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Steven's POV

<Ieri il pesce aveva una sola pinna. Era così quando l'ho comprato. Oggi invece, che cosa vede?> chiedo alla commessa.
<Io vedo due pinne>risponde.
<Esatto! È normale o-> inizio ma mi interrompe.
<Se vuole cambiarlo d'accordo, ma come ho detto ieri, tutti i pesci hanno-> stavolta la interrompo io.
<Aspetti, come sarebbe ieri?! Io non sono stato qui ieri>.
<Si, certo. Senta come le ho detto già detto, tutti questi pesci hanno due pinne. Non importa cosa dice il film Nemo. Trovi un negozio di animali che vende pesci disabili e vada lì. Io non ho tempo>. Guardo l'orologio.
Cosa?
<Aspetti, quell'orologio va bene? No è impossibile. Sono sveglio da poco>. La commessa inizia a dire qualcosa, ma non l'ascolto più.
Cavolo, la cena.

Mi metto una camicia, una giacca e una cravatta. Voglio essere formale stavolta.
Oh no! Mi sono dimenticato di darle il buongiorno! Vabbè tanto tra poco ci dobbiamo vedere.
A proposito, mi devo muovere.

Arrivo al ristorante e mi siedo ad un tavolo, aspettandola.
Dopo un po' arriva il cameriere.
<Aspetta qualcun altro signore?> mi chiede.
<Si, non promette bene, eh?> sospiro afflitto.
Prendo il telefono e la chiamo.

-Steven? Sei tu?-

-Certo che sono io! Chi dovrebbe essere?-

-Ma dove diavolo eri finito?! Ti ho mandato messaggi! Ti ho chiamato! Per giorni! E adesso te ne esci così?!-

-Ma che stai dicendo? Ti manco così tanto dopo un giorno? Sono al ristorante. Per l'appuntamento-

-Steven, ci sono già andata all'appuntamento. E tu non c'eri. Ho aspettato per ore, e tu non sei mai arrivato. Allora ti ho chiamato, più volte, e tu non hai risposto-

-No no, che stai dicendo! Oggi è venerdì!-

-Forse hai battuto la testa, o che so io. Ma oggi è domenica. Non ho avuto tue notizie per cinque giorni. Ero preoccupata. Ma forse questo non ti interessa a quanto pare-

-Aspetta aspetta aspetta. Oggi è domenica?! Non può essere domenica. Ci siamo visti ieri sera. Ed era martedì-

-Addio Steven-

Ha riattaccato...ma-ma.
Fermo un cameriere.
<Scusi, che giorno è oggi?>.
<Domenica signore> risponde.
<No, davvero?>.
Ma-ma ieri era martedì...
<Vuole ordinare qualcosa? La cucina chiude fra poco>.
<Una bistecca, per favore>.
<Certo, che taglio preferisce>.
<Si, ecco, io vorrei il taglio migliore della carne>.
<Il filetto, il taglio centrale. E come lo preferisce?>.
<Buono. Si, molto buono>.
<Io, ehm, lo farò fare ben cotto>.

Non può essere domenica. Non può...

-Ciao mamma. L'appuntamento è andato tutto bene. Le sono piaciuti tanto i fiori e i cioccolatini. Penso che te la farò conoscere presto. Stiamo benissimo insieme, e lei è una persona fantastica. Comunque ti racconterò meglio domani. Ciao ciaoino-.

Arrivo inconsciamente sotto casa sua e decido di citofonare.
-Chi è?-
-Sono io-
-Che vuoi?!- mi urla contro.
-Ti prego, ti supplico, fammi entrare. Ti-ti spiego tutto-. Il portone si apre ed io entro.

La vedo sullo stipite della porta. Una felpa larga, i capelli spettinati e gli occhi arrossati. Gli occhi mi diventano automaticamente lucidi a vederla così.
<Rose->.
<Che vuoi>. La sua voce è dura e gelida come il ghiaccio.
<Possiamo entrare?> le chiedo avvicinandomi alla porta, ma lei mi ferma.
<Quello che mi devi dire, me lo puoi dire anche qui>.
<Io-io non so cosa sia successo. Mi-mi sono svegliato in un villaggio, non so dove. Ho visto cose strane. Tanto strane. Non-non ricordo dei pezzi e...sono spaventato. Sentivo una voce nella mia testa e-e poi mi sono svegliato stamattina, in camera mia. E non so come, sono passati giorni. I-io non so nulla. Non mi ricordo nulla> la disperazione prende il sopravvento e la abbraccio di scatto, rifugiandomi in lei.
Rose sospira, ma alla fine ricambia l'abbraccio, strofinandomi la mano sulla schiena.
Mi fa entrare e mi prepara un thé caldo.

<Ti avevo comprato dei cioccolatini e dei fiori> dico tirandoli fuori e un piccolo sorriso le spunta sul volto.

<Ti va di venire a casa mia? So che non te l'ho mai chiesto, ma voglio stare con te. Soprattutto la notte. Lo so che non siamo mai stati insieme la notte, per i nostri problemi, ma ti prego. Vieni> la prego e lei alla fine acconsente.

Arriviamo a casa mia. Lei si guarda intorno e alla fine saluta il pesce.
<Steven, hai graffiato tutto il pavimento. Almeno il tavolo alzalo quando lo sposti> dice indicandomi il pavimento. Aggrotto la fronte.
<Ma io non l'ho spostato il tavolo>.
Le vado in contro.
Il pavimento è graffiato davvero.
Lo sposto seguendo i graffi e vedo un'asse del muro storta.
Salgo sopra il tavolo e tolgo la trave.
Delle chiavi?

<Che cosa aprono queste chiavi?> mi chiede Rose.
<Non lo so. Non sapevo neanche della loro esistenza> rispondo. Lei le prende in mano.
<A quale nome sono intestate?> le chiedo.
<Ad un certo...Marc> dice irrigidendosi un po'.
<Non so chi sia>.
<Allora andiamo a scoprirlo>.

-Steven- mi giro, ma non c'è nessuno.
È la voce, ma è diversa.
-Steven- ancora nessuno.
<Che ti prende?> mi chiede la ragazza.
<Non l'hai sentito? Qualcuno mi ha chiamato> rispondo, lei aggrotta la fronte.
<Steven ci siamo solo noi. Nessuno ha parlato>.

Colpi di luce notturnaOpowieści tętniące życiem. Odkryj je teraz