Parte 15

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Vinnie's pov

Ho fallito, di nuovo. Mi ero promesso di proteggerla a tutti i costi e non ci sono riuscito. Lei si era fidata di me e io invece le ho dato in cambio solo distruzione, e non so se riuscirò mai a perdonarmi per questo.

Cerco di tenerla a distanza per non farla soffrire e poi le spezzo il cuore in ogni caso...le altre ragazze, il mio brutto carattere e adesso anche Jacob.

Forse non sono così bravo come credevo a preservare le mie persone dalla cattiveria di questo mondo, mi sono sempre messo all'ultimo posto per dare priorità agli altri, ma non ce l'ho fatta nemmeno una volta a vincere.

Quando ho visto Alyssa in quelle condizioni mi sono sentito sprofondare, mi sono sentito così in colpa che quella notte non ho fatto altro che rigirarmi nel letto senza chiudere occhio.

Poi ho capito che l'unica soluzione per darle giustizia è la vendetta, una ritorsione che sono pronto a dargli al più presto, l'importante è rovinarlo nel peggiore dei modi.

Per fortuna oggi è sabato e al college non c'è una grande affluenza di persone, vista la pacifica assenza di rumori immagino che siano tutti chiusi nelle proprie camere a dormire.

Non so dove mi stanno portando i miei piedi, il dormitorio è enorme e io devo trovare l'unica stanza in cui alloggia quel bastardo.

«Jacob More faresti meglio ad uscire da questa cazzo di camera prima che ti trovi io e ti uccida a mani nude.» urlo colpendo molteplici porte nei corridoi maschili. Non me ne frega niente se facendo in questo modo darò spettacolo o creerò trambusto, devo trovare quello stronzo.

«Chi diamine è che urla di prima mattina?» una voce maschile alle mie spalle mi fa sussultare, un ragazzo bassino, con capelli castani e disordinati sulla testa mi guarda arrabbiato sullo stipite della sua porta.

È ancora in pigiama e le sue occhiaie sono un chiaro segno del fatto che io l'ho appena svegliato. «Sei tu che stai cercando quel tipo?»

«Sai dove si trova la sua camera?» gli chiedo non volendo perdere ulteriore tempo.

«Perché?» alza un sopracciglio incuriosito.

«Dimmi dov'è e basta, cazzo.» sbuffo impazientito pestando il pavimento con irrequietezza.

Evidentemente la mia ira l'ha convinto a darmi l'informazione di cui avevo bisogno, visto che ora lo vedo indicare con un dito la direzione giusta, verso la quale mi dirigo a passo svelto e deciso.

Spalanco quell'ammasso di legno in breve tempo, sono bastate un paio di spallate.

«Porca puttana!» lo vedo scattare all'in piedi. «Cosa vuoi, Vincent? Altra droga?»

Mi prendo qualche secondo per guardarlo, ha gli occhi vuoti e un'espressione impassibile sul volto che mi scaturisce ripugnanza. Più lo osservo e più mi vengono in mente le scene risalenti a ieri pomeriggio, quando Alyssa tremava fragile tra le mie braccia, e mi rendo conto di quanto una persona così possa farmi schifo.

«Voglio darti una lezione per quello che hai fatto.» mi avvicino a lui e, cogliendolo di sorpresa, lo prendo per il collo e lo sbatto contro il muro.

«E cos'ho fatto?» si prende gioco di me con una risata beffarda.

Prendo la sua mascella e la stringo con autorevolezza tra la mia mano solo per portare la sua nuca a contatto con la parete un'altra volta, più forte e con più prepotenza.

«Io non sto scherzando, quindi faresti bene a stare zitto. Quando ti ho detto che dovevi stare lontano da lei non mi hai ascoltato evidentemente, pensavi di passarla liscia? Perché ora ti prendi le conseguenze.»

Gli sferro un pugno sul naso, immediatamente la mia furia si appaga trovando soddisfazione, una strana forma di piacere. Un altro pugno sullo zigomo, un altro ancora sulla bocca, poi sulle costole, poi sulla mandibola...continuo senza sosta, non ci vedo più dalla rabbia e non riesco a fermarmi. Un mostro mi sta logorando l'anima e ha sete di violenza.

Jacob prova a dimenarsi e ad allontanarmi da sé, ma sta esaurendo le energie e le sue spinte non mi muovono di un millimetro.

Del sangue gli scorre sul viso sporcando le mie mani sulle quali non ho più il controllo. Lui ha fatto del male alla mia lei e io faccio del male a lui.

«Sei un figlio di puttana!» lo colpisco allo stomaco con molta più aggressività, si piega in due e si accascia sul pavimento lasciandosi cadere a terra miseramente.

È questo quello che merita: essere umiliato come uno sporco miserabile.

Dei gemiti di dolore escono dalle sue labbra rotte in modo straziante; chiunque di fronte a questa scena si sarebbe intimidito, eppure io riesco a vedere solo un ragazzo depravato, maniaco e decisamente troppo pericoloso per Alyssa.

Circonda le mie caviglie con le braccia in modo da bloccarmi e farmi cadere, ma con un calcio possente mi libero di lui.

«Basta, smettila!» grida, prendendo a schiaffi il mio torace, ancora nessun risultato, allora le sue unghie si conficcano nella mia carne con odio.

Preso alla sprovvista, sobbalzo per il fastidio, ma non mi lascio abbattere e mi avvento su di lui con ulteriori calci alla milza.

Sta tremando, i suoi occhi vitrei sono spalancati per la paura, un sentimento che prima d'ora non avrei mai associato alla sua persona.

Tuttavia, non me ne frega un bel niente, vorrei strappargli via la faccia e schiacciare il suo enorme ego. Si merita del male, molto più di quello che ha fatto ad Alyssa. «Non la smetto perché devo assicurarmi che tu soffra, che tu provi un dolore talmente grande da pentirti di tutto quello che hai fatto.»

«Me la sono sbattuta e non dimenticherò facilmente quel culo così sodo...come mi è piaciuto venire dentro di lei.» sorride compiaciuto.

«Stai zitto porca puttana!» urlo con tutta la mia voce prima di afferrargli un ciuffo di capelli neri come la pece, gli sollevo la testa e con un colpo determinato spingo nuovamente il suo capo contro il pavimento gelido sperando di provocare altre lesioni.

«Mi hai picchiato, sei contento adesso? Ciò non toglie il fatto che io mi sono scopato Alyssa e tu no.»

«Togliti il suo nome dalla tua cazzo di bocca.» strillo ancora nel suo orecchio.
Quella frase non mi ha mandato solo su tutte le furie, ma mi ha fatto anche un po' male dentro, perché infondo lui ha ragione, lei non è mia.

«Ma che sta succedendo qui?» il ragazzo che prima mi ha indicato la stanza giusta fa la sua entrata correndo verso di me. Con difficoltà mi tira via dal busto di Jacob, sul quale ero impegnato a sfogare la mia collera.

«Non ti avvicinare mai più a lei, hai capito? Non voglio più saperne di te, pezzo di merda.» gli sputo addosso prima di essere trascinato via. «Lasciami andare, cazzo.» strattono il ragazzo in modo da sottrarmi a lui e alla sua presa.

«Quel tipo crea sempre problemi, è capitato anche altre volte che venisse attaccato in questo modo.»

Rimango in silenzio continuando a camminare, lo sguardo rivolto verso le mie nocche sporche di sangue e doloranti.

«Allora, chi è questa Alyssa?»

Scatto sul posto voltandomi verso di lui. «Non ti azzardare a pronunciare il suo nome.»

D'istinto alza entrambe le braccia in segno di resa e, mentre prova a dire altro, cambio direzione in modo da voltargli le spalle e uscire per il portone principale, portandomi dentro la speranza di aver risolto le cose, anche se Alyssa non sarebbe d'accordo con me.

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heyy 🤍
non mi piace questo capitolo, ma non volevo farvi aspettare troppo tempo visto che alla fine ce l'ho fatta a scrivere qualcosa.
mi pento di aver scelto jacob come personaggio perché inizialmente avevo un'idea diversa per il suo personaggio e mi è quasi dispiaciuto scrivere questi ultimi tre capitoli ahahaha
vi mando un bacino, spero di aggiornare presto 🤍🫶🏻

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