Fino alla prossima eccezione - disastroaereo

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Nella confusione poetica di spettri di luci contrastanti che ondeggiano tra loro, tra una folla scompigliata di corpi vuoti dai movimenti omologati, Manuel nel pieno atto rivoluzionario di star fermo, cerca la rara sensazione di libertà di un ballo scoordinato in Simone.

I suoi occhi, come calamite attratte da un campo magnetico permeato di una forza irresistibile, viaggiano attraverso moti conformi di scatti meccanici e si posano sulla sua sagoma longilinea, ripercorrono l'avvenenza del suo corpo scolpito e infine restano incastrati nell'imperturbabile meraviglia del suo viso irraggiungibile.

Irraggiungibile come quando le note psichedeliche di una danza stravagante vengono sovrastate dalla melodia melensa di un lento intimo e ad avvicinarsi a Simone è qualcuno che non è lui.

L'elettricità che scorre nelle sue vene, incombe in coaguli di fastidio dalle grandezze insormontabili. Accumuli immotivati di una consapevole e non voluta gelosia da far fluidificare prima che gli occludano lo stomaco, i muscoli, il cuore.

«Chì, me vado a fumà 'na sigaretta.» lei annuisce svogliatamente prima di gettare le braccia al collo di un tipo conosciuto poche ore fa ma dall'aria del tutto affidabile.

Si fa strada tra l'andamento dolce di mani che si sfiorano e dichiarazione sussurrate alle orecchie, false o vere che siano, e di proposito, secondo un istinto irrefrenabile, urta la spalla di colui che stanotte pare essersi scoperto della maschera ferrea di un professore irremovibile.

Come a dire, con tiepida speranza inconscia, se vuoi seguirmi io ti aspetto fuori.

Ma quando il fresco pungente di un autunno in tumulto rabbrividisce le sue ossa, della sua presenza non ne avverte neppure l'ombra.

Solo uno strascico della sua voce, come una reminiscenza impercettibile, si insinua in lui mentre l'accendino colora con una fiamma vorticosa il tabacco spento, scaturendo sul suo volto un sorriso istantaneo.

Quella roba fa male.

Allora si perde a contemplare il paesaggio dormiente di quel lembo di spazio della città eterna, in netta opposizione al clima di festa che proviene attraverso le porte chiuse aldilà della sua schiena.

Si aprono solo quando due ragazzi dalle dita intrecciate ne valicano l'uscita, per fuggire dal marasma indecifrabile di corpi e abbandonarsi ad un ballo immerso nell'amore, lontani dagli sguardi indiscreti di chi potrebbe non comprendere la normalità.

Manuel li ammira nel loro essere così intrisi in una dimensione di dolcezza complice e distaccati da quello spazio di mondo intollerante.

Ed è in quei due che riconosce la libertà di un ballo scoordinato, mentre inerme sogna che forse un giorno, ad immergersi in una bolla simile, ci sarà anche lui con qualcuno che non teme di essere sé stesso accanto a lui, all'infuori del carico spropositato di sovrastrutture erette e da distruggere.

«Froci de merda.» i voli pindarici della sua mente vengono destati dalle urla minacciose di chi la dimensione di quei due ragazzi l'ha violata con prepotenza, provenendo da quello spazio di mondo intollerante e pregno di violenza da debellare.

Manuel scatta di conseguenza, senza lasciarsi sfiorare la mente dal dubbio, che di muovere la ragione non c'è bisogno, piuttosto esige la necessità che i piedi si muovano più velocemente dei cazzotti sferrati senza un briciolo di coscienza.

Si ritrova a fronteggiare tre balordi ignoranti che adesso spostano l'attenzione su di lui.

Non gli importa di ritrovarsi catapultato sull'asfalto gelido, mentre il sangue sgorga dai suoi zigomi lacerati e incassa calci furibondi sulla gabbia toracica, nel momento in cui ha dato la possibilità a quei due innamorati di scappare e ricostruirla, quella splendida dimensione.

Alea iacta est Where stories live. Discover now