Capitolo 8

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«Sono Simone, apri?»

«Non mi va.»

«Peggio per te, a me non servono questi appunti.»

«Faccio entrare solo loro.»

«Te dai una mossa?!»

Subito si sentirono passi svelti provenire da dentro e poco dopo la porta davanti a sé fece uno scatto lasciando intravedere un occhio ben aperto, che Simone pensò immediatamente di ignorare.

«Se non vedo quello che hai portato nun te faccio entrà.»

Lui alzò il quaderno davanti il viso «Via libera?»

«Mh...» intonò una mezza risata «mi hai convinto.» Manuel si fece di lato e lo lasciò entrare. Simone si guardò per un attimo intorno: una casa a pian terreno abbastanza ampia, con un ingresso che dava sulla cucina e un lungo corridoio che collegava le altre stanze.

Mostrava le spalle all'amico mentre si soffermò a guardare le foto incorniciate appese al muro. Ritraevano Manuel da piccolo solo e in braccio alla mamma; in particolare, a colpire l'interesse di Simone fu uno scatto di loro insieme mentre Manuel soffia le candeline.

«Eri tutto capelli.» fece.

L'altro si avvicinò per osservare la foto «Ero molto simpatico!»

«Appunto, eri.»

«Sta a vedere che nun me rivolge più a parola perché l'ho fatto aspettà fuori.» Manuel si rivolse a Simone mentre si spostò verso la cucina per aprire il frigorifero e prendere una bottiglia d'acqua.

Lui imitò una risata «Ah-ah, non sono così infantile» poi si girò a guardarlo, ma non in volto. «Ma tutto bene? L'acqua fredda? Non manca molto a dicembre e te stai a bere il ghiaccio?!»

Manuel bevve un sorso mentre con gli occhi cercava di catturare il suo sguardo, poi posò la bottiglia e si passò una mano sulle labbra bagnate «Ma pensa pe' te» camminò verso il corridoio «vieni, porta il quaderno» e scomparì dentro una stanza.

Simone lo seguì e posò il quaderno sulla scrivania della camera di Manuel, dove sembrava fosse scoppiata una guerra.

«Perdonami per il casino.» sistemò velocemente le lenzuola, schiaffeggiandole con le mani per stirarle «oggi mi sono rotto le palle a sistemare.»

«Sul serio te stai a scusà?»

Alzò le spalle «Mi hanno insegnato così.»

Lo guardò dalla testa ai piedi e capì subito il motivo di quel suo comportamento ma non voleva parlarne. E semmai il discorso fosse saltato fuori, non sarebbe stato per volontà sua.

«Anche se secondo me la stanza rispecchia un po' quello che siamo. A volte anche quello che cerchiamo.» si girò verso di lui «non trovi?» inclinò la testa «ah già, che te sto a dì a te. Tu sei il Balestra junior.»

A Simone questo lato faceva impazzire, perché sapeva che fosse qualcosa che Manuel aveva confidato solo a lui. Che condivideva solo con lui. La verità è che tutti gli argomenti filosofici che gli facevano torcere lo stomaco quando erano pronunciati dalla bocca di suo padre, diventavano meravigliosi detti da quel ragazzo.

Ma a Simone questo lato faceva anche del male, perché era convinto che anche un'altra persona ne fosse venuta a conoscenza.

Batté le dita sulla gamba «Guarda, ti ho portato quello che te dovevo portà. Vado che ho delle cose da sbrigare.»

«Che? Devi studià? Come se non avessi avuto del tempo.»

«Sono stato male, mica mi andava di studiare.»

Aerei di carta #simuel Donde viven las historias. Descúbrelo ahora