Didone ed Enea

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"Intanto il cielo comincia turbarsi con un gran
brontolio, avanza una nube con mista grandine,
ed i compagni tirii e la gioventù troiana ed il dardanio
nipote di Venere dappertutto con paura per i campi
cercarono diversi ripari; torrenti corron dai monti.
Alla stessa spelonca giungono Didone ed il capo
troiano. Sia la Terra per prima sia Giunone pronuba
danno il segnale; rifulsero vampe e l'etere complice
nell'unione e le Ninfe ulularon sulla cime del monte.
Quel giorno fu il primo della morte e per primo fu
la causa dei mali; infatti non è distolta da decoro
o fama Didone, né medita un amore furtivo:
lo chiama connubio, con tal nome nascose la colpa.
Subito Fama va per le grandi città di Libia,
Fama, male di cui nessun altro è più veloce:
[...]
Costei allora riempiva i popoli di molteplice chiacchiera
godendo e parimenti decantava cose fatte e non fatte:
esser giunto Enea, nato da sangue troiano,
cui la bella Didone si degna di unirsi come a marito;
ora durante l'inverno, quanto è lungo, si tengon caldi nel lusso
immemori dei regni e rapiti da turpe passione."

Eneide, libro IV, vv.160-174,189-194

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