CHAPTER 44

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Playlist

• Iris - Goo Goo Dolls
• Until I Found You - Stephen Sanchez
• For Emma - Bon Iver

La macchina camminava lenta lungo il tragitto per tornare a casa di Cook, Gea aveva allungato i piedi sul cruscotto, un braccio pendeva fuori dal finestrino e tra le dita dell'altra mano era appesa una sigaretta. Ogni tanto l'avvicinava alle labbra di James per fargli prendere un tiro, era assurdo che si sentisse cosí rilassata dopo l'ora terrificante che avevano passato con Cassie e Sidney, pensò che alla fine non le fosse andata cosí male: avrebbe potuto sempre trovarsi nella situazione di Michelle, incinta. Con Alex.

Si fermarono ad un semaforo, erano quasi arrivati, James assottigliò lo sguardo e poi assunse un'espressione che ormai lei aveva imparato a leggergli bene sul volto: malizia. Affondò con le dita nella sua coscia, lei rimase ferma mentre s'infilava oltre i buchi delle calze a rete. Arrivò fino all'inguine, dovette fermarsi solo perchè era scattato il verde, allora fu lei a posargli una mano sulla gamba, ad accarezzargliela, scendendo con il polpastrelli verso l'interno della coscia. Lo vide serrare la mascella e scivolare con la schiena sul sedile, stava cercando di rimanere concentrato. Accelerò, più correva verso la destinazione e più lei si avvicinava al cavallo dei suoi pantaloni, malefica e maliziosa. Cercò il suo sguardo ma James non osò distrarsi dalla strada, quando scivolò sulla cerniera chiusa e sui bottoni gli lesse sul volto la sofferenza di non poter fare nulla, avrebbe voluto fermarsi da qualche parte e farla sua ma doveva aspettare. Lei si allontanò improvvisamente. « Sei una stronza... »
« Non ti conviene chiamarmi cosí. »
Aveva lo sguardo infuocato, le labbra umide e sentiva già caldo. Si fermarono ancora, Gea si avvicinò nuovamente al suo corpo e gli lasciò una scia di baci sul collo, le piaceva quando comandava, quando doveva per forza aspettarla. Tornò con la mano tra le sue cosce e lo sentí ansimare, piano. Svoltò appena potè, eccitato, troppo veloce. Se fosse passato qualcuno l'avrebbe sicuramente preso, ma non ci pensava, il suo cervello era completamente annebbiato. Parcheggiò, il palmo di Gea ancora premuto su di lui. Finalmente potè guardarla, non la baciò solo perchè era consapevole che se avesse iniziato non avrebbe smesso, non ne era capace.
« Che cazzo. » Uscironò dalla macchina e lui dovette legarsi la giacca in vita per coprirsi, Gea se la rideva.

Infilò le chiavi già saldamente tenute in mano nella serratura e quando furono dentro non perse tempo: si era dimenticato della cena, di Freddie e di qualsiasi cosa non fosse la voglia che avesse di infilarsi in mezzo alle cosce aperte di Ligeia. La spinse contro la porta e fu quasi violento, lei ansimò piano, fece cadere il cappotto a terra e gli morse le labbra gonfie. « Considerala la tua ricompensa. »
« Sei incredibile. » Glie lo sussurrò senza fiato, mentre le sollevava già la gonna per tirarle giù i collant fastidiosi.

Passarono tutto il tempo a rigirarsi tra le coperte, a fingere che non stessero facendo sesso solo per sentire il calore di qualcuno addosso, che non fosse solo l'ennesimo modo per sfogare qualsiasi paura, l'ansia e il terrore di perdere un'amica.
Era cosí raro si sentissero davvero appagati, apprezzati, desiderati. Sembró loro un modo piacevole per evitare i pensieri e affaticare il corpo. James aveva le mani premute contro la schiena inarcata di Gea che si muoveva seduta su di lui, lo sentiva scivolare nel suo corpo e tremava di piacere ogni volta che si spingeva in avanti. I capelli corvini le ricadevano lungo la schiena imperlata di sudore e il capo era rivolto verso l'alto, la bocca chiusa e le mani ancorate a lui.

Era cosí facile fingere di amare qualcuno mentre il suo nome le usciva dalle labbra strozzato dal respiro pesante, mentre le assaggiava i capezzoli e le leccava la pelle nei punti più sensibili.

Quando ebbero finito si accasciarono sul letto, stanchi. Non erano mai stati troppo romantici, non amavano rimanere in silenzio a guardarsi, non parlavano neppure mentre scopavano. Solitamente James diceva qualcosa di stupido, ridevano e poi si addormentavano, sfiniti da qualche pasticca di troppo. Invece quella volta erano completamente lucidi, si accorsero che stare insieme fosse meglio di qualsiasi droga. Lui si mise su un fianco e cercò di decifrare lo sguardo blu di Gea, le si avvicinò per morderle le labbra, poi l'accarezzò sul ventre.
« A che pensi? »

No BusesWhere stories live. Discover now