CAPITOLO 4

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"E' difficile dimenticare qualcuno che ti ha dato tanto da ricordare"

TAYLOR

Alexis non parla. Questo è tutto quello che ricordo della prima seduta con lei. Ho provato varie domande, ma non ho mai ricevuto risposta.

Sospiro ripensandoci.

"Non ha risposto nemmeno ad una?"

"No, Sam. Zero" sentenzio tenendo il telefono stretto tra la spalla e l'orecchio mentre continuo a preparare la mia cena.

Sento Sam dall'altra parte della linea fare qualcosa.

"Skylar, riordina i tuoi pennarelli!"

Ridacchio immaginandola alzare gli occhi al cielo.

"Uffa, mamma! Sto guardando Frozen con lo zio Devon!"

A quelle parole mi blocco. Il cucchiaio di legno che mi aiutava a girare la salsa fino a pochi secondi prima cade sporcando il pavimento.

Lo sbuffo di Sam mi arriva forte e chiaro e riesco a percepire i suoi passi allontanarsi.

"Mi dispice che tu l'abbia sentito"

"Oh... no, non dispiacerti. Sto bene, sul serio" mormoro prendendo un cannovaccio per pulire il disastro che ho combinato.

"Sicura?"

"Ma certo! E' tuo fratello, Sam"

"E tu mia sorella, amo entrambi"

"E noi amiamo te"

Quel 'noi' riferito a me e Devon mi provoca una fitta al petto, ma tento di soffocarla o perlomeno di farla passare in secondo piano così da concentrarmi sulla voce che proviene dal cellulare.

"Adesso vado, tocca a me lavare i piatti stasera" afferma.

Stavo per chiudere quando con un richiamo mi blocca.

"Taylor?"

"Sì?"

"Io non so la verità, ne sono all'oscuro proprio come te. Ma lui... " sospira pesantemente e abbassa ancora di più il tono della voce probabilmente per essere il più discreta possibile "..lui non sta mentendo. Non c'entra nulla con tutto questo"

Deglutisco imponendomi di non lasciare che le lacrime vincano la loro battaglia e che quindi cedano sul mio viso.

Non riesco nemmeno a capire se mi meriti tutto questo oppure è solo l'ennesima prova che la vita mi pone davanti per tentare di capire se sono abbastanza forte da superarla.

Ma come faccio a dimostrarlo se non lo so neanche io?

Auguro la buonanotte alla mia migliore amica ignorando volutamente ciò che ha detto. Lei non se la prende e rispetta la mia decisione di non volerne parlare.

Non appena la chiamata termina il silenzio della casa rimbomba nelle mie orecchie.

Chiudo gli occhi e quasi riesco a sentire le braccia di Devon che mi avvolgono stringendomi e facendo aderire la mia schiena al suo petto.

Guardo la salsa dentro la pentola e la fame pare esser sparita improvvisamente. Spengo i fornelli e rinuncio a cenare anche oggi, come faccio da quando è successo tutto il casino su Devon e quella troia.

Vado in salotto e accendo la televisione con l'intento di guardarla finchè non mi addormento totalmente. Tuttavia non riesco a prendere sonno e il divano sembra scomodissimo. Presto è l'una di notte e mi impongo di andare a letto sapendo che la sveglia suonerà alle sei del mattino.

Con vari sbuffi seccati spengo la TV e salgo le scale di casa lentamente. Stavo per andare in camera da letto quando la porta semichiusa della stanza in cui vi sono i miei quadri attira la mia attenzione.

E' da un pò che non ci entro e mai come adesso sento la necessità di esprimere con la pittura la mia sofferenza.

Quando faccio ingresso nella stanza illuminata dal bagliore della luna piena della notte, il quadro del ritratto di Devon è ancora sul cavalletto di fronte lo sgabello. Lo ammiro accarezzandolo rapita e sorrido amaramente mentre studio con occhi innamorati i ritratti maturi del viso di quello che credevo fosse il mio uomo.

La sua barba curata, i suoi capelli un pò scombinati che gli conferiscono quell'aria che dentro di sè permane e che ricorda il ragazzo di diciassette anni che ho conosciuto e che mi ha fatto innamorare perdutamente senza che lo volessi, senza che ci capissi qualcosa. Mi ero ritrovata rapita dal suo aspetto, ammaliata dal suo tocco e persa nel suo sguardo.

Era stato capace di farmi sua con una semplice occhiata fin da subito.

Osservo le sue labbra e mi rendo conto ogni minuto che passa che mi mancano da impazzire. La nostra quotidinità è stata spezzata.

Afferro il quadro facendo attenzione a non rovinarlo e lo adagio accanto al ritratto di Sam e Dawson che guardano Skylar la quale si trova tra le loro braccia quando era ancora una neonata.

Nel corso degli anni io e Dawson siamo diventati inseparabili. E' più di un cognato per me, è il mio migliore amico. Quando qualcosa non andava con Devon, non andavo da Sam, ma correvo da lui. Parlavamo ore e i suoi consigli per me erano davvvero preziosi. Inoltre sono felice di constatare che nonostante la spiacevole situazione lui continua a dimostrarmi il suo affetto invitandomi a cena a casa loro e mandandomi dei messaggi per sapere come me la passo.

Prendo una nuova tela e la metto accuratamente e delicatamente sul cavalletto di legno.

Presto i miei pennelli si muovono da soli nella distesa bianca e leggiadra della tela la quale si colora del mio tormento, del mio malessere. Il silenzio della notte che mi tiene compagnia, il macigno che grava sul mio petto e le lacrime che solcano silenziosamente il mio viso palesando il mio dolore. L'angoscia si impossessa del mio corpo, la mia mano trema leggermente ma imperterrita continuo il dipinto.

La gola serrata mi porta a deglutire, un singhiozzo sfugge dalle mie labbra. Il pennello che colora di nero ed io mi rispecchio in un colore così scuro perchè da quando lui se n'è andato mi sento tanto sola e la casa sembra soffrire con me: i miei vestiti sono sparsi in tutta la camera da letto, ma i loro colori non sono più vivaci come lo erano prima. Sembra che siano in attesa di infastidire Devon incastrandosi tra i suoi piedi e aspettando con ansia che lui si lamenti di averli intorno. Il letto matrimoniale non mi riscalda più, forse perchè a farlo prima erano le sue braccia. Il profumo di casa non è più lo stesso. Niente è più lo stesso.

Nemmeno io. 

Quando termino il dipinto, tiro su con il naso e osservo ciò che ne è venuto fuori.

Una donna è ferma davanti ad un tramonto che colora il cielo di un arancione intenso e si mischia con un giallo accecante. E' vestita di nero come se il colore della sua veste rapresentasse la morte che piano piano l'avvolge impedendo di vedere persino il colore dei suoi capelli. Non si può vedere nemmeno il suo viso in quanto allo spettatore dona solo la visione della sua schiena. Il vestito svolazza violentemente sbattuto da una parte all'altra a causa del vento che ho tentato di rappresentare nel migliore dei modi. Nonostante il tramonto mozzafiato, la scena è inquietante come se fosse principalmente catturata dal senso di solitudine della donna.

Solo dopo mi rendo conto che quella sono proprio io ed osservo scomparire il sole inerme, impotente e senza che riesca ad impedirlo. Lui scompare davanti ai miei occhi lentamente e la mia figura diventa più scura come se mi stessi lasciando travolgere dalla penombra. Quel sole è Devon.

Il mio sguardo si sposta nuovamente sul ritratto di Devon.

Più i miei occhi guardano l'uomo dipinto più la rabbia cresce.

Non posso permettere che tutto questo venga rovinato definitivamente da una pazza.

Ho intenzione di scopire la verità e se è vero che quella donna è incinta di Devon andrò avanti con la mia vita con la consapevolezza che l'uomo che amo mi ha tradita.

Ma se tutto questo non dovesse essere vero ed io ho rischiato di perdere Devon Wellson per niente... quella stronza se la vedrà con me.


The crazy m̶a̶r̶r̶i̶a̶g̶e̶ coupleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora