Capitolo 7

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«Com'è essere parte dell'oscurità?»
Hinata stava seduto a terra con le gambe incrociate, giocherellando con il bordo della sua tunica bianca.
Avevano proseguito per un lungo tratto verso una delle città dei mortali, e adesso stavano accampati sopra una collina, per riposarsi. O meglio, Hinata ne aveva sentito l'esigenza, costringendo il corvino a fermarsi per un po'.
Ora i due stavano seduti vicini, Kageyama con lo sguardo rivolto verso la voragine nera sopra di loro.
«Non serve chiedermelo, anche tu ne fai parte.»
Hinata strinse leggermente i pugni, fissandolo malamente.
«Non dire idiozie, io non lascerò mai che quella parte domini su di me.» borbottò. «Inoltre, tu sei fatto interamente di oscurità, giusto? È ben diverso.»
Kageyama si lasciò andare ad un sospiro, accarezzando una delle sue lunghe ali nere.
«Mmh, vuoi sapere com'è essere parte dell'oscurità...» il corvino ci pensò. «Non saprei, è complicato da spiegare.»
«Provaci.»
Kageyama si grattò il mento, sotto lo sguardo serio del più piccolo.
«È freddo, e buio. O così direbbero i mortali.» rispose. «Immagina un posto dove non esiste la luce, dove le tenebre dimorano senza alcun controllo, senza limitazioni. Ecco, essere parte dell'oscurità ti fa sentire così.»
Nel parlare sembrava trasmettere un che di malinconico, e l'arancione lo avvertì subito.
«E ti rende felice, esserlo?»
Quella domanda lasciò Kageyama sorpreso.
«Felice?»
«Sì, felice.»
«Non so cosa significhi.»
Lo sguardo del corvino era tremendamente sincero, e Hinata ne rimase colpito.
«Ecco... è quando provi qualcosa che ti fa sentire bene, ti rende vivo.» arrossì leggermente per il termine appena usato. «La felicità ti fa provare tante sensazioni, emozioni belle.»
«Emozioni belle...» ripeté l'altro.
«Esatto! Le hai mai provate?»
Kageyama scosse la testa con un'espressione amara sul volto.
«Non ho mai provato nulla del genere.» ammise. «Nell'oscurità non c'è posto per queste cose.»
«Oh, capisco...» Hinata pareva deluso, anche se in parte se lo aspettava.
«Se devo essere sincero, non sono mai stato in grado di provare nulla. È sempre stato così, fin da quando ho memoria.»
«Niente? Proprio nulla?»
«Le emozioni appartengono ai mortali, non a me.» rispose il corvino, con una piccola nota incerta nella voce.
«Questo non è vero. Tutti sono in grado di provare qualcosa.»
«Dici? Tu, allora?»
Il corvino teneva gli occhi puntati sul più piccolo, in attesa.
Hinata inspirò piano, scrutando la distesa oscura che si estendeva per miglia.
«Sono sempre stato in grado di provare tutto. Quando vivevo nella luce, aiutavo gli umani ad avere un'esistenza migliore. Ho insegnato loro ad amarsi, spingendoli a creare un mondo totalmente privo dell'esistenza del male. Ho dato loro speranza, coraggio e forza d'animo, affinché riuscissero in quell'intento.»
Hinata parlava con voce triste, tenendo le mani strette contro il proprio petto.
«Per un lungo tempo, la luce è riuscita a creare un equilibrio, combattendo il male che l'oscurità innescava nel mondo. A lungo ho cercato di mantenere i cuori degli uomini puri, ma la fragilità che dimora in essi ha permesso all'oscurità di riprendersi il dominio che tanto volevano. Alla fine la luce è stata sconfitta, e l'universo è piombato di nuovo nelle mani del caos.»
Ora che aveva finito, si sentiva svuotato di quel peso che si portava dentro ormai da tempo. Kageyama lo scrutò, incapace di poter reagire in un modo preciso.
Era rimasto affascinato da quella storia, dal modo in cui l'aveva raccontata, percependo quelle parole cariche di tristezza e dolore.
«Ho sempre pensato che la luce fosse qualcosa da annientare, da cancellare completamente.» disse poi, inclinando leggermente il capo. «Da secoli osservo gli umani, e li ho visti cambiare, mutare. Li ho sentiti parlare di crudeltà, di rispetto, di morte e di vita. Oscurità, luce... alla fine cos'è veramente giusto, o sbagliato? Cosa definisce realmente il bene e il male?»
Hinata lo fissò, confuso.
«Tu dici che ciò che faccio è sbagliato. Eppure, ciò che hai fatto tu non è ugualmente giusto. Non può esserci un mondo dove l'oscurità non esiste.»
«Ma non può esserci nemmeno un mondo dove la luce non esiste.» mormorò l'altro, abbassando lo sguardo.

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