Languore

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Mani_di_carta spero che questa storia possa soddisfarti, anche se ci ho messo un bel po' per scriverla in quanto sono nel periodo di compiti ed interrogazioni facendo il quinto.

La mia vita non è affatto interessante, la percorro con disinteresse come fosse un vecchio film in bianco e nero che scorre in sottofondo ed io non sono altro che un umile spettatore, relegato sul suo sedile ed impossibilitato nel fare alcunché per cambiare la trama della pellicola, poiché essa è gia stata realizzata da altre mani, da altre menti e per quanto non mi piaccia, non mi è concesso di abbandonare la sala o distogliere lo sguardo cremisi da questa quotidianità soffocante.

Mi si parla continuamente di sogni, aspirazioni, amore e sentimenti caldi che mi suono esotici, così lontani ed inafferrabili come lo era la luna per gli uomini delle epoche passate, ormai convivo con la rassegnazione a questo insopportabile languore, questo sentimento di gelida decadenza ed infinita angoscia che mi ha privato del sorriso, ma non solamente di questo. Sono rimasto solamente con la mia rabbia che nutro verso me stesso, poiché non trovo la forza di svincolarmi da questa persona che non mi apparteiene e che tuttavia è il riflesso delle continue opposizioni e pressioni che mi sono state fatte fin dall'infanzia, da chiunque sia mai entrato in contatto con me, al punto che ora sono costretto a domandarmi se psso davvero considerarmi reale e vivo, non un vuoto manichino manovrato da infiniti fili.

Mi rigiro tra le coperte con lo sguardo occultato dalle palebre, la mia pena nell'esistere mi sta divorando come una bestia che ha già consumato il mio cuore e tutte quelle cose belle che rendono la gente entusiasta, lasciadomi con una noia asfissiante ed il desiderio che tutto termini presto affinchè, in una prossima vita, io possa afferrare la mia esistenza, liberandomi da questo stato di non essere, privo di scelte e libertà nel quale mi ritrovo. Sospiro, mia madre ha sempre preteso l'eccellenza da me, che fosse fisica o intellettuale, anche solo un mezzo gradino al di sotto della perfezione non è mai stato tollerabile perché la famiglia Bakugou ha un buon nome da rispettare; mio padre, per quanto gentile, si è assicurato che seguissi le sue orme, finendo per scegliere una facoltà universitaria che non mi interessa minimamente, lontana dal mio amore per la letteratura, la filosofia e la mitologia, tutti derivatami da quella passione ormai spenta che avevo per la lettura e persino i miei autodefinitisi amici pretendono che io condivida i loro interessi, che io mai mi allontani da questo personaggio scomodo e meccanico nel quale sono stato obbligato.

La noia e l'irritazione sono tutto ciò che mi è rimasto di quell'anima ormai marciscente, sul punto di sbriciolarsi completamente, non posseggo più neanche la capacità di provare dolore per la mia situazione tanto soffocante e la sua manifestazione, in quanto ho terminato le mie ultime lacrime all'età di dieci anni; ero un bambino ma ormai avevo pienamente compreso che la mia vita non mi sarebbe mai appartenuta e so bene che questo mio unico spiffero di semi-liberà si esaurirà quando avrò terminato gli studi. Non mi sarà più concesso di vivere separato dalla mia famiglia, con quel poco di sollievo dalle pressioni che sono comunque ognipresenti, con un altro sospiro abbandono ogni pesiero pesante grazie alla stanchezza che finalmente prevale, facendomi giungere nel mondo onirico.

Sono spaesato quando mi rendo conto d'esser circondato da un paesaggio che definire fantasioso è un eufemismo: sopra la mia testa si estende un infinito cielo, coperto di pesanti nuvole grigie come la mia vita e una fitta pioggia si scatena, scandita dalle forte stoccate di luce e suono provocate dai fulmini che lambiscono il cupo firmamento. Esso si mischia con l'acqua sotto i miei piedi, scindibile dalla volta celeste solamente a causa delle piccole onde che continuano a perturbarne la superficie, la quale risulta tanto innaturalmente rigida che riesco a camminarvi. Mi affretto a cercare riparo in questo vuoto mondo angosciante e nel giro di pochi passi finisco sotto la cupola di un padiglione, il quale si erge su una candida base marmorea con una breve scalinata che abbraccia il palco in legno di ciliegio, lucido ma fragrante a causa dell'umidità portata da quel perenne temporale; all'internò vi è una panchina realizzata sempre con quella calda tonalità di legname, rifinita però in ferro battuto con una trama che trovo molto piacevole. Solo successivamente noto le elaborate colonne in stile corinzio, dalle linee eleganti che narrano della maestria dell'arte greca, ben lontana da ciò che sono abituato a vedere qui in Giappone, però a sorprendermi è ciò che sorreggono: una cupola rosso sangue, brillante come fosse fatta di rubini e la presenza dell'erica, pendenti da vasi sistemati all'di sopra dei capitelli in modo che solo i fiori della pianta siano visibili.

One shots bakudeku/dekubaku (anche su richiesta)Where stories live. Discover now