta da sentire a stento la voce dell'altro, possono parlare in una discoteca. Fin quando una ragazza si mise tra di noi, lo baciò e se lo portò via.» diede un'occhiata ad Alice «ogni tanto mi assicuro che non sia distratta, dottoressa. Se mi sto dilungando...»

«Ti seguo in ogni parola, Simone. Non limitarti, te lo ripeto. È fondamentale che tu affronta ogni tappa.»

Annuì «Quindi... lei era la sua ragazza, chiaramente. E fu allora, mentre rimasi a guardare il posto vuoto, che quella che chiamo dannata cosa si fece viva. Provando a spiegarla... è come se la bocca dello stomaco mi andasse a fuoco e premesse allo stesso tempo. Pensavo fosse l'alcol. Solo che quella sensazione continuò anche fuori. E non sparì nemmeno quando mi misi a letto nel cuore della notte. Avevo già capito la sua natura ma nel momento stesso in cui l'avevo compresa la respinsi immediatamente, e presumo sia per questo che continua a farmi male. Tirando le somme, quel ragazzo mi attraeva fisicamente. Di quei casi in cui si vede una bella ragazza e si pensa "cavolo, quanto me la vorrei fà "» arrossì leggermente per il modo diretto «solo che lo provai per un ragazzo. Sono stato fidanzato in passato, qualcosa di molto breve eh, e non avevo mai notato quella dannata cosa in me. E non penso ci sia mai stata.»

Aerei di carta #simuel Donde viven las historias. Descúbrelo ahora