97 Ancora mi vuoi

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23 ottobre 2030

Eccomi di nuovo qui, questa volta per restare.
Dopo ben nove anni
Non avrei mai pensato di poter tornare in Italia, almeno non per viverci. Sarà dura ricominciare, lo so, ma non voglio abbattermi, altrimenti tutto sarà più difficile di quanto già non lo sia.

Oggi l'aeroporto è molto affollato, e menomale che la stagione estiva si è già conclusa. Tra il caos di gente che va e gente che viene, riesco a scorgere Riccardo che mi aspetta tenendo tra le mani un foglio recante il mio nome. Abbozzo un sorriso sul mio viso e vado ad abbracciarlo.
Non voglio essere compatita, non sono qui per fare pena, anzi, tutto il contrario. Voglio riprendere in mano la mia vita.
Così, prima che lui possa dire qualsiasi cosa, lo precedo: "Andrea ha delegato te per venirmi a prendere?" Cerco di mostrargli il mio sorriso più splendente e più falso che potessi mai fare. "Gli è dispiaciuto moltissimo non poter venire, è impegnato a lavoro, lo sai. Questa sera però ci raggiungerà a casa." Riccardo afferra il mio bagaglio e una volta usciti dall'aeroporto lo carica in macchina.
"Sei pronta per ricominciare?" Mi domanda durante il viaggio verso casa. I suoi occhi si posano su di me, distogliendo, per pochi istanti, lo sguardo dalla strada. "Prontissima." Gli rispondo io, tenendo gli occhi fissi fuori dal finestrino. Riccardo riesce a cogliere il tremolio della mia voce, ne sono sicura, ma per mia fortuna non chiede altro.
"Allora, com'è questa nuova casa?"

"Stai per vederla con i tuoi occhi." Riccardo allunga una mano ad indicare una villa in periferia, poco lontano dal centro della città ma in un luogo decisamente più tranquillo. Un alto cancello scuro precede un lungo viale alberato che conduce ad una casa forse persino più lussuosa di quella che comprarono Josh e Melissa in America. "Vedo che non badate a spese." Mi perdo nell'ammirare quel gioco di combinazioni di marmi, colonne e capitelli. "Da quando abbiamo aperto la casa discografica il nostro guadagno è salito ulteriormente, stiamo messi abbastanza bene con i nostri stipendi." Mi spiega lui. "Però oggi hai preferito lasciare Andrea in studio a lavorare." Scherzo io. "E' lui che si occupa di curare l'aspetto estetico e social dei nostri clienti, di certo non potevo prendere io il suo posto."

Scendendo dalla macchina mi rendo conto di quanto sia veramente enorme questo luogo. Mi guardo attorno come una bambina in un parco divertimenti, sono spaesata ed esterrefatta contemporaneamente.
"Penso mi godrò la permanenza qui." Quando ho deciso di tornare in Italia, l'ho fatto con poco preavviso. Nessuno poteva immaginare che cosa sarebbe successo in America, come sarebbero andate le cose. Per quanto io mi sia sforzata di cercare una casa in cui tornare, i prezzi in Italia sono saliti e sono forse troppo alti per le mie possibilità. Un mese di ricerche non è bastato a trovarmi una casa o un appartamento, e così parlando con Andrea, lui e Riccardo si sono offerti di ospitarmi finché ce ne fosse stato bisogno.
"Resta pure quanto vuoi, lo sai che per noi non sei un problema. Ci fa piacere averti qui." Per quanto io mi sforzi, so che ora come ora loro si sentono in dovere di aiutarmi gli faccio pena, è normale, e anche se non voglio, in questo caso, il loro aiuto mi serve.
Afferro la mia valigia e mi avvicino alla porta d'ingresso, ma pochi secondi prima di mettere piede nella villa, Riccardo mi ferma. "Tu non starai con noi. Ginny, hai bisogno dei tuoi spazi, ora più che mai. Per questo Andrea ed io abbiamo pensato che starai meglio nella dependance." Alla destra della villa c'è un sentiero contornato da siepi sempreverdi, che conduce ad una abitazione molto più piccola ma nello stesso stile della villa. La dependance è composta da un cucinino ristretto, una camera da letto matrimoniale, un piccolo soggiorno e un bagno con vasca idromassaggio. Andrà benissimo.
"Tu sistema pure le tue cose, ambientati e questa sera vieni pure a cena da noi. Ci sarà anche Catia." Riccardo mi lascia sulla soglia di quella piccola abitazione, con la valigia in mano e il vento che mi scompiglia i capelli.
Entrando, noto che gli spazi sono così bene organizzati, che non si nota quanto ristretti essi siano. Il soggiorno è munito solamente di quello che sembra un comodissimo divano ad angolo, posizionato davanti una tv a cinquanta pollici appesa sulla parete difronte. L'openspace tra salotto e cucina permette alla luce di filtrare dalle finestre e così l'ambiente non risulta scuro e chiuso. La cucina, per quanto piccola, dispone di tutti i comfort possibili e persino di una penisola in marmo perfetta sia per la colazione che per il pranzo. La camera da letto è la mia stanza preferita. L'enorme letto si estende al centro della stanza, appoggiato ad una parete che dietro di sé nasconde un bagno. Il pezzo forte di questa stanza è sicuramente il soffitto, che riprende la vetrata sulla parete destra. Il soffitto infatti, risulta essere un grande lucernario, che in questo momento, permette la vista sul cielo cupo.
Sul letto, un biglietto attira la mia attenzione.

Still you want me~ Nicolò BarellaWhere stories live. Discover now