6. Sᴇɪ ғᴇʟɪᴄᴇ?

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Capitolo 6, sei felice?

🔞IN QUESTO CAPITOLO CI SONO SCENE CHE POTREBBERO URTARE LA SENSIBILITÀ DI ALCUNI LETTORI!!! (ARGOMENTI FORTI; VIOLENZA FISICA E SESSUALE, ALLUSIONI SESSUALI, LINGUAGGIO SCURRILE)🔞

« 𝐸 𝑝𝑒𝑠𝑎𝑛𝑜, 𝑢𝑐𝑐𝑖𝑑𝑜𝑛𝑜
'𝑠𝑡𝑖 𝑐𝑎𝑧𝑧𝑜 𝑑𝑖 "𝑡𝑖 𝑎𝑚𝑜
_𝐏inguini𝐓attici𝐍ucleari

💥

Izuku?”
La voce di Toshinori fece aggrottare le sopracciglia di Katsuki.
“Izuku sta dormendo, se ti serve qualcosa puoi dire a me.”
A seguire quella frase ci fu un lungo silenzio.
A un certo punto Kacchan temette che Toshinori non gli rispondesse più o che stesse valutando di mettere giù il cellulare, ma poi parlò.
Kacchan aveva già litigato in precedenza col superiore di Izuku, tante, troppe erano state le volte in cui quell'uomo aveva cercato di farlo ragionare sul suo futuro, di portarlo sulla retta via, ma Katsuki di fronte alle sue lunghe prediche aveva sempre fatto orecchie di mercante.
Voi due state insieme? Dov'è Shinso? E Inko?” chiese sorpreso il mentore di Izuku dall'altro capo della cornetta.
Kacchan sbuffò.
“Izuku sta dormendo, se ti serve qualcosa dici a me.” ripeté cercando di mantenere il tono stabile.
Si tratta di uno dei bambini che ha salvato...” iniziò Toshinori con la voce grave.
Kacchan s'irrigidì.
“Hah?"
Sta per essere operato e non sa se sopravvivrà e vorrebbe vederlo” la voce di Toshinori si era fatta più fioca; nonostante fosse un eccellente poliziotto l'idea che un bambino potesse morire lo faceva scombussolare a tal punto. Non gli andava giù e Katsuki sapeva di certo che anche Izuku avrebbe dato la sua vita se fosse servito a far vivere quel bambino.
“Quando lo operano?”
Domani pomeriggio”
“E che cazzo chiami a fare a quest'ora?” sbraitò Katsuki con il cuore che galoppava forte nel petto; pensava sarebbe successo di lì a breve.
Volevo parlare un po' con Izuku...ma lo richiamerò, buona serata Katsuki.”
Toshinori chiuse la chiamata senza aspettare una risposta da Kacchan e quest'ultimo ringhiò.
“Fanculo!” imprecò rimettendosi seduto con la testa accanto al braccio di Izuku.
Stava per chiudere gli occhi anche lui quando avvertì il cellulare di Izuku squillare di nuovo. Imprecò mentre si rimetteva seduto e accettava la chiamata.
“Chi cazzo è?”
Bakugou?
Il tono confuso di Shinso fece venire voglia a Kacchan di sbattere il cellulare contro il muro.
Dov'è Izuku?” domandò Hitoshi con una chiara punta di nervosismo nella voce; Kacchan però ci lesse anche un po', anzi tanta, preoccupazione.
“St- ho preso per sbaglio il suo cellulare” proruppe grattandosi il collo agitato.
E quindi Dov'è Izuku?
Kacchan sbuffò.
“E io che cazzo ne so, ah?!” ringhiò cercando di non palesare la sua agitazione attraverso il tono.
Se scopro che mi stai mentendo...-”
“Cosa?Ah, che cazzo mi fai?” sibillò con un ghigno a storcergli le labbra; non vedeva l'ora che quel deficiente faccia da morto  lo sfiorasse anche solo con un dito, allora si che lo avrebbe ammazzato! - e anche con piacere- perché l'idea che quello schifoso avesse toccato il suo Izuku proprio non gli andava giù.
Vaffanculo Bakugou” sentenziò l'altro mettendo giù il telefono.
Kacchan fu davvero sul punto di lanciare il cellulare contro il muro.
Sentiva i nervi tendersi sotto la pelle talmente tanto da causargli i brividi.
Maledetto stronzo... Izuku era suo, irrimediabilmente suo, non accettava neanche per finta che quello stronzo glielo portasse via.
Non si accorse nemmeno di star rilasciando i suoi feromoni, finché non vide gli occhi di Deku aprirsi.
“Kacchan...” mugolò il verdino con un sorrisetto innocente sulle labbra. E Bakugou sentì di poter morire; lì e proprio allora.
Se Izuku lo guardava così, lui sarebbe morto.
Con quegli occhi verdi, profondi e vivaci come la primavera stessa, con le labbra incrinate, le gote rosse.
Kacchan lo avrebbe guardato fino all'ultimo respiro.
Izuku allungò una mano e gli sfiorò piano la guancia mentre sorrideva docilmente; Kacchan sentì il cuore battere all'impazzata. Per un secondo, per un nanosecondo pensò a come sarebbe stato vivere la sua vita con Deku che gli sorrideva in quel modo ogni volta che apriva gli occhi e sentì di poter impazzire. Cazzo se lo voleva.
Poi però Izuku sgranò gli occhi. La bella e candida curva che gli aveva incurvato le labbra svanì e nei suoi occhi verdi tornò...la paura.
Arretrò pietrificato e si portò una mano a ventre, scoprendo con una punta di disperazione quella di Kacchan.
Il biondo si affrettò a spostarla ed a spostarsi di qualche centimetro, lasciando ad Izuku il suo spazio.
Gli faceva male, gli faceva un male cane vederlo così, ma cosa poteva farci? Era solo e soltanto colpa sua, come ogni fottuta volta, lui non faceva altro che fargli del male.
Lo faceva ad entrambi, anzi a tutti e tre ora.
“Scusami...stavo solo...controllando che stesse bene” mormorò il biondo abbassando gli occhi.
Izuku non rispose.
Si mise a sedere lentamente e quando Kacchan lo vide barcollare leggermente fu tentato di allungare la mano per aiutarlo a sorreggersi, ma non lo fece.
Doveva stare al suo posto, come gli aveva ricordato la sua coscienza e bastardo a metà con quel suo maledetto gancio che gli aveva fatto girare la testa per venti minuti buoni; tuttavia, avrebbe voluto che gli facesse più male, avrebbe voluto che lo uccidesse. Solo così Izuku avrebbe potuto vivere la vita che meritava senza pensare a un maledetto stronzo come lui.
Magari con il bicolore al suo fianco, o se proprio doveva e se lo amava allora sarebbe stato Shinso.
L'importante sarebbe stato vederlo felice.
“Ti vorrei far ridere sempre nerd, invece non faccio altro che farti piangere” asserì quasi tra sé e sé, ma Izuku lo sentì benissimo.
“Mi sono sempre piaciute le cose difficili.”
A quella risposta Katsuki sollevò velocemente lo sguardo, incontrando con sorpresa quello del verdino.
Izuku lo stava guardando, anzi, stava guardando dentro di lui, dritto al suo cuore, come se avesse i raggi x.
Katsuki odiava mostrarsi debole, odiava che tutti vedessero che sotto il bambino prepotente e sboccato c'era molto di più, un mondo intero da visitare.
Le scritte sulla sua anima Izuku le aveva lette una ad una, le ferite sul suo cuore le aveva baciate una ad una, le lacrime nascoste nel suo corpo le aveva asciugate tutte, con le sue stesse mani, e quel lucchetto che chiudeva la sua essenza al resto del mondo, che non aveva apparentemente chiave lui era riuscito ad aprirlo, l'aveva creata lui una chiave. E ci era riuscito in così poco tempo che Kacchan ne era rimasto sbalordito. Se ne era innamorato come un cretino e come un cretino aveva pensato di non meritarlo, di non poterlo avere, perché era come paragonare la luna a un buco nero.
Izuku era tutto il suo mondo e Kacchan non meritava di assorbirlo.
Proprio mentre Katsuki stava per aprire bocca il cellulare di Izuku riprese a squillare.
Il verdino sobbalzò, Kacchan imprecò.
Glielo porse con mano tremante e stette ben attento a non far sfiorare le loro dita, sarebbe stato troppo, poi avrebbe voluto stringergliele tra le sue, essere cullato e rassicurato, ma non potevano.
Kacchan  lo guardò parlare al telefono mentre mille e mille pensieri gli passavano in testa.
“Devo...andare” biascicò Izuku una volta che ebbe riattaccato. Guardava appena Katsuki, il quale si limitò ad annuire.
“Dov'è Shoto?” chiese poi mettendosi in piedi con l'aiuto del bracciolo del sofà.
“In cucina, penso” asserì il biondino, seguendo il suo esempio rimettendosi in piedi.
Izuku si avviò verso la porta della cucina e Katsuki lo seguì.
Fu il verdino ad aprire la porta della stanza, ma Katsuki il primo a captare quello che stava succedendo; Xander era seduto sul piano della cucina con le cosce ai lati di quelle di Shoto, che era praticamente in mezzo alle sue gambe.
Il bicolore gli avvolgeva un fianco con la sua mano, lo tirava a sé con la stessa e aveva le labbra posate su quelle dell'omega, il quale gli accarezzava la nuca con la mano e lo spingeva contro di sé.
C'erano così tanti feromoni in quella stanza che Izuku arretrò un poco, finendo contro il petto di Katsuki, il quale, però lo strinse a sé posandogli appena una mano sul fianco.
C'era qualcosa nei feromoni di Xander che fece diventare gli occhi di Izuku lucidi; era un profumo così nostalgico, così amaro, così doloroso, da risultare struggente.
Faceva male.
Sembrava stesse soffrendo nonostante la felicità che provava, come se fosse in allerta, come se non si fidasse completamente, come se non fosse abbastanza sicuro, ma allo stesso tempo stesse bramando quel contatto.
Sembrava che per baciarsi si stessero facendo del male.
“Hah? Si può sapere che cazzo succede?” sbraitò Katsuki facendo staccare i due ragazzi.
Shoto guardò verso la porta, abbozzando un sorrisetto verso Izuku; aveva le labbra gonfie e le pupille dannatamente dilatate.
Xander al contrario sembrava più posato, più pacato.
Le labbra schiuse e lucide di saliva, anzi, delle loro salive mischiate, le guance cremisi, gli occhi vitrei.
“Scusate...” mormorò Izuku voltandosi mentre se ne andava velocemente in salotto.
Katsuki lo raggiunse poco dopo, sbuffando indignato.

You hurt me, BakudekuWhere stories live. Discover now