ventiquattro

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jungkook corre fuori, chiamando la madre a gran voce

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jungkook corre fuori, chiamando la madre a gran voce.

la sola idea di perdere il suo affetto lo distrugge, così batte le mani sul vetro della insistente.

la donna ferma l'auto, getta fuori un sospiro e abbassa il finestrino per poter incontrare i suoi grandi occhi. quelli di lei sono spenti eppure riesce ancora a fargli un gran sorriso.

«ho solo bisogno di schiarirmi le idee, tesoro.» dice soltanto, prima di baciare la fronte del figlio.

va via senza aggiungere nient'altro e jungkook si accascia sulla strada fredda. il petto fa male eppure non quanto l'espressione della madre in quel momento.

lentamente torna dentro, non ha voglia di vederlo in viso così fa tutto in fretta.

sale le scale verso la sua camera ed una volta dentro afferra i primi vestiti che trova, mettendoli all'interno di un grande borsone.

proprio mentre lo sta richiudendo però taehyung entra in stanza, è turbato da quanto ancora accaduto.

si avvicina al minore e i suoi occhi finiscono sulla borsa. «dove stai andando?» la sua voce è bassa e sembra spaventato all'idea che possa andarsene anche lui.

jungkook non risponde, non riesce neanche ad incontrare il suo sguardo. stringe le labbra in una linea rigida e mette la borsa in spalla, facendo per andare via.

«sto parlando con te.» gli ricorda il maggiore, afferrando il suo polso per farlo voltare.

quando incontra i suoi occhi scuri, jungkook avanza di un passo e preme la mano contro il suo spetto, allontanandolo. «devi starmi alla larga.»

«dove stai andando.» ripete insistente.

«da jimin.» alla fine cede il minore, stanco di stare a sentire la sua voce.

«guardami.» jungkook lo fa, ma la sua espressione è vuota e non lascia trapelare nulla. «ci sei andato a letto?»

«cosa cazzo c'entra.» ringhia in risposta sorpassandolo ma taehyung lo trattiene ancora.

«voglio solo sapere se ci hai scopato.»

«si, contento?» è inutile che menta ancora sulla questione, quindi alla fine decide di parlarne.

taehyung è scosso e sente una rabbia improvvisa salirgli. non vuole colpirlo nè urlargli contro, vorrebbe soltanto stringerlo talmente forte da farlo rimanere con lui.

«non andarci, stai qua con me.»

«non accadrà, non ancora. non cercare di manipolarmi a tuo piacimento, non sono più il tuo burattino.»

«non lo sei mai stato, l'abbiamo voluto entrambi. non ti ho mai forzato a fare nulla.»

jungkook rimane in silenzio, ha ragione.

«potevi dirmelo.» parla di nuovo taehyung.

«cosa sarebbe cambiato, mh?» stavolta è jungkook ad avvicinarsi a lui.

«non stiamo assieme. è stata soltanto una notte e questo cazzo di sbaglio mi sta facendo pagare le conseguenze. è andata via a causa nostra, a causa mia porcaputtana!»

«il linguaggio.» gli ricorda taehyung, non sopporta di sentire determinate parole uscire dalla sua bocca.

«non me ne fotte un cazzo. adesso finirà per odiarmi e sarà tutta fottuta colpa tua. hai cercato di scoparmi dal primo giorno che hai messo piede qui dentro, hai soltanto rovinato tutt-»

la grande mano di taehyung si schianta sul suo viso, rendendolo arrossato nel giro di qualche istante.

jungkook si porta le dita ad accarezzare la parte appena colpita, brucia ma rimane in silenzio e riporta lo sguardo nel suo.

«non hai il diritto di picchiarmi, non sei mio padre.» dice soltanto, rimettendo la borsa in spalla e andando via.

» dice soltanto, rimettendo la borsa in spalla e andando via

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