Prologo

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Da mesi Aurora non stava più bene. Sentiva di aver sbagliato tutte le scelte fatte fino ad allora. Aveva lasciato l'università in un momento di crisi, cambiato continuamente lavoro e, infine, accettato e mantenuto un impiego che la logorava nel profondo, le consumava le energie e non le permetteva di dedicarsi a nulla di ciò che amava. Aveva preso in affitto un bilocale in periferia quando era arrivato il contratto a tempo indeterminato e si era raccontata che sarebbe stata una soluzione momentanea, che prima o poi avrebbe trovato il modo di fare ciò che davvero desiderava e trasformarlo nel suo lavoro.
Poi però, a distanza di due anni, si era arresa.
Il lavoro le prendeva tutta la giornata e quando tornava a casa aveva a malapena le forze di cucinare qualcosa alla veloce, per poi buttarsi sul divano con in mano un libro che, per quanto ci provasse, riusciva a stento ad aprire per leggerne un paio di pagine, prima di addormentarsi.
Essere sola non migliorava le cose. La sua ultima relazione risaliva a tre anni prima, con Chris, sparito di punto in bianco senza una spiegazione.

~

2019

Si erano sentiti al telefono il pomeriggio tardi, mentre Aurora stava mettendo in valigia le ultime cose prima della partenza.
Avevano parlato così tanto di fare quel viaggio insieme che quasi sembrava impossibile che lo stessero facendo davvero.
A fine telefonata, si erano dati appuntamento per il mattino dopo alle 8 alla stazione dei pullman di Porta Nuova, da cui avrebbero preso insieme la navetta per Malpensa.
Ma Chris, il mattino dopo, non c'era.
Era stato inutile anche provare a chiamarlo, il telefono risultava spento. L'unica cosa che rimaneva da fare, era andare a casa sua.
Così, in una corsa frenetica e con il cuore in gola era tornata a casa, aveva posato le valigie tra le domande di sua madre e suo padre che, stupiti, la sapevano già in viaggio per l'aeroporto e aveva preso le chiavi di scorta di casa di Chris, le chiavi dell'auto ed era corsa di nuovo giù in strada.
Era riuscita a malapena a guidare, la sensazione che fosse successo qualcosa le martellava in testa perché lui non era il tipo da mancare un appuntamento, non il Chris che conosceva lei, sempre in anticipo, sia sul lavoro che nella vita privata.
Arrivata sul pianerottolo, con le mani tremanti, le ci era voluto parecchio per riuscire ad infilare la chiave, tanto coraggio per aprire la porta e ancora più coraggio per non scoppiare a piangere dopo aver visto quel che c'era ad aspettarla.
Nulla.
La casa che per due anni era stata anche un po' la sua, che li aveva visti diventare una coppia, in cui c'erano alcuni dei loro più bei ricordi, la casa che da lì a poco sarebbe diventata ufficialmente la loro prima casa, era vuota.
Chris se n'era andato.
Tutto ciò che restava, erano i mobili del proprietario di casa: un tavolo, la cucina ed il letto. Non c'era traccia del passaggio della persona con cui aveva condiviso gli ultimi anni della sua vita.
Tutto ciò che restava di Aurora, era raggomitolato a terra, in un angolo del soggiorno.

~

Da allora, si era buttata a capofitto nel lavoro. Per quanto lo odiasse, gli aveva dedicato ogni fibra di sé, ogni minima energia. Era tutto ciò che aveva, l'unica arma disponibile a combattere quella sensazione che aveva da tempo baipassato lo stomaco, per arrivare molto più in alto. Quel che sentiva era un vuoto al cuore, molto oltre alla sensazione di solitudine.
Ciò che aveva desiderato per sé, ora le appariva come il desiderio di una ragazzina ingenua che credeva all'esistenza del solo lato positivo della vita.
Non aveva previsto di trovarsi quasi completamente sola a 29 anni; non l'aveva minimamente sfiorata il pensiero che non si sarebbe laureata prima dei 30 anni, come tutti i parenti e gli amici si aspettavano e certamente non avrebbe immaginato neppure lontanamente che non si sarebbe laureata affatto; non avrebbe mai creduto che Chris se ne sarebbe andato, lasciando lei ed i suoi progetti di vita, di coppia, di matrimonio e di famiglia felice in stile pubblicità dei biscotti, completamente insoddisfatto;
Non sospettava minimamente che il lavoro che avrebbe pagato il suo affitto, l'avrebbe fatta svegliare in preda ad attacchi di panico ogni giorno e che l'unico pensiero che l'avrebbe accompagnata durante tutta la giornata, sarebbe stato quello di poter tornare nel suo modesto, per non dire striminzito, bilocale ai confini della città, in cui l'attendeva... nessuno.
Sentiva il peso delle aspettative tradite di tutti sulle sue spalle, ma ciò che davvero la divorava da dentro, era la delusione verso sé stessa. Non era riuscita a lottare per ciò che voleva, per il lavoro che desiderava fare fin dall'età di dieci anni, per gli anni di studio sprecati inutilmente perché non emotivamente in grado di proseguire.
E questo non riusciva davvero a perdonarselo.

Questa era Aurora.
Dico era, perché ciò che fin'ora vi ho raccontato è ciò che Aurora è stata fino a qualche mese fa, quando un giorno, uscendo di casa, la sua vita ha cambiato radicalmente percorso.

Ma ci arriveremo.

L'inverno di AuroraDonde viven las historias. Descúbrelo ahora