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«MUOVETEVI RAGAZZI SU. VELOCI VELOCI VELOCI! ALESSIO INDIETRO INDIETRO! TOBIA AVANZA INSIEME A JACOPO.»

Manuel e Federico continuavano a dare indicazioni durante la solita partita di allenamento.

«NON DOVETE PERDER PALLA! TIRA TOBIA TIRA!»

Manuel stava provando un nuovo schema di attacco per la partita che avrebbero disputato domenica a Bologna. La prima partita era andata bene ma erano in casa, si sa che in trasferta i nervi sono sempre più tesi.

Andava su e giù per il campo controllando le mosse dei giocatori e dando consigli all’occorrenza.

Dopo l’ultimo allenamento e l’incontro con Riccardo si era fatto un esame di coscienza. Doveva capire cosa volesse veramente e se farsi il sangue amaro e rischiare di essere rifiutato di nuovo fosse una cosa che voleva fare veramente.

Voleva Simone e lui valeva sempre la pena, non gli ci era voluto molto per capirlo.

Ora doveva solo capire cosa dirgli e quando. Simone non si era più fatto sentire, il suo messaggio era rimasto visualizzato e senza risposta.

E questa nun te sembra già ndue de picche?

Scacciò quel pensiero dalla sua testa e tornò a concentrarsi sul lavoro.

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Simone si girò e uscì dalla cucina rifugiandosi in salotto, ma le urla di Riccardo lo raggiunsero anche li. Cazzo, ma è possibile che sia ovunque?

«OH, TI STO PARLANDO! NON PUOI PRENDERE E ANDARTENE!»

Simone era stufo. Era da quando era tornato a casa dopo aver portato Jacopo agli allenamenti che non facevano altro che litigare.

«Sono stanco Ri. STANCO. È un’ora che mi urli addosso per cose che non ti dovrebbero neanche interessare!»

Riccardo era tornato due sere prima con Jacopo e non aveva perso tempo, anche davanti al loro figlio, e aveva iniziato a fare domande su Manuel.

So che è lui” “Sei tornato qui per lui?” “Lo ami ancora?” “Ci hai già scopato?” – fortunatamente questa aveva avuto la decenza di farla lontano dalle orecchie del figlio.

E ora erano tornati sullo stesso argomento. Manuel.

«TE MI STAI MENTENDO! NON CI CREDO CHE NON È SUCCESSO NIENTE!»

«BASTA! NOI NON STIAMO PIÙ INSIEME RICCARDO, ED È COLPA TUA! HAI VOLUTO BUTTARE ALL’ARIA LA NOSTRA VITA INSIEME PER QUALCHE SCOPATA! FAMMI ALMENO IL PIACERE DI NON FARMI LA MORALE.»

Simone si girò verso il tavolo da pranzo poggiandocisi sopra con i palmi delle mani e prendendo un lungo respiro.

Calmati Simone, così gli stai solo dando quello che lui vuole.

Riccardo fissava le spalle di Simone e, mentre riprendeva il fiato perso per tutte quelle grida, realizzò, forse per la prima volta, che lo stava perdendo.

Si avvicinò lentamente e poggiò le mani sulla sua schiena per poi farle scorrere intorno al suo busto. Poco dopo Simone sentì il corpo di Riccardo poggiarsi contro il suo, le sue mani che avevano ormai raggiunto il suo stomaco e lo stavano tirando indietro in modo da spingerselo ancora più addosso.

«Mi dispiace amore, scusami. – mormorò Riccardo contro la sua schiena – Lo sai che mi manchi e che sono geloso.» una mano cercò di intrufolarsi sotto il maglione grigio di Simone ma-

«Che cazzo stai facendo?» chiese furente Simone girandosi di scatto e allontanandolo da sé.

Riccardo rimase per un secondo interdetto da quel rifiuto, «Io-»

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