Track XXIV - Nun ce penzà

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Quando tornò in camera da letto dopo pochi minuti di convenevoli al telefono, non feci neanche in tempo a mettere le idee in fila per iniziare a fare domande prima di essere interrotti da un Carmine selvatico che bussò disperatamente alla porta.

Lei indossò in fretta l'accappatoio offerto dall'ostello e corse ad aprirgli, forse più per dribblare il momento delle spiegazioni che per sincera preoccupazione per le sorti del mio povero compagno di viaggio.

Tenni lo sguardo perso nel vuoto della parete verdastra di fronte al mio letto, sconvolto. Scosso anche un po' dalla faccia pallida ed esausta di Carmine, che aveva dormito malissimo perché i Manga Cafè sono posti tristi e affollati di gente che gioca online tutta la notte o si masturba sugli hentai. Ma, ammetto, molto di più a causa della conversazione di Annachiara che avevo appena origliato dal cesso.

Avrei voluto affrontare il discorso subito, di petto, ma non avevo voglia di mettere in mezzo Carmine e rovinare la mattinata a tutti.

E poi perché mi stavo preoccupando tanto? Ci eravamo solo fatti una scopata da buoni vecchi amici, in una notte di festa, ubriachi fradici e a miliardi di chilometri da casa. Insomma, che importanza aveva?

Eppure, mentre guardavo Carmine bestemmiare in mezzo alla stanza lanciando vestiti sporchi dappertutto, e lei era corsa a fare la doccia come se ne dipendesse la sua sopravvivenza, una vocina incastrata nelle pieghe dell'orecchio mi ripeteva con insistenza che quella cosa mi importava eccome.

M'importava anche troppo.

Perché quella strana e incantevole aliena che veniva dal passato ma mi aveva riportato nel presente o, forse, persino trasportato nel futuro, mi aveva fatto stare bene come non mi succedeva da tanto.

Con leggerezza e intimità avevamo riso e parlato di fumetti e viaggi per tutta la notte, nelle pause in cui non venivamo colti dalla passione e finivamo a fare l'amore per ore filate. Era proprio quel tipo di relazione che aspettavo con ansia di ritrovare, dopo così tanto tempo.

– Uè, Lillo! – l'urlo selvaggio di Carmine mi riportò alla realtà. Sussultai nell'accorgermi di scrutare intensamente lo stesso punto vacuo sul muro ceruleo da chissà quanto.

– Ma mi stai ascoltando o no? – incalzò.

Sospirai: – Nellù, manc' simm arrivat e agg' fatt già a primma strunzat' – considerai con voce tremante, indebolita dallo sconcerto.

Lui inarcò un sopracciglio e aprì la bocca per cominciare a subissarmi di domande, magari anche già pronto alle critiche, ma Annachiara uscì dal bagno e ci ammutolimmo.

– Ragazzi, scusate, devo scappare – ci informò atona, senza incrociare gli occhi con nessuno dei due.

Raccolse le sue cose dentro allo zainetto e si mosse rapida come un furetto verso l'uscita. Da quell'angolazione entrava solo nella traiettoria visiva di Carmine, in piedi in mezzo alla stanza, mentre io ero ancora rifugiato tra le coperte del letto nell'angolo più interno.

– Fatemi sapere se vi va ancora di fare qualche giro della città insieme... ciao – concluse piatta, prima di chiudersi la porta alle spalle.

Carmine tornò subito a fissarmi con un'espressione interrogativa, in perfetto silenzio, ma librando le braccia a mezz'aria come per incitarmi a parlare.

– Guaglio', amma pariat' malamente! – ammisi finalmente, leccandomi le labbra con soddisfazione al pensiero della nottata appena trascorsa.

Il momento d'euforia durò giusto il tempo di quella esclamazione, poi abbassai lo sguardo sulle mie mani intente a martoriare un lembo delle lenzuola sudate: – Però credo che sia fidanzata.

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