Sconosciuti.

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Quella mattina era iniziata come tutte le altre, ovvero immerso nella totale monotonia.

Mi alzai, feci colazione, mi lavai e mi vestii per dirigermi in quell'istituto che mi dava piccole gioie.

Mi incamminai verso scuola e osservai le persone.

Mi piaceva osservare i loro comportamenti, non so cosa andassi cercando nelle loro azioni, ma non mi importava.

Erano le 7:45, tra pochi minuti sarebbe suonata la campanella, cercai di aumentare il passo ma non so cosa successe in quel momento.

Non so cosa mi fece fermare e pensare.

Stavo correndo.

Dovevo smetterla.

Mi bloccai, quel giorno sarebbe stato diverso.

Non andai a scuola ma al contrario mi fermai a sedere su una panchina lì vicina.

Mi sedetti e cercai di fare mente locale.

Il mio petto si alza e si abbassava velocemente, cercai di controllare il respiro ma niente da fare.

Appoggiai la schiena sul marmo freddo della panchina, chiusi gli occhi sentendoli stranamente pesanti.

Una presenza accanto a me.

Mi costrinsi ad aprire gli occhi e vidi un uomo, poco più grande di me con l'aria tranquilla.
Certo, stavo solo morendo ma niente di grave.

Poggiai una mano sul mio petto per controllare il respiro e dopo un paio di minuti ci riuscì.

Quell'uomo si trovava ancora lì, impassibile.

Presi una boccata di aria fresca e mi girai verso quell'uomo.

Era quasi completamente vestito di nero se non per la sua camicia celestina.

I capelli castani, non poi cosi tanto lunghi, che incorniciavano benissimo quel suo viso cosi bello.
Avevo appena descritto quello sconosciuto bello?

Si girò verso di me e venni travolto da quegli occhi dal colore indefinito, erano verdi ma c'era qualcos'altro che li faceva sembrare unici.

C'era quel qualcosa in più in quegli occhi, da renderli speciali.

C'era un fottuto universo in quei dannati occhi.

E stavo per esserne risucchiato, e la cosa non mi dispiaceva affatto.

Continuava a guardarmi ed io ricambiavo, mi sentivo a mio agio.

Se fosse stato qualcun'altro me ne sarei andato infastidito, ma con quell'uomo era diverso.

Non so cosa avesse, in realtà non aveva nulla di cosi speciale.
Eppure..

Vidi gli angoli della sua bocca alzarsi  mi stava sorridendo.

Sentii le mie guance colorarsi di rosso.

Abbassai lo sguardo, trovando interessante le suole delle mie scarpe.

Sentii una mano poggiarsi delicatamente sulla mia spalla.

Di riflesso chiusi gli occhi.

Non sapevo perché stavo reagendo in quel modo, era tutto cosi fottutamente strano.

Lo vidi accavallare la gambe con la coda dell'occhio, e armeggiare con la sua tracolla alla ricerca di qualcosa.

Mi porse un quaderno aperto su un foglio con scritto qualcosa.

Strizzai gli occhi per leggere.
"Stai bene?"

Feci un cenno con il capo in modo affermativo e ancora una volta sorrise, mostrando i suoi denti bianchi.

These things inside my head, they never make much sense.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora