°•Capitolo tre•°

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Germania si svegliò, provando un forte dolore alla testa. Aveva le mani lungo i fianchi, ed era coperto fino al petto da un lenzuolo bianco. Un odore pungente, come quando entri in un ospedale; infatti dopo poco si rese conto di esserci. Sul comodino bianco vicino al suo letto, un mazzo di margherita bianche, ma non quelle piccole che trovi nei prati, ma quelle grandi e forse capì di chi era stata l'idea. Si mise a sedere sul letto. Si guardò nuovamente intorno, tutto bianco: pareti, lenzuola, pavimento, cusicino... Solo le tende della finestra erano verdi, ma... Di un verde sbiadito.
Il Tedesco si chiese, perché gli ospedali dovevano portare più maliconia al malato, di quanta già provasse nell'essere malato... In poche parole.
Trovò un biglietto, sempre sul comodino.
"Ciao Germania! Se leggi questo vuol dire che stai bene! Scusami, davvero, non ero a proteggere la tua casa, nel momento in cui ne avevi davvero bisogno. Sono uno stupido, del resto. Ora non ti preoccupare per me, spero di tornare a casa!
- Feliciano Vargas"
Non serviva la firma, perché quella calligrafia tanto curata si riconosceva ovunque. Il suo Feliciano, per quanto stupido sembrasse, era un bravo ragazzo... Ma a volte lo faceva davvero arrabbiare. E comunque quel ''non ti preoccupare" non se lo bevve! Aveva già capito, dove fosse, e in che guai si fosse cacciato. Germania era davvero intelligente.
Saltò giù dal letto, anche se le ferite bruciavano ancora, ma le bendature un po' placavano il dolore. Si vestii di fretta, si mise un cappotto, le scarpe e corse via. Doveva trovare Italia.

Italia si ritrovava stremato, a terra, con Inghilterra davanti. Il ragazzo era conciato male, un labbro spaccato, un livido sulla guancia e altri lividi che erano sicuramente coperti.
- sei stato uno stupido... Perché l'hai fatto Italia? Non ho mica attaccato casa tua... - l'Inglese, lo disse con tono maligno, le cose come stavano lo sapeva già. Era seduto su una sedia, gambe incrociate e una tazza di the in mano, lo sorseggiava riseravando un ghigno all'Italiano, che era appoggiato ad un muro davanti a lui.
- Perché... Non voglip che anche lui se ne vada... - mormorò, gemendo per il dolore al labbro.
- Lui chi? Holy Roman Empire*? -
- ... No! Germania! Sacro Romano Impero... Lui... - Italia trattenne le lacrime, mentre Arthur finì il the.
- Allora... Se vuoi raggiungerlo - con eleganza, posò la tazzina in porcellana sul vassoio d'argento, su cui c'era tutto il set in porcellana ricevuto da Francia, lo scorso Natale. Dalla tasca, sollevò una pistola.
Poi qualcuno aprì la porta, anzi, non l'aprì... La butto giù, suvvia.

- G... Germania? -
- Oh... Appena in tempo per assistere alla scena, così raggiungerai il tuo "amichetto". -
- Non fare del male a Italia, tutto ma non a lui - il Tedesco avanzò, ma si fermò di colpo non appena l'Inglese puntò l'arma su Germania.

Prussia, prese in braccio il bambino, ferito e messo male, aveva finito la sua guerra.

- Goodbye...! -

- Prussia... Sto per morire vero? -
- Non dire sciocchezze fratellino... Non dire schiocchezze - ridacchiò nervoso l'Albino, posando una mano su quella del fratello, che era steso sul... Suddetto letto di morte.
- se... Rivedi Italia... Dille che l'ho sempre amata -

Uno sparo.
Feliciano rimase completamente pietrificato.

- Dille... Che non volevo lasciarla sola -

Inghilterra riabbassò l'arma.

- Dille... D-dille che... La prossima volta che vede una stella.. Che pensi a me, perché anche se di giorno non mi vede, di notte veglierò sempre su di lei -

Arthur sospirò, portandosi una mano in fronte.
- Perché i ricordi di quello stupido Americano, mi ritornano in mente, dandomi alla testa quando faccio cose importanti -
Arthur aveva fatto un buco nel muro con la pallottola, sfiorando la nuca di Ludwig.
- Italia... Infondo sei un bravo ragazzo -
Italia corse da Ludwig e lo abbracciò, più forte che poteva, mentre ringraziava ad alta voce, quasi urlando Inghilterra.
- Vattene... Prima che cambi idea -

- Germania... Devi proprio andare? - Feliciano sistemò la divisa di Ludwig, e gli passò la valigia.
Erano passati diversi giorni da quel giorno e Germania doveva ripartire.
- Si... Mi dispiace Italien... -
Si trovavano alla stazione di Milano, Ludwig aveva passato un po' di tempo con Italia e quest'ultimo si stupì, del fatto che era passato in fretta.
Feliciano accennò un sorriso e fece il saluto, che rivolgeva sempre a Germania quando lo allenava.
- R-roger capitano! - cercò di essere forte e si voltò, per non piangere.
Sentí una mano toccargli la spalla, una presa forte, che lo fece voltare. Qualcosa lo sollevò, sentí delle labbra umide premute sulle sue, unite in un tenero bacio. Germania scompigliò i capelli del castano e sorrise.
- Ti eri dimenticato il bacio dell'amicizia -

Fine.

Angoloautricecheoggistavapermoriremale
Io:ueilà gente! Ho concluso anche questa :D
Feli:M-ma... Germania quando torna?
Io:In realtà lui è sacro romano impero *sussurra*
Feli:Eh?
Io:Nulla nulla ^^" bene! Se volete che scriva altre storie (?) su delle coppie su richiesta (?) le zcrivo con piazere!
Francia:Oh *-* mia cara lettrice, oh ma chére, grazie di essere arrivata fino a qui! Au revoir~

"Mi ha amato fin dal Novecento"Where stories live. Discover now