Epilogo

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Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti

Quello stesso anno ero riuscita a fare l'incredibile, eravamo riusciti a essere incredibili.

Abu Dhabi aveva regalato gioie a Sebastian Vettel nel 2010, quando vinse il mondiale proprio qui. E ora toccava a me e lui aiutarsi e vincere.

Respirando a fatica e alternando lo sguardo tra lo specchietto e davanti a me, con i piedi e le mani che si muovevano da soli, a istinto, riuscii a tenere dietro Hamilton.
Trenta secondi che valevano sette secondi ancora più vicini al mondiale.

-Max ha recuperato sette secondi, sei stata grande Agata- la voce di Christian mi arrivò metallica e poco chiara ma sorrisi comunque.

Pochi secondi dopo l'impossibile, accade nuovamente l'impossibile: Latifi finì a muro e io fui costretta a ritirarmi perché il mio dovere lo avevo fatto.
Ero scesa dalla monoposto pensando a tutta la stagione appena passata e mi ero poi abbassata la tuta perché faceva un caldo impressionante.
Presi dell'acqua e mi asciugai il viso prima di legare velocemente i capelli in una treccia.

Dopodiché mi recai al Pit Wall, con le cuffie alle orecchie, per parlare con Max.
-Hey- dissi sorridendo.
-Hey, sei stata fantastica, grazie-
-Lo so, ma ora tocca a te, Max, per l'ultima volta. Sono piuttosto sicura che la Safety rientrerà al prossimo giro e avrai un giro per vincere, sedici curve, otto rettilinei. Ventiquattro possibilità per vincere -
-Lo so. Grazie per prima- sorrisi.
-Buona fortuna-
Chiusi il collegamento mentre Christian gli comunicava che la Safety sarebbe rientrata.

Un giro dopo io e tutti i meccanici stavamo correndo alle transenne, con il cuore a mille, increduli ma orgogliosi, fieri di lui.
Max era campione del mondo, Max ce l'aveva fatta.

Mi strinse a sé quasi soffocandomi mentre ridevamo come pazzi.

-Sei campione Max, campione, il migliore- sussurrai.

Mi baciò e poi venne trascinato dalla folla che festeggiava.

Lo guardai esultare, urlare, con il viso pieno di lacrime e sudore: era la faccia di chi ce l'aveva messa tutta, di chi si meritava ciò che aveva guadagnato dopo enormi sacrifici e sofferenze.

Max se lo meritava, si meritava tutto, si meritava l'amore e tutte le sorprese che gli avrebbe riservato la vita.

-Ti amo Agata!- urlò dallo yacht, ubriaco, mentre ridevo. Alzai il calice verso di lui e gli urlai che lo amavo anche io per farmi sentire sopra la musica di Martin Garrix.

Oscar non era messo meglio ma anche lui lo aveva fatto, aveva vinto il campionato di Formula 2, e si meritava anche lui tutta questa felicità.

La spensieratezza di Max mi fece ridere ancora una volta e guardai le stelle nel cielo, sperando di poterle guardare ancora e ancora.

Non sapevo dove sarei stata domani, dopodomani, o il prossimo anno. Ma volevo essere al fianco di Max, possibilmente in Formula 1, e vivere altre mille giornate come questa.

Arrivai alla conclusione che la mia vita era cambiata in meglio davvero molto velocemente, come una monoposto di Formula 1 che nemmeno vedevi sfrecciare, come un battito di ciglia.


Battito di ciglia | Max Verstappen Where stories live. Discover now