Nuova vita

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*5 anni dopo*

Il mio primo colloquio di lavoro più strano di sempre fu quello con un uomo bizzarro chiamato "Il professore" non voleva dirmi il suo nome e nessuno si era presentato. Era tutto così misterioso che mi piaceva da morire. Il bello è che nemmeno l'avevo prenotato, si era presentato quell'uomo, che mi portò qui.

Con il tempo riuscii a capire molte cose di ciò che stava accadendo intorno a me e riuscii a ritrovare me stessa, ero cresciuta, avevo imparato le lezioni della vita e i miei errori, tirai fuori il giusto carattere che mi serviva, ovvero forte e maturo per affrontare i problemi della vita. Però restai nei pressi di Madrid per restare in buoni rapporti con Mencìa, la mia migliore amica.
Zulema Zahir? Non avevo mai sentito questo nome in vita mia.

"Quindi, ti senti degna di questo lavoro?" chiese il professore aggiustandosi gli occhiali neri, appoggiando il mio curriculum sulla sua scrivania. Lo squadrai dalla testa ai piedi, studiando ogni suo movimento. Uno come lui non l'avevo mai visto: era intelligente, astuto, non si lasciava scappare nessun dettaglio, attento, orgoglioso, testardo, combatteva per ottenere ciò che voleva e manipolatore, molto manipolatore. Un passato difficile, morte di parenti da superare, passo molto difficile della sua vita. Non riuscì ad andare avanti per una morte in particolare, forse qualcuno di molto importante per lui che gli stava molto vicino, fratello o padre.
"Lei mi è piombato davanti perché ha pensato che io sia in grado di svolgere questo lavoro: io sono in grado di fare tutto e se davvero mi ha osservata, dovrebbe sapere benissimo che posso anche uccidere senza rimpianto." dissi mettendomi comoda sulla poltrona, accarezzando i miei folti capelli d'oro ormai lunghi.
L'espressione del professore era sorpresa e restò a fissare il vuoto per qualche istante per poi iniziare a parlare "Nessuno ha detto che l'abbiamo osservata e nessuno ha detto che deve uccidere qualcuno." 

"Lei è un uomo abbastanza critico, non chiamerebbe qualcuno per domandare una cosa del genere. Quelli alla porta hanno un coltellino al polpaccio destro e due pistole: una dietro alla sinistra, sotto la loro orrenda tuta rossa e una davanti poco dopo l'apertura della cintura. Quella dietro è forse una terzetta e quella davanti una glock 17. Quindi o siete assassini o rapinatori, deduco più la seconda visto le telecamere e quelle strane maschere di Dalì" dissi con piena sicurezza su ciò che stavo dicendo, e il professore ancora più sorpreso si schiarì la voce, ma non seppe cosa dire così si limitò ad osservare i miei movimenti. "Si può fumare qua dentro?" chiesi innocentemente afferrando il mio pacchetto di sigarette e il professore annuì, così ne presi una e l'accesi, avvicinandomi ad una delle tante finestre.

"Sa, è per questo che l'ho scelta. Non si fa scappare nessun dettaglio, proprio come me." disse il professore avvicinandosi a me, guardando fuori dalla finestra, come se stesse aspettando qualcuno. "Mi dia del tu, non sono ancora vecchia." dissi spargendo il fumo nell'aria e il professore mi riservò un piccolo sorriso. E una volta finito di fumare mi diressi alla sua scrivania, per dare un'occhiata al mio curriculum, era proprio fatto bene. "Proprio fatto bene" dissi orgogliosa di me e il professore annuì sorridendomi "Chi stiamo aspettando?" chiesi guardandolo con la coda dell'occhio, mentre mi mettevo comoda su quella sedia girevole "Aspettiamo una persona che ti accompagnerà al tuo appartamento, lo condividerete." rispose aggiustandosi la cravatta. "Quindi sono dentro?" chiesi con eccitazione, mi piaceva il rischio e ormai mi nutrivo di quello, e far parte di una banda che faceva rapine era ciò che mi ci voleva per vivere bene. "Beh, non è ovvio? Benvenuta Barcellona." rispose il professore mettendo apposto dei fogli, mentre guardava i filmati in diretta che proiettavano le telecamere. "Barcellona?" chiesi inarcando un sopracciglio "Tutti devono avere un nome in codice: nessuno sa l'identità di nessuno, nessuna relazione sentimentale, solo e soltanto rapine tra sconosciuti."

Meglio tardi che maiWhere stories live. Discover now