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Jimin si calmó, stretto a Jungkook che gli accarezzava la schiena lentamente tenendolo stretto contro il proprio corpo.
Strinse la sua camicia, sollevando lo sguardo nel suo e posando le labbra sulle sue.
- J-Jimin.. -
- So-Solo un bacio.. Quando usciremo da questa stanza e raggiungeremo l'aula non potró averti accanto.
È cosi difficile mantenere la calma li dentro. -
Mormoró, Jungkook portó la mano sul suo volto baciando lentamente le sue labbra.
- Ancora per poco e tutto questo sará finito. Tutti sapranno che è davvero coinvolto in tutto questo.. e tu ed io usciremo di qui insieme. -
- Promesso? -
- Promesso Jimin-ah.. Abbiamo un ottima probabilitá che tuo padre testimoni a tuo favore.. -
Jimin lo guardó negli occhi, tenendo le mani sul suo petto.
- Ho contattato io tuo padre.. -
- Jungkook.. -
- Era l'unico modo per avere prove che tu sei una vittima in tutto questo.
Tuo padre sà di aver sbagliato. Sono stato giorni a cercare e trovare dove abitasse.
Una volta trovato ho avuto una chiamata con lui.. Vuole testimoniare. Vuole renderti libero.
Vuole farsi perdonare da te.. -
Jimin si staccó da lui, portando le dita tra i capelli guardandolo negli occhi e scuotendo appena la testa.
- Come siamo sicuri che.. Accetterá di testimoniare a mio favore? Appena Min-ho inizierà a minacciarlo inizierá ad agitarsi, non possiamo
Fidarci. Non ci ha messo un secondo a tradirmi e spedirmi tra le mani di Myung-dae. Come posso fidarmi che mi ha davvero cercato e che adesso vuole aiutarmi? Non mi fido Jungkook.. -
Mormoró guardandolo negli occhi e scuotendo piano la testa, sedendosi sul divano.
- Come posso fidarmi di lui? -
- Puoi fidarti di me.. -
- Mi fido di te, ma conosco mio padre.. -
Jungkook portó la mano nella sua, intrecciando le dita e stringendogliela.
- Fidati ancora una volta di me.. È l'unico modo per avere più aiuto. -
Yoon entró nella stanza, quando la porta fù aperta Jungkook dovette lasciare la mano di Jimin, alcuni fotografi e giornalisti erano fuori da quella porta.
- Dobbiamo andare.. Tra poco testimonierá So-Min.. - Jimin si alzó raggiungendo la porta e prendendo un lungo respiro prima di uscire e portarsi al fianco di Yoon mentre Jungkook e Taehyung si portarono davanti a loro per proteggerli dalla folla.
Conducendoli all'interno dell'aula. Jimin si sedette accanto al maggiore portando lo sguardo sù Jungkook che in quel momento si sedeva accanto a Taehyung e gli rivolgeva un sorriso per tranquillizzarlo.
Annuì piano tornando ad osservare il giudice.
- Ben tornati a tutti.. Possiamo proseguire con l'udienza.
Abbiamo un altro testimone da ascoltare.. Signorina So-Min? -
La ragazzina si alzó andando verso il banco dei testimoni.
Recitó la formula, guardando i presenti, evitando lo sguardo di Min-ho che nervosamente la stava fissando.
- Ci dica cosa sá, senza paura signorina.. -
- Si, vostro onore.. Ecco io, facevo parte del piano di Myung-Dae.
Sono entrata in quel giro perchè, conoscevo Rosè, la vera vittima di questo caso.
Veda vostro onore ero, innamorata di lei.
Volevo starle vicina e quando ho saputo in cosa si era cacciata ho voluto entrarci.
Non sono stata costretta da lei come molti giornalisti hanno scritto nei loro articoli.
Ho cercato nei momenti in cui eravamo sole, di convincerca ad abbandonare quella vita, ero riuscita in quel compito, voleva smettere.
Mi disse che all'interno del piano c'era un poliziotto e che quel poliziotto era suo zio, siamo andate da lui ma, non ci aspettavamo che reagisse cosi,
Ha tolto la vita a Rosè senza alcun senso di colpa, per proteggere sè stesso e la propria carriera.
Quando ha saputo che ero stata alla polizia ha cercato di uccidere anche me.
Gettandomi da una scarpata vicino al fiume.. Mi sono rifugiata tra le piante, per giorni, fino a quando la polizia non mi ha trovata e protetta.. Vostro onore, voglio giustizia per Rosè, questo mostro deve pagare per il male che ha fatto! -
Mormoró, stringendo tra le mani un peluche appartenente a Rosè.
- La prego.. Non lasci che la passi liscia.. -
La ragazzina fù portata fuori dall'aula dopo la testimonianza.
A quel punto il padre di Jimin si alzó in piedi avvicinandosi al giudice
- Mi scusi, lei chi è? -
- Vostro onore, sono qui per testimoniare.. Dire la mia veritá e ammettere i miei errori in tutto questo.. -
Il giudice guardó l'avvocato.
- Lei sapeva di questa cosa, avvocato? -
- No, vostro onore.. -
Jungkook si alzó in piedi, avvicinandosi al banco del giudice
- È un testimone che abbiamo convocato noi della polizia.. La prego di ascoltare questa testimonianza, cosi che la giuria possa emettere il suo verdetto.
Solo cosi tutti sapranno la veritá, e chi deve pagare pagherà.. -
- Acconsento questa testimonianza.. Agente Jeon.. Prego Signor.. -
- Park.. -
- Prego venga pure a dare la sua versione. -
L'uomo salì sul banco dei testimoni, Jimin sollevó lo sguardo trattenendo le lacrime.
Mentre Yoon portó la mano nella sua stringendola per tenerlo calmo.
A quel punto l'uomo portó lo sguardo in quello del figlio.
- Vede vostro onore.. Ho commesso molti errori nella mia vita. Uno di questi è stato tradire la fiducia di mio figlio.
A quel tempo ero un uomo che amava il gioco d'azzardo, amava l'alcool molto più della propria famiglia. Una volta iniziato, una volta scelto quella strada non potei più tornare indietro.. -
"- Papá? Sei a casa? -
Jimin era entrato in cucina, il padre steso sul tavolo con la bottiglia di whisky tra le dita.
- Non di nuovo.. -
Mormoró prendendolo e cercando di sollevarlo da li.
Tutte le sue giornate erano ormai la fotocopia l'una dell'altra.
Lui che esausto tornava dallo studio e suo padre ubriaco e privo di sensi sul tavolo della cucina.
Fù uno di quei giorni della settimana che cambió del tutto, tornato a casa da scuola si era ritrovato un uomo che non conosceva seduto in salotto con il padre.
- Papá? Tutto bene? -
- Jimin.. Lui è Myung-Dae.. Un vecchio amico.
Posso presentarti mio figlio Jimin? -
L'uomo che Jimin non aveva mai visto, si era alzato e avvicinato a lui, squadrandolo dalla testa ai piedi, portando la mano nella sua.
- Piacere di conoscerti Jimin.. -
- Che cosa ci fà a casa mia? -
Il padre si alzó in piedi portandosi di fronte a Jimin, cercando di tenerlo buono.
- Sù sù Jimin va tutto bene, è davvero soltanto un vecchio amico.. Perchè non vai a studiare in camera tua mentre io finisco qui?
Non ci vorrà molto.. - disse spingendolo verso l'entrata fuori dal salotto e lontano dagli occhi dell'uomo.
- Papá.. Davvero vá tutto bene? Non l'ho mai visto qui da noi.. Conosco i tuoi vecchi amici, e lui non era mai presente.
Ti sei cacciato in qualche casino? -
- Che vai dicendo figliolo, perchè dovrei essermi cacciato in qualche guaio? Sù sali a studiare.. -
Jimin prese il proprio zaino salendo le scale e andando nella propria stanza, quella notte ricorda solo che aveva passato ore ed ore sui libri finendo per crollare sulla scrivania."
Jimin chiuse gli occhi, ascoltando il racconto del padre, mentre i ricordi di quella notte tornavano nella mente per torturarlo.
Tutto da quella notte era cambiato, per lui.
- Quella stessa notte vostro onore ho permesso a quell'uomo di prendersi mio figlio.
Non ero al corrente che Jimin sarebbe tornato da scuola cosi presto, Myung-Dae non aveva mai incontrato mio figlio.
Sapevo solo che gli dovevo del denaro, molto denaro.
E quando ha visto Jimin, non ha esitato a chiedermi di averlo per sè.
All'inizio non acconsentii.. -
- Poi invece che è successo? Perchè ha cambiato idea e ha tradito suo figlio? -
- Come le dicevo vostro onore, ero un
uomo alcolizzato e un giocatore d'azzardo.
Dovevo dei soldi a quell'uomo e quando ha proposto vedendo Jimin di saldare il debito che avevo con lui, vendendo mio figlio.. Ho acconsentito.. -
In aula si alzó molti disaccordi tra la folla, mentre Jimin non riuscì a trattenersi dal tremare.
- Quella stessa notte, Myung-Dae mi ha fatto promettere che non avrei dovuto cercare Jimin.. Che da quella notte sarebbe stato suo.
Ogni diritto verso mio figlio era ora di sua proprietá. Ho acconsentito a tutto.. Ero finalmente un uomo libero.
A quel tempo ho pensato fosse la cosa giusta da fare, per me.. -
- Ha davvero venduto suo figlio, per salvare sè stesso? -
L'uomo annuì piano, distogliendo lo sguardo da Jimin, che non riuscì a trattenere le lacrime.
- Che cosa successe quella notte? -
"Jimin si mosse piano, aprendo gli occhi e sbadigliando. Si tiró a sedere, stiracchiandosi e guardando tutti quei libri e quaderni aperti sulla propria scrivania. Guardó l'ora sul comodino e segnava l'una di notte, doveva andare a dormire.
Ma quando si alzó dalla sedia, un movimento lo fece girare verso la porta.
- Jimin.. Giusto? -
- Mmh.. Si.. Che ci fà nella mia stanza? -
L'uomo aveva sorriso, avvicinandosi alla scrivania e guardando gli appunti di Jimin.
- Mio padre dov è? -
- Io non mi preoccuperei di lui adesso.. -
- Perchè non torna a casa sua? È tardi.. Gli amici di mio padre non sono mai rimasti qui fino a quest'ora.. -
Jimin stava per uscire dalla stanza ma un altro uomo si paró davanti a lui, bloccandogli l'uscita.
- Che stà facendo? -
- Temo che dovrai venire con me.. -
- Che cosa? -
Stava per avvicinarsi a Myung-Dae ma l'uomo dietro lo bloccó, portandogli un panno inumidito sulle labbra.
Un respiro, un altro e sentì gli occhi pesanti, poi il buio.
Da quel giorno, era iniziato il suo inferno.
Legato in una cella buia.
Cercando di liberarsi e chiedere aiuto."
- Non posso immaginare cosa mio figlio abbia passato in tutti questi anni, sè lo guardo ora non è più lo stesso ragazzino spensierato di un tempo.
Quanto hai sofferto Jimin?
Quanto sono stato egoista.. E un pessimo padre? -
- Quindi lei pensa che Jimin abbia eseguito quegli ordini sotto obbligo di quel criminale, temeva per la propria vita? -
Il padre si voltó a guardare il giudice.
- Myung-Dae era un uomo pericoloso.. Per sopravvivere dovevi eseguire ai suoi ordine.
Mio figlio è stato prigioniero per anni.. Quando ha avuto l'occasione ha lottato per la propria sopravvivenza. Non possiamo fargliene una colpa.. Mentre l'agente Choi.. Aveva una scelta.
Non condanni mio figlio, lasci che viva la propria vita.. Ha sofferto cosi tanto.. La prego vostro onore.. -
Jimin si portó la mano tra i capelli chiudendo gli occhi e piegandosi in avanti.
- Hey Jimin.. Tutto bene? -
- H-Hyung.. Mi gira la testa.. -
Jimin si alzó in piedi, si voltó verso Jungkook. Il moro si alzó vedendo Jimin crollare, lo afferró al volo, mentre Yoon evitava che il minore colpisse il banco di fronte a sè, portandoci la mano.
- JIMIN -
Urló il padre, Jungkook si fece aiutare da Yoon a portarlo fuori, mentre il giudice riportava l'ordine e acconsentiva cosi ai due agenti di portar fuori Jimin dall'aula.. scansarono giornalisti e fotografi portandolo in auto.
- In ospedale! -
Yoon mise in moto e partì.
Una volta li, i medici portarono via Jimin.
Mentre Yoon e Jungkook rimasero in sala d'attesa.
- Penso che non fosse ancora del tutto pronto per tutto questo stress.. Dopo tutto era stato da poco dimesso dall'ospedale.. -
- Jungkook.. Andrà tutto bene. Cerca di calmarti mmh? -
Il medico uscì dalla stanza avvicinandosi a loro.
- Dottore come stá? -
- Avrebbe avuto bisogno di più riposo, ha avuto un alto tasso di stress oggi.
Lo svenimento era inevitabile.. Per ora stà riposando.
Lo terremo sotto controllo per questa notte e domani potrá tranquillamente tornare a casa.. Agente, eviti al ragazzo lo stress e si riprenderá. -
- La ringrazio dottore.. -
Jungkook guardó Yoon che gli portó la mano alla spalla guardandolo.
- Torno in tribunale.. Ti faccio sapere l'esito domani.
Per ora cerca di prenderti cura del ragazzino. Oggi è stato coraggioso.. Stagli vicino. -
Yoon uscì dall'ospedale, mentre Jungkook prese l'ascensore e salì al 3 piano. Raggiungendo la stanza n 207.
Entrato Jimin era sul lettino, un aflebo sul braccio e gli occhi chiusi.
Prese una sedia avvicinandosi al letto e sedendosi li vicino.
Gli prese la mano intrecciando le dita alle sue e tenendo lo sguardo sù di lui.
- Come hai fatto a subire cosi tanto?.. Come hai fatto a sopravvivere da solo? -
Mormoró, lasciando un bacio contro le sue dita.
- D'ora in poi.. Non lotterai più da solo.
Non ti lasceró mai da solo.
Mi senti.. Jimin-ah? -
- Ju-Jungkook.. -
Jungkook si alzó portandosi sul letto vicino a Jimin, mentre quest'ultimo appoggió la testa al suo petto piangendo silenziosamente.
- Và tutto bene.. Riposati per ora.
Non andró da nessuna parte.. -

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