Tre mesi dopo

498 21 0
                                    

Sono sull'aereo che mi porterà San Francisco, ho solo due ore di sonno sulle spalle, stanotte ho dormito poco per l'ansia, non ho mai preso un aereo in vita mia, avrei dovuto portare qualcuno.

No, non è vero, è una cosa che devo fare da sola.

Sono passate più di 12 ore e ora sto volando sull'oceano atlantico.

Mancano solo 5 ore di viaggio, poi all'aeroporto vado a prendere la macchina che mi sono fatta portare in America da alcuni miei contatti, ovviamente non mi sono portata la mia, era troppo complicata da portare, aveva troppe modifiche, la dogana l'avrebbe fermata comunque.

Ho portato quella più tranquilla, una Mustang Pony del '69.

Era la macchina di mio padre, almeno potrei sperare che qualcuno di quel team la riconosca.

Stiamo atterrando, non ho dormito, ho gli occhi gonfi e ovviamente quando non dormo divento nervosa e in questo caso non mi aiuta.

Ovviamente ho preferito prendere delle precauzioni, nel vagone porta oggetti della macchina ci ho fatto mettere una pistola automatica a 9mm e qualche munizione.

Tanto in America non serve il porto d'armi, non dovrebbero crearmi problemi.

È notte, devo cercare un posto per dormire.

Penso di andare in qualche Motel, poi domani mattina cercherò di capire dove devo andare.

La mattina seguente

Anche stanotte ho dormito poco.

Non so perché, speravo che arrivando in America sarei riuscita a calmarmi, ma penso che a questo punto non ci riuscirò finché non lo troverò.

Mi vesto comoda, ho la sensazione che dovrò guidare tanto per trovarlo.

Vado al bar del Motel a prendere un caffè, pago la notte e decido di girare per qualche officina e di cercare il migliore pilota americano.

1,2,3 officine e tutte e tre mi hanno dato nomi diversi.

Cazzo.

L'unica cosa che mi rimane da fare è andare a una delle corse clandestine più grande che facciano qui in America.

Quella nel deserto, vicino Las Vegas.

Devo partire subito, sennò rischio di non fare in tempo.

8 ore di macchina e già sono qui.

L'America sembra così grande che pensavo ci volesse di più.

Decido di riscaldare un po i piedi.

Purtroppo il fuso orario mi ha sabotato tutto, sono piena di crampi, soprattutto sulle gambe.

Devo cercare di sciogliere i muscoli sennò rischio di farmi male.

Più avanti, davanti a me c'è un passaggio a livello.

È esattamente un quarto di miglio da qui.

Tengo il piede sul freno e intanto scaldo il motore.

Lo sento ruggire sotto di me, sento il volante vibrare.

Parto.

Adrenalina, paura, ansia e rabbia si mischiano insieme.

E se quello che mi sta mantenendo da almeno 2/3 anni non mi volesse vedere e lo fa solo perché si sente in dovere di farlo?!

Preferisco non pensarci.

I miei sono morti in un incendio doloso quando io avevo solo 10 anni.

Da quel momento ho vissuto nell'orfanotrofio più squallido di Roma.

Quando ho compiuto 16 anni mi sono messa a lavorare in un officina di alcuni amici dei miei.

Li ho imparato tutto quello che so sui motori, e li ho ritrovato la macchina di mio padre.

Modificandola il giusto poi ho vinto la mia prima corsa.

Sono quasi arrivata al passaggio a livello.

Si stanno abbassando le sbarre.

Cazzo proprio adesso doveva passare!?

Ora o mai più.

Schiaccio l'acceleratore, cambio marcia, porto la macchina al di sopra degli 8000 giri, sto spremendo tutto quello che questa macchina può darmi.

Chiudo gli occhi per 2 secondi.

Sento atterrare la macchina.

Sono passata 2 secondi prima del treno.

Se fossi passata 2 secondi dopo sarei morta, molto probabilmente.

Decido di allungare un po la strada e di arrivare a Las Vegas per mangiare qualcosa.

Arrivata accosto la macchina vicino ad un furgoncino di cibo cinese.

Prendo la mia ordinazione e mi metto in macchina a mangiare.

So che non dovrei mangiare prima di una corsa ma se non mangio rischio di sentirmi male ancora prima di arrivare alla linea di partenza.

I finestrini abbassati fanno passare l'aria fresca della sera.

Un ragazzo, dai tratti asiatici si avvicina alla mia macchina e la osserva molto attentamente.

Tengo la mano pronta verso il vano porta oggetti.

"Non ti servirà"

Noto che è arrivato al finestrino del passeggero.

"Stavo solo guardando questo gioiellino" dice rivolgendo un sorriso alla macchina.

"È tua!?" mi chiede questa volta rivolgendo lo sguardo a me.

I miei capelli biondi mi sfiorano il viso facendomi il solletico sulle guance.

"Si.....cioè no teoricamente è di mio padre ma da quando è morto ora è mia"

"Mh.....a quanto riesce ad arrivare?!"

"Supera i 250 km/h" dico senza guardarlo, sperando che se ne vada.

Invece apre la portiera della macchina e mi osserva.

Mi squadra da capo a piedi.

Ad un certo punto sgrana gli occhi e mi osserva meglio.

Questo è strano.

"Hai già gareggiato vero?"

"Si, perché?"

"Niente credevo...."

"Cosa?!"

"Niente assomigli molto ad una persona che conosco"

"Davvero?"

"Si ma sicuramente mi sbaglio"

"Vai alla corsa stasera?"

"Quella nella Death Valley?"

"Si"

"Credo di si, devo incontrarmi con degli amici"

"Ok"

"Tu sei italiana?"

"Si..."

"Si vede dai tuoi tratti"

"O-ok"

"Ci vediamo li allora"

Non rispondo.

Metto in moto e me ne vado.

Mi mette ansia quel ragazzo, però ha detto che gli ricordo una persona.

E se conoscesse mio padre?!

È impossibile che però sia lui, avrà avuto più o meno la mia età.

Il tutore- Dominic Toretto-Where stories live. Discover now