3-con l'acqua alla gola

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Mi misi a piangere disperatamente coprendomi il viso con le mani, mentre la delicata mano di mia madre percorreva tutta la mia schiena come a consolarmi. Mi voltai verso di lei ancora con le lacrime agli occhi e lei mi rivolse uno sguardo, ma che non era per niente angosciato.

<<Amore, dai...su con la vita. >> Non seppi cosa dirle così mentre accennavo ad alzarmi a quel divano mi venne in mente che l'unica idea per cercare di capire se Michael stesse bene era chiamare, una delle sue guardie del corpo, al telefono; così, rimanendo lucida mi alzai di scatto, presi il cellulare e digitai distrattamente il suo numero di telefono. Per qualche istante non sentii nessun suono ed un tuffo al cuore invase il mio corpo mentre continuavano a passarmi immagini orribili per la mente; poi però la voce rassicurante di John fece ritornare i miei pensieri alla realtà e rallentare, anche di poco, il mio battito cardiaco.

I miei genitori, erano rimasti a fissarmi, mentre avevo accennato un insicuro saluto alla chiamata.

<<Diana...>> Furono le prime parole che udii:

<<Ho sentito alla televisione...cosa è successo.>> la mia voce era tremolante è più incerta del solito a causa della preoccupazione.

<<Un incidente con degli effetti speciali...è stata una mancanza dagli amministratori di scena... almeno questo è quello che sembra ora, quella che sembra per noi, per tutta la troupe che era con lui.>> ci fu un attimo di pausa che poi io ruppi chiedendo tra i singhiozzi:

<<Come sta, come sta Michael?>> Speravo in buone notizie. Mi sarebbe bastato sentire la sua voce.

<<Era lucido quando è entrato in ospedale per i controlli. Parlava...cerca di tranquillizzarti, non puoi guidare in questo stato>> Non riuscivo più ad ascoltare le sue parole. Mi era difficile instaurare una conversazione in quei momenti, dato che i miei pensieri continuavano a perdersi e a dirigersi sempre verso Michael.

<<Cosa è successo alla testa...>>

<<Riesci a venire...è meglio che tu lo veda.>>

<<Vengo...>> Chiesi, non avendo capito ciò che mi aveva appena detto. Ero tanto spaventata da non riuscire più a ricordare quelle poche basi di Americano che avevo acquisito in quegli anni.

<<Ti consiglio di venire, forse lui vorrà vederti...>>

<<Vengo...ehm arrivo!>>

Avevo chiuso frettolosamente la chiamata e voltatami verso i miei parenti ancora sconvolti avevo preso la giacca ed indossato le scarpe dirigendomi verso l'uscita di casa.

<<Amore, cosa è successo, non ho capito Michael sta bene?>>

<<Non lo so mamma, non lo so...non sono riuscita a capire il telegiornale...ho chiamato John e mi ha detto, ehm...credo che sono al Carly hospital, e Michael parlava quando l'hanno visitato. Ora vado, non so altro, vi chiamo appeno so qualcosa.>>

<<Si, amore vai e digli che gli vogliamo tutti bene>>aggiunse mio padre

<<Certo ciao.>>

Presi la macchina e corsi immediatamente verso l'ospedale. Presi numerose multe durante quel tragitto, dato che avevo superato qualche limite di velocità soprattutto non avevo rispettato i semafori. Tuttavia ero troppo preoccupata per far caso a ciò.

Al mio arrivo vidi John molto preoccupato:

<<Michael, come ...dové?>> tanta era l'ansia che mi mancava il respiro in certi momenti

<<A noi non hanno dato alcuna risposta...la accompagno dalla receptionist?>> mi rispose John mentre mi prendeva per una spalla e mi accompagnava dentro l'ospedale.

Applehead - A Man Like No OtherWhere stories live. Discover now