SEX, DRACO & ROCK' N ROLL

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All fall down...
All the manic days
The faces that you pull
All the x-rays not under your control
The graffiti rolling down off of your tongue
And the compromise you make for someone...

U2, Falling at Your Feet

Hermione Granger provava un immediato bisogno di sedersi.

Non di piangere o di urlare, semplicemente di sedersi. La curiosa sensazione che le sue ginocchia non funzionassero più a dovere le dava la certezza che sarebbe caduta a terra da un momento all'altro.

Noi Ladies eravamo sicure che prima o poi l'avresti fatto.

Ti è sembrato sofferente in questi giorni?

Avrei dovuto parlare prima...Volevo solo proteggerti.

Le parole della canzone dei Giant's Sons, una cover di un famoso successo di un gruppo babbano, le martellavano le orecchie.

"Tutto cade giù...

Tutti i raggi x che non sono sotto il tuo controllo,

Il graffito che si srotola dalla tua lingua,

Ed il compromesso che fai per qualcuno...

...Stanno cadendo ai tuoi piedi".

La rabbia di Ginny, l'ansiosa gentilezza di Harry; adesso poteva anche definire l'espressione di Seamus poco prima. Colpevole.

Daphne Greengrass, settimo anno, Slytherin, lunghi capelli biondo chiaro, occhi verdi, altissima e snella, era una delle più belle ragazze della scuola; e stava ballando strettamente allacciata al ragazzo che fino a poco tempo prima aveva abbracciato lei, che aveva guardato lei, in quel modo.

Gli sono sempre piaciute le bionde, pensò Hermione con una parte della mente, Fleur Delacour per esempio...

Ron si stava chinando verso l'orecchio di Daphne per mormorarle qualcosa mentre le sue mani la stringevano più forte all'altezza della vita.

Hermione distolse lo sguardo sentendosi come se stesse spiandoli dal buco di una serratura e non come se stesse guardando qualcosa che era sotto gli occhi di tutti. Quel poco che aveva bevuto e mangiato si stava ribellando nel suo stomaco. Capì di essere impallidita e cercò la parete alle sue spalle, per appoggiarsi.

Le sue dita tuttavia non incontrarono la pietra del muro, ma qualcosa di comunque solido e stoffa morbida. Le mani di qualcuno che le stava alle spalle si chiusero fermamente intorno alle sue braccia poco sopra i gomiti, sostenendola.

- Harry lasciami andare. - mormorò con una voce che suonò estranea e tesa alle sue stesse orecchie.

- Oh no, no. - rispose un sussurro di seta fredda contro il suo orecchio - No, resterai fin quando non sarà necessario. -

Hermione si irrigidì, quella non era la voce di Harry, quelle non erano le mani di Harry, si rese conto gettando una fugace occhiata alle dita eleganti e nervose che affondavano, dure, nelle sue braccia. Si girò così bruscamente che la sua testa sfiorò il colletto di una camicia grigia e una gola bianca; alzò la testa e i suoi occhi scuri incontrarono uno sguardo argenteo, freddo e implacabile.

- Lasciami, - esclamò con voce stridula - Malfoy maledizione, ti farò pentire di questa cattiveria. -

- Si - rispose duramente l'altro - perché è mia la cattiveria, vero? - le dita del ragazzo affondarono crudeli nella sua carne, eppure era come se conoscesse il giusto limite e le provocarono quel tanto di dolore che bastava a scuoterla.

Si divincolò bruscamente e riuscì ad abbassare la mano quel tanto che bastava per estrarre la bacchetta, nascosta dietro la schiena, dalla cintura dei jeans. Un attimo dopo la brandì col braccio destro ancora imprigionato dalla stretta di Malfoy.

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