LXIV

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Guardo il display del cellulare con la chiamata disconnessa per alcuni secondi, non so davvero cosa dire. Vuole venire a casa mia, un luogo privato, così intimo, a casa mia forse non è venuta mai nemmeno Amelia. Nemmeno mi ricordo, non mi neanche tange più quel discorso, qualora mi avesse mai sfiorato. Il cellulare squilla, mi strappa dai miei pensieri, il cuore mi batte forte, non vorrei fosse lei per rimandare il nostro appuntamento.

No, è Amelia. Stacco il cellulare per qualche ora, almeno troverà spento e smetterà di torturarmi. Sperando non chiami Jasmine, lo stomaco diventa caldo, come se stessi per avere una crisi di panico, come sempre del resto. Ho sempre sofferto da bambino di queste problematiche, Mark in questo lungo periodo e percorso mi era stato accanto, aveva sopportato i miei lati oscuri, le mie paure, i miei cedimenti, la mia rabbia. Magari un giorno ci sarebbe stata lei.

Stavo viaggiando troppo e velocemente con la fantasia, stavo correndo per la prima volta senza ragione.

Non sapevo davvero se avessi mai avuto delle speranze, eppure le creavo.

Cerco di immergermi nel mio lavoro, di stare concentrato, non devo perdere nemmeno un secondo di tempo per finire in tempo, passare in palestra per scaricarmi e tornare a casa.

Sono le tredici, non riesco a gestire la giornata ne l'emozione, ho davvero bisogno di aiuto.

«Alan, problemi?» sembra spaventato

«Se ti chiamo io, porto problemi scusami?» chiedo infastidito

«No Alan, se chiami mentre lavori, hai un problema, sennò aspettavi uscissimo dal lavoro. Inoltre adesso che hai fatto la scenata da fidanzata isterica, sono certo che tu abbia un problema.»

Divento nervoso, più di prima, non so che dire.

Mi passo la mano tra i capelli, imbarazzato, ma devo dirlo.

«Ho invitato Jasmine e lei mi ha detto che viene, ma a casa mia, non ho saputo dire no. Adesso mi sento in imbarazzo, un po' nervoso, credo.» parlo così veloce, così almeno non può interrompermi, non può fare battute sceme.

«Bene, sono contento, molto contento. Stai sereno, aggiusta la casa in modo personale, si, viene la signora, ma devi dargli quel tocco di tuo. E poi stai sereno. Respira»

Sono sereno, devo stare sereno. Prima di andare in palestra, prenoto dei fiori mi sembrano il minimo.

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