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Sapete... si dice che ciò che ci manca lo portiamo sempre con noi.

Ed è per questo che ho sempre con me il braccialetto con l'infinito e la collana con la piuma, nonostante siamo passati 3 anni.

Si, 3 anni.

3 anni da quando lo avevo davanti a me.

Mi chiedo se anche lui mi pensi ogni tanto.

Non voglio pensare che mi abbia illusa e poi dimenticata.

Forse non eravamo davvero destinati.

Ma nella mia testa non è finita, siamo sempre lì che ci guardiamo e ci perdiamo uno negli occhi dell'altro, come una volta.

Mi manca, mi manca terribilmente, sento sempre un vuoto dentro di me pensando a lui.

Infondo a tutto manca qualcosa, persino all'infinito manca la fine.

Mi manca, e glielo sto dicendo con tutto il silenzio di cui sono capace.

Non capisco se devo aspettarlo o dimenticarlo.

Ogni sera mi metto ad osservare il tramonto, sperando che lui stia facendo lo stesso dall'altra parte.
Penso sempre a quando lo facevamo insieme.

Un giorno, mentre ero al parco seduta su una panchina, una signora mi disse:
-hai l'aria stanca signorina-
-sapesse il cuore- le risposi

Ale qualche volta è venuto a trovarmi in questi anni, ma io non ho mai avuto il coraggio di andare in Italia, anche se ha cercato di convincermi qualche volta.

Ma torniamo al presente.

Ultimamente mi sento davvero troppo stanca e ho spesso giramenti di testa, vertigini, dolori al petto e a volte svenimenti...

Ne ho parlato con la mia manager e mi ha consigliato di fare una visita dal medico, infatti in questo momento sono in sala d'attesa.

Non l'ho detto ad Ale, non voglio che stia in pensiero.

"Rina?" vengo chiamata

(fate finta sia in inglese)

"buongiorno" mormoro con un filo di voce.
"buongiorno a lei" mi sorride dolcemente una dottoressa
"cosa la porta qui?" chiede togliendosi gli occhiali
Le spiego tutti i sintomi che ho e lei mi ascolta con attenzione.
"allora guardi... le consiglio una risonanza magnetica e di non ballare finché non la fa" ah
"va bene"
"ora le prenoto l'appuntamento" inizia a premere tasti sul PC
"perfetto, dopodomani alle 10"
dopodomani alle 10, mi ripeto mentalmente
"ok, la ringrazio"

Sospiro.

Se non posso ballare, fino a dopodomani che faccio?

Sospiro ancora mentre mi incammino  in giro per la città.
Nel frattempo collego le cuffie e faccio partire la mia playlist.

Fa freschetto, il vento mi attraversa i capelli e li muove un po'.

Osservo le vetrine dei negozi, le luci, le persone che passeggiano serene.

La tranquillità.

Quella che io forse non ho mai avuto.

Ripenso a tutti i bei momenti che ho passato con i miei amici con di sottofondo 'experience' di Ludovico Einaudi.
Amo la sua musica.
Mi fa riflettere.

Passo davanti ad una libreria.

Cerchiamo personale!!

Noto un cartello.

Entro e dó un occhiata, amo i libri.

'Dopodomani alle 10' è arrivato ed è anche passato.

Ora sono in sala d'attesa per aspettare il referto.

Quando mi chiamano ed entro nella stanza del medico, mi ritrovo davanti la stessa dottoressa dall'altro giorno.

"salve" ho un groppo in gola enorme
"buonasera" mi sorride caldamente
"allora, è arrivato il referto" mi siedo e lei viene accanto a me
"da come si vede qui e da come mi hai descritto i sintomi, siamo certi che lei abbia una cardiomiopatia ipertrofica" mi immobilizzo.

È come se avessi smesso di respirare, come se il mio cuore avesse smesso di sbattere, come se non avessi più la forza di muovermi e tantomeno parlare.

"lo stai scoprendo adesso perché evidentemente prima non avevi sintomi, cosa che può accadere.
Ti spiego velocemente cos'è...
Il ventricolo sinistro diviene meno elastico e ha quindi una ridotta capacità di accogliere il sangue proveniente dai polmoni, perciò c'è una riduzione della quantità di sangue pompata dal cuore." cerca di spiegarmi
"e-e cosa si può fare?" riesco finalmente a parlare
"ti prescrivo dei farmaci, ma ti metto lo stesso in lista per un intervento chirurgico" spalanco gli occhi
"c-cosa?"
"poi vedremo se farlo, ma serve per eliminare l'ostruzione all'efflusso del sangue dal ventricolo derivante dall'ispessimento del setto che separa i due ventricoli"
"oh" ho perso il controllo delle parole
"so che è difficile adesso, ma tranquilla, non è grave" ...
"solo, mi dispiace doverti dire una cosa spiacevole" credo che mi metterò a piangere

"non puoi fare attività fisica..."

è qui che avviene la mia rovina.

"almeno finché non fai l'intervento, dopo si, perché torna tutto normale"

"la prego no" non ho nemmeno più fiato
"mi dispiace tanto" posa una mano sulla mia spalla

Non voglio piangere, non ho ancora realizzato.

"non si preoccupi per me" cerco di ricompormi
"sono stata peggio" sforzo un sorriso  e lei mi guarda triste
"può dirmi i farmaci?" chiedo piano e annuisce

Dopo avermeli prescritti, mi spiega che mi mette in lista all'ospedale di Bergamo, dato che ci sono nata e che hanno più disponibilità lì.

"tra 1 anno rifarai un'altra risonanza per vedere come va"
"ci sarà sempre lei?" chiedo e lei mi sorride triste
"lo spero" le mie labbra si incurvano leggermente in un sorriso
"posso farle una richiesta importante?" annuisce
"ho bisogno di ballare un'ultima volta, perfavore, ne ho bisogno" mi scende una lacrima e noto che ha gli occhi lucidi
"non potresti..."
"la prego, non posso pensare di non averlo fatto almeno un'ultima volta dando il massimo di me, chissà quando e se potrò farlo di nuovo" mi scende una seconda lacrima
"e va bene... ma solo una volta" sorrido
"grazie" terza e quarta lacrima

Si alza e mi abbraccia, piange silenziosamente anche lei.

Non me lo aspettavo ma mi sento meglio.

"ti lascio il mio numero, se hai bisogno chiamami" annuisco e mi abbraccia di nuovo.

Prendo una decisione sul momento e mi incammino in un posto.

Dopodiché torno a casa.

Mi siedo sul letto e sospiro.

Il mio cervello non ragiona in questo momento.

La notte trascorre tranquilla.

Il giorno dopo, invece, crollo.

Vado in sala, per l'ultima volta ed eseguo ogni coreografia dando il massimo di me e cercando di non pensare a nulla. Improvviso anche.

Filmo tutto e poi raccolgo le mie cose.

Rimango 10 minuti buoni ferma e immobile, ogni tanto cambio direzione e a volte guardo il mio riflesso nello specchio.

Qui, come in tante altre sale, ci ho passato intere giornate.

Ho riso, pianto, passato bei momenti e altri un po' meno.

Ho stretto amicizie e conosciuto persone a cui voglio bene.

Non riesco ad immaginare di non poter più ballare.

Non ci riesco.

Prendo il borsone e mi fermo sulla porta d'ingresso.

Sospiro.

"ciao seconda casa" sussurro per poi chiudere la porta alle mie spalle.

Spazio me...
vi dico solo che ho pianto scrivendolo...

In love with a wrong person... // Christian StefanelliWhere stories live. Discover now