II

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La telefonata a Rob alla fine l'ha fatta alle otto e mezza del mattino, dopo aver camminato in cerchio nella sua stanza per venti minuti mangiandosi le unghie, ché un po' gli dispiaceva non riuscire ad aspettare ancora un po' prima di disturbare l'uomo.

Era stato rincuorante per Simone, sentire Rob perdersi in complimenti per quelle novità portate avanti con coraggio in un solo giorno dal ragazzo, ma non molto utile.

"È una splendida notizia Simone, sono molto fiero di te!" gli continuava a ripetere l'uomo dall'altra parte della cornetta "un nuovo amico per il cinema del mercoledì e un appuntamento con il biondino!"
"ti ho detto che non è un appuntamento, Rob."
"Sì sì ho capito, beh comunque complimenti Simone, vedrai che andrà tutto bene e potrai aggiungere questi due avvenimenti alla serie di piccoli passi che stai portando avanti"

Simone era rimasto in silenzio, annuiva poco convinto in camera sua, con gli occhi abbassati e quella domanda fastidiosa che gli vorticava in testa da quando aveva letto il messaggio di Samuele.

"Avanti, spara" aveva continuato Rob con tono arreso "posso sentire gli ingranaggi del tuo cervello girare senza sosta da qui, fammi questa domanda Simone"
Il ragazzo aveva sbuffato, un po' odiava questa sua totale incapacità di nascondere le cose a Roberto, a cui bastava uno sguardo o il solo modo di respirare per capire che ci fosse qualcosa che non andava.
"Io..." aveva iniziato con voce sussurrata, schiarendosi la voce
"Tu?"
"Io non- non l'ho mai fatto... non so cosa devo fare, cosa devo dire"

"Simo' rallenta t'ha chiesto de spiegaglie du' equazioni eh... ci sarà tempo per quello"
"Ma che hai capito Rob?" sospira stressato Simone "io non so come... io non passo il tempo con qualcuno che non sia Chicca, o senza che ci sia lei, da non so neanche quanto. Non so cosa devo dire, come devo muovermi, come parlare"
"Ehi respira, pensala così: inaspettatamente Samuele è come se ti avesse proposto uno di quei compromessi che fai con Chicca, uscirai con lui, che è una persona nuova, ma parlerai di matematica, che è praticamente il tuo elemento. Affidati a quello, parla di matematica, delle cose che sai e ti piacciono, vedrai che il resto verrà da sé Simone." parla con tono calmo e pacato, come fa sempre ogni volta che il corvino viene preso dall'agitazione e il respiro pesante.

"Sì ma, Rob, e se mi facessi prendere dall'ansia una volta lì? Se mi prendesse uno dei miei attacchi di panico? Insomma, come farò a sembrare normale?"
"Simone." il tono di Roberto adesso è quasi severo, di quelli che non accettano proteste "Avevamo già parlato di quella parola, ricordi? Normale non significa assolutamente niente, e tu non devi puntare a quello. Sii te stesso domani con quel ragazzo, fai ciò che vuoi e quello che senti, vedrai che sarà molto meglio della tua tanto agognata normalità."
Simone sospirò, un sospiro di quelli che cercano di cacciare fuori tutti i rimasugli di tensione dal corpo.

Poi si erano salutati, e adesso Simone, a un giorno di distanza, sta davanti allo specchio da due ore e trentasette minuti.

Ha calcolato ogni cosa nei minimi dettagli, per cercare di arrivare all'incontro con il ragazzo il meno ansioso possibile.
Lo manda in panico il ritardo, ma aspettare qualcuno lo mette in agitazione, soprattutto se quello da aspettare è Samuele, il tipo che osserva a due file di distanza da ormai qualche mese, così ha progettato di partire tra mezz'ora: calcolando di arrivare nel punto prefissato in una ventina di minuti, arriverà con soli cinque minuti di ritardo sull'orario prefissato, un ritardo che a lui consente di respirare senza troppe difficoltà e nel quale si spera il biondo si presenti e lo attenda, così che ad aspettarlo non debba essere lui.

Non aveva calcolato però l'agitazione che deriva dalla scelta dell'abbigliamento.
Simone non si è mai preoccupato troppo di ciò che indossa, crede che per gli anni del liceo i capi di abbigliamento scelti da lui si contassero sulle dita di una mano, il resto erano acquisti di sua madre che lui si limitava ad accettare e indossare.
E poi ultimamente non apprezzava molto guardarsi allo specchio, vedere quel riflesso di sé stesso lo spaventava, l'immagine di una persona così identica a lui gli faceva rivivere quella notte della sua vita in cui tutto era cambiato, e allora si buttava qualcosa di casuale addosso e si allontanava dalla superficie riflettente in fretta e furia.

Jusqu'ici tout va bienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora